A febbraio, in Irlanda, è stato introdotto un sistema di riciclo della plastica che ha permesso di raccogliere 630 milioni contenitori.
Leonardo Fioravanti, surfista olimpico italiano, sogna un oceano senza plastica
Alle Hawaii abbiamo incontrato Leonardo Fioravanti. Il giovane atleta italiano ci ha parlato di surf e dell’oro olimpico che presto vuole conquistare.
Abbiamo incontrato il surfista e atleta olimpico italiano Leonardo Fioravanti una domenica di gennaio ad Haleiwa, nel North Shore, sinonimo di surf alle Hawaii, per parlare di filosofia del surf, e di come le atlete donne stiano alzando il livello delle competizioni.
Fioravanti, 24 anni, reduce da un intervento chirurgico alla caviglia si stava preparando per il Billabong Pro Pipeline, che si è tenuto alle Hawaii dal 29 gennaio al 6 febbraio e ha incoronato Kelly Slater e Moana Jones Wong come vincitori.
Dopo la sconfitta ai Giochi Olimpici di Tokyo, dove il surf per la prima volta era disciplina olimpica, Leonardo Fioravanti si sta allenando con l’obiettivo di vincere presto l’oro olimpico italiano nella disciplina del surf.
Le Hawaii sono la patria del surf. Quanto secondo te si è mantenuta la filosofia iniziale, e come pensi sia ora tra gare e competizioni?
Il surf è lo sport principale delle Hawaii. Quando si arriva alle Hawaii, se si va a Waikiki, si vedono subito i surfisti, le scuole di surf, la statua di Duke lì in spiaggia. Poi ovviamente se si va al North Shore, dove io sono ogni anno, è veramente il centro del surf mondiale. La cultura del surf è rimasta nella cultura hawaiana sin dall’inizio e se sei hawaiano e non fai surf è una cosa abbastanza strana. Oggi tutti surfano, sia con la pioggia che con il sole.
Qual è per te lo spirito del surf?
Lo spirito del surf è secondo me il divertimento e la natura. Il contatto con la natura. Io ho la fortuna di fare uno sport dove passo le giornate in mare, in oceano, ed è secondo me è una cosa bellissima. La filosofia del surf è viaggiare, essere libero. Il surf ti può portare da tutte le parti del mondo, conoscere amici. È veramente uno stile di vita, non è solo uno sport. È questa secondo me la cosa più bella del surf.
La tua vita è collegata anche alla salute degli oceani. Che peso ha la sostenibilità ambientale nella tua vita quotidiana e nel tuo stile di vita?
Per me è un aspetto molto importante. In tanti posti dove ho la fortuna di viaggiare vedo isole piene di plastica, e immondizia che le correnti trasportano. Viaggiando è molto difficile essere al 100 per cento sostenibili. È praticamente impossibile. Spero veramente che una grande differenza la possano fare i governi per mettere delle regole sulla plastica, per la tutela degli oceani. Nel mio quotidiano cerco sempre di fare la massima attenzione.
Che consigli daresti a chi si sta avvicinando a questo sport?
Andare nella scuola di surf più vicina a casa, che sia in Italia che sia all’estero. Di iniziare perché è uno sport bellissimo che ti può portare in posti incredibili e fare delle esperienze bellissime. Le sensazioni su una tavola da surf sono indescrivibili.
Tu lo consideri come uno sport?
Per me il surf è uno sport ma anche uno stile di vita.
Il posto più bello dove hai surfato?
Il posto più bello per me sono le Fiji. Cloudbreak è un posto che amo. Tavarua è un’isola piccolissima ci sono diverse onde intorno all’isola che sono spettacolari.
Pensi che la commercializzazione del surf abbia fatto perdere il suo spirito originale?
Ci sono due tipi di surfers. C’è il surfista che lo fa per divertimento. Ancora esiste il surfista che si affitta un camper, magari va in Marocco e si fa tutta la costa. Quello diventa lo stile di vita di chi va alla ricerca di qualsiasi onda, in campeggio o in tenda, o in van. Per me il surf ormai è diventato un lavoro, è veramente un lavoro, è la mia vita. Mi devo allenare. Sono un atleta, non sono solo un surfista. Dall’alimentazione, all’allenamento fisico, in acqua. La commercializzazione non ha cambiato questo spirito. Lo puoi fare da professionista o lo puoi fare per divertimento, e quello rimarrà per sempre il surf puro.
