Se lo sono chiesti in molti e la risposta è: Leonore Gewessler, ministra per l’ambiente e il clima della Repubblica d’Austria.
In tanti si sono chiesti perché l’Austria, che a marzo era tra i paesi contrari alla Nature restoration law – ovvero la legge per il ripristino della natura nell’Unione europea e pilastro fondamentale del Green deal, il piano europeo per il clima –, lunedