Una donna indigena australiana l’ha avvicinato pregandolo di parlare del problema del fracking.
Poco dopo l’attore ha incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres
Leonardo DiCaprio, attore e attivista, è arrivato alla Cop26, la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che si sta tenendo in questi giorni Glasgow, in Scozia. Mentre percorreva i corridoi del Scottish event campus, il centro congressi dove si sta tenendo l’evento, l’ha avvicinato una donna che gli ha intimato di parlare con le donne indigene australiane delle pratiche di fracking nelle loro terre.
Perché una donna indigena ha avvicinato Leonardo DiCaprio alla Cop26
“Signor DiCaprio, parli con le donne indigene australiane del fracking nelle loro terre. Il governo australiano ha appena autorizzato 50 milioni di dollari in fracking nel loro paese”, ha urlato Rikki Dank, attivista, direttrice di una galleria d’arte indigena a Dubai e portavoce dei popoli delle prime nazioni.
Il suo gesto è stato ripreso sui social anche dall’artista Nadurna che ha condiviso la notizia su Facebook. “Sono così fiera di mia sorella per aver lasciato temporaneamente la sua vita e il suo lavoro a Dubai per andare a Glasgow a rappresentarci”, ha scritto. “Speriamo che [DiCaprio, ndr] l’abbia sentita”.
My sister Lajarri Dubai has travelled to Glasgow for the COP26 climate change conference to represent Indigenous people…
Durante le sue prime ore a Glasgow, DiCaprio ha anche incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres che ha ricordato come l’attore fosse presente anche nel 2015, alla Cop21, quando furono adottati gli Accordi di Parigi. “Da quel giorno ha continuato a promuoverne l’applicazione – ha scritto Guterres in un post su Instagram –. Alla Cop26 ho potuto ringraziarlo per il suo impegno contro la crisi climatica e il suo supporto alle Nazioni Unite come messaggero di pace”. Sulla giacca di DiCaprio si distingue infatti la spilla con gli Sdgs, i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu.
Nei giorni scorsi DiCaprio aveva anche ospitato sui suoi canali social un takeover di Veruschka Dumeni, studentessa e attivista climatica. Per qualche ora Dumeni ha sfruttato la popolarità dell’attore ed è apparsa nelle storie del suo profilo per portare l’attenzione su bacino dell’Okavango, in Namibia. Questo scrigno di biodiversità è minacciato dalle trivellazioni della compagnia canadese ReconAfrica, società del comparto oil&gas con sede a Vancouver, che si è aggiudicata una concessione di 25 anni per trivellare su un’area di 34mila chilometri quadrati tra la Namibia e il Botswana. Il takeover è stato organizzato attraverso l’associazione che DiCaprio ha contibuito a fondare, la Re:wild, con la quale cerca di ripristinare e proteggere alcune delle aree più selvagge – e minacciate – del nostro Pianeta.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Si parla tanto di finanza climatica, di numeri, di cifre. Ma ogni dato ha un significato preciso, che non bisogna dimenticare in queste ore di negoziati cruciali alla Cop29 di Baku.
Basta con i “teatrini”. Qua si fa l’azione per il clima, o si muore. Dalla Cop29 arriva un chiaro messaggio a mettere da parte le strategie e gli individualismi.