Pensi sia vero che le donne abbiano meno possibilità di ricevere sponsor?
Stavo parlando con un surfista francese e mi diceva che quest’anno alle Olimpiadi sono andate due ragazze francesi e due ragazzi francesi. Le due ragazze, grazie alle Olimpiadi, hanno trovato tantissimi sponsor, invece i ragazzi non hanno chiuso neanche un contratto. È una cosa bellissima, devo dire. È anche vero che a volte gli sponsor non guardano come surf una ragazza ma si fermano all’aspetto fisico e questa è la parte bruttissima delle sponsorship. Non dovrebbe essere così.
Nel surf il prize money (il premio in denaro), sia per atleti uomini che donne, è sempre uguale. Esattamente uguale: il prize money è uguale, andiamo agli stessi eventi e anzi loro sono di meno, quindi tecnicamente prendono anche qualcosa di più. Ed è anche giusto perché sono delle atlete e grazie a questo il livello del surf delle donne si alzerà. Darà una possibilità alle ragazze giovani di iniziare e capire che si può fare una carriera, tra sponsor e prize money. Le possibilità ci sono.
Segui una dieta particolare?
Non seguo una dieta particolare, però cerco sempre di mangiare bene e alternare carboidrati, verdure e proteine. Brucio tantissime calorie durante una giornata, mangio veramente tanto. Se devo mangiarmi un dolce non dico di no, anzi! Con piacere! Perché? Perché faccio tantissimo sport. Dipende anche dai posti dove sono. Se sono dove le onde sono piccole e devo essere un po’ più leggero allora faccio più attenzione. Invece, adesso durante questo periodo che siamo alle Hawaii e le onde hanno molta più potenza due kili in più o un kilo in meno non cambiano molto. Anzi più sei pesante, e quasi meglio è. L’importante è non perdere la velocità.
Giornata tipo?
Due o tre surfate al giorno, dipende dalle onde. Se le onde non sono buone cerco di surfare meno e fare un allenamento fisico in palestra. Sveglia presto, surf, magari allenamento fisico. Il pomeriggio in spiaggia a surfare ed allenarmi. Amo passare le giornate in acqua e migliorarmi, surfare e divertirmi.
Com’è stata l’esperienza olimpica di Tokyo?
Tokyo è stata una bellissima esperienza. Io non ho mai fatto altre olimpiadi quindi non posso paragonare altre olimpiadi con pubblico. Non ho questa esperienza. Non ce l’ha nessuno dei surfisti. Quindi vedremo le prossime. L’esperienza è stata bellissima: vedere il villaggio olimpico, conoscere migliaia di atleti è stata una cosa incredibile. Il risultato di sicuro non era per niente quello che volevo, però fortunatamente sono abbastanza giovane, avrò ancora due o tre olimpiadi. Sono carico per le prossime. Il risultato alle olimpiadi arriverà! Ho 24 anni, alle prossime ne avrò 26. Poi 30, 34. A 34 stai ancora in forma. Magari anche i 38.
Dopo i 38 anni, come ti vedi?
Dopo vedremo. Ci saranno tantissime cose dopo il surf. Sono una persona che ha voglia di fare sempre qualcosa. Non mi vedo come qualcuno che smette il surf e non fa niente. Sicuramente fermo di sicuro non rimango.
Dove vorresti vivere?
Il surf sarà per sempre parte della mia vita, quindi in un posto dove ci saranno le onde. Che siano le Hawaii o il sud ovest della Francia, dove passo molto tempo. Vedremo nel futuro. Anche il lavoro che avrò dopo il surf, e lo stile di vita che vorrò fare tra surf e golf, magari la neve. Chissà. Nella vita tantissime cose possono succedere. Adesso sono concentrato nel momento, ed in quello che succede nel momento. Per il resto vedremo.
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