La finanza ha la fondamentale responsabilità di traghettare i capitali verso la transizione energetica. Se ne è discusso al Salone del Risparmio 2022.
Leonardo DiCaprio ora fa anche il consulente per un fondo green
Attore, produttore, attivista e, da poco, anche consulente per un fondo d’investimento. Leonardo DiCaprio aggiunge un altro (inaspettato) tassello alla sua carriera. Ancora una volta, a difesa dell’ambiente.
In The Wolf of Wall Street impersonava Jordan Belfort, il fondatore della società di brokeraggio Stratton Oakmont. Uno squalo che non aveva scrupoli a truffare centinaia di risparmiatori ignari, e che considerava il denaro come il passepartout per una vita all’insegna degli eccessi. A più di cinque anni di distanza, Leonardo DiCaprio torna a occuparsi di finanza. Stavolta, però, fuori dal set. Soprattutto, è una finanza agli antipodi rispetto a quella narrata dalla pellicola di Martin Scorsese, perché cerca di migliorare le sorti del Pianeta in cui viviamo.
Cosa può fare Leonardo DiCaprio per un fondo d’investimento
Business Insider fa sapere che il fondo in questione si chiama Climate Technology Fund, vale 150 milioni di dollari ed è stato appena lanciato da Princeville Capital, una società finanziaria di San Francisco. Come suggerisce il nome, si tratta di un istituto finanziario che si focalizza sulle nuove tecnologie che possono tutelare del Pianeta dalla minaccia dei cambiamenti climatici. DiCaprio non si occuperà certo di analisi tecniche, ma sarà un consulente che aiuterà a scegliere i progetti e le aziende più promettenti.
“Affrontare i cambiamenti climatici richiede un cambiamento vasto e urgente nel nostro uso dell’energia; e le tecnologie e gli investimenti privati giocheranno un ruolo cruciale nell’assicurare un futuro più sano per il nostro Pianeta”, ha dichiarato l’attore tramite una nota. Oltre a mettere a disposizione le sue competenze, DiCaprio investirà in prima persona nel fondo. Come ricorda l’agenzia Bloomberg, questa non è la sua prima esperienza nel campo. Svolge già il ruolo di consulente per Bluon Energy, una startup californiana che si occupa di efficienza energetica nel settore dei refrigeranti, e siede nel consiglio di amministrazione del World Wildlife Fund e del Natural Resources Defense Council.
Quanti investimenti servono per salvare il Pianeta dal clima impazzito
Quando sottolinea l’importanza degli investimenti privati, DiCaprio è in ottima compagnia. Questo tema trova molto spazio nell’ormai celebre rapporto Sr15 in cui l’Ipcc (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico) lancia un appello accorato alla politica, alle aziende e a tutti noi: se continueremo su questa strada, fra soli 12 anni le temperature medie globali rischiano di sfondare la barriera dei +1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli pre-industriali, con conseguenze catastrofiche per il nostro Pianeta. Se vogliamo sperare di salvarci, dobbiamo azzerare le emissioni nette entro il 2050: il che significa da un lato ridurre le emissioni di gas serra (legate all’industria, all’energia, ai trasporti, alle case e all’alimentazione), dall’altro lato sviluppare le tecnologie che “catturano” CO2 dall’atmosfera.
È arduo fare una stima di quanto possa costare una transizione così colossale, ma i 91 esperti autori del report hanno fatto alcuni calcoli. Partiamo per esempio dagli investimenti legati all’energia e ipotizziamo due scenari per il periodo compreso tra il 2016 e il 2050: il primo prevede di attuare nuove politiche volte a limitare il riscaldamento globale a +1,5 gradi centigradi, il secondo invece ipotizza che si prosegua senza innovazioni rispetto a oggi. Il primo scenario, quello dell’azione, costa circa 830 miliardi di dollari in più rispetto al secondo (questa è una media tra diversi modelli di calcolo). Se vogliamo limitare il global warming a 1,5 gradi centigradi, dobbiamo investire nel nostro sistema energetico 2,4 trilioni di dollari all’anno tra il 2016 e il 2035, cioè il 2,5 per cento del pil globale.
Foto in apertura © Gustavo Caballero/Getty Images
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