Finalmente una legge che tutela gli animali, e non solo i proprietari

Primo passo per la legge sui reati contro gli animali: aumentano pene e sanzioni, ma per molti il testo è un compromesso al ribasso.

  • La legge approvata in prima lettura ha come merito maggiore quello di cambiare l’approccio culturale: si punisce il reato contro l’animale, non più contro il sentimento umano.
  • Per il resto aumentano le sanzioni e le pene per reati già esistenti e si introduce il divieto di tenere gli animali in catene, già presente solo in alcune regioni.
  • Le opposizioni lamentano di non essere state ascoltate: bocciati molti emendamenti migliorativi.

La legge sui reati contro gli animali è arrivata a metà dell’opera, con l’approvazione da parte della Camera arrivata in settimana. In attesa di capire quando il Senato la renderà definitiva, o se vi saranno ulteriori modifiche, il dibattito sulla qualità delle misure introdotte è già ben avviato. E paradossalmente, se le associazioni animaliste in generale si dichiarano soddisfatte, sono le forze politiche di opposizione a lamentarsi per un provvedimento per alcuni versi “svuotato” di molte norme importanti, e per non essersi veduti approvati diversi emendamenti migliorativi.

Finalmente sono davvero “reati contro gli animali”

Su una cosa, quantomeno, sono tutti d’accordo, ovvero l’importanza del cambio di prospettiva che introduce la legge: finora infatti i reati che riguardavano gli animali nel codice penale erano punibili nella misura in cui ledevano il rispetto dei sentimenti umani verso di loro, come fossero soggetti passivo. Da oggi invece si riconoscono gli animali come soggetti da proteggere direttamente: si passa finalmente una tutela “emotiva” a una diretta: un segnale forte che pone al centro i loro diritti. Secondo le associazioni ambientaliste come Enpa, Legambiente, Leal, Leidaa, Lipu, Lndc, Animal Protection, Oipa e WWF Italia “si tratta di un primo importante passo per adeguare la legislazione italiana ai principi introdotti dalla modifica costituzionale del 2022”, quella che ha introdotto la tutela dell’ambiente e degli animali nella Carta, e anche “con le solidissime conoscenze scientifiche e con i sentimenti ormai diffusi e radicati nei cittadini”.

Al di là di questo aspetto fondamentale, il resto della legge interviene sulle sanzioni già esistenti, aumentandole. Ad esempio, ci organizza spettacoli violenti con animali rischia multe che vanno dai 15mila ai 30mila euro, il doppio rispetto a prima. Nei combattimenti tra animali, la reclusione sale a 2-4 anni, e le sanzioni si estendono anche a chi partecipa come spettatore, con pene che arrivano fino a 2 anni di carcere e 30mila euro di multa. Per chi uccide un animale, la pena minima passa da 4 mesi a 6 mesi, e la massima da 2 a 3 anni. Se l’animale viene torturato o fatto soffrire intenzionalmente, la reclusione può arrivare a 4 anni, con multe fino a 60mila euro. Anche per i maltrattamenti, le pene sono inasprite: si rischiano fino a 2 anni di carcere, con multe tra i 5mila ei 30mila euro. Inoltre, sono previsti aggravanti per i reati commessi in presenza di minori, contro più animali o diffusi online. Altre novità riguardano il traffico di animali da compagnia. Le pene sono aumentate, con reclusione fino a 18 mesi e multe fino a 30mila euro.

Ma secondo la deputata di opposizione Eleonora Evi si tratta di “aumenti di multe e di pene per i reati già esistenti di fatto, e questa cosa non crea quella deterrenza che era necessaria”. Serviva, secondo Evi, un giro di vite più importante: “penso ad esempio all’aggravante per il furto in casa che culmina con l’uccisione dell’animale domestico: sono cose che sono successe, ma che è stato tagliato fuori”. Un emendamento in tal senso era stato presentato dal Partito democratico, ma bocciato. La legge introduce anche norme per salvaguardare gli animali durante i procedimenti giudiziari. Per esempio, sarà vietato abbattere o vendere gli animali coinvolti nei processi fino a quando non sarà emessa una sentenza definitiva. Inoltre, chi esercita attività illegali rischia la sospensione o la revoca permanente delle autorizzazioni.

Il caso del divieto di cani in catene

Una norma particolarmente significativa, ma anche molto discussa, è il divieto di tenere gli animali legati a catene, punito con multe fino a 5mila euro. A questo divieto però possono essere applicate una serie di eccezioni, per motivi di salute o di sicurezza, anche autocertificate: questo significa secondo Evi “fare un passo indietro perché in alcune regioni d’Italia abbiamo già questo divieto ed è un divieto tout court, senza eccezioni: si va a segnare un punto di incertezza, una confusione rispetto a quale norma va applicata”. Anche se, in linea di principio, la norma locale più restrittiva dovrebbe vincere su quella nazionale.

La legge interviene anche sulle specie selvatiche e gli habitat naturali: distruggere un ambiente protetto o detenere animali selvatici può costare caro: le pene arrivano fino a 2 anni di carcere e 8mila euro di multa. A livello amministrativo, si rafforzano i controlli e la collaborazione tra le Forze di Polizia, che avranno una sezione dedicata ai reati contro gli animali. Anche le aziende possono essere ritenute responsabili se coinvolte in reati di questo tipo, con conseguenze economiche e legali significative. Infine, è vietato utilizzare a ini commerciali le pelli e le pellicce di gatti domestici.

A proposito di fauna selvatica, però, dalle legge è stata cancellata la norma che prevede un minimo di 3 anni di reclusione per bracconieri e trafficanti, che le associazioni chiedono di reinserire al Senato. Così come sono state respinte le proposte delle opposizioni di utilizzare agenti sotto copertura per sgominare il fenomeno delle lotte clandestine, o l’allargamento delle competenze delle guardie zoofile anche agli animali non domestici. E mancano interventi sull’educazione e la sensibilizzazione nelle scuole, visto che molti dei maltrattamenti sugli animali vengono proprio da ragazzi in età scolare. “La proposta iniziale della legge sui reati contro gli animali è stata evidentemente dimezzata – conviene Alessandro Ricciuti, presidente di Animal Law Italia – e faremo pressione perché questi temi vengano recuperati in Senato. Sicuramente su qesto la società civile si dimostra avanti rispetto alla politica.

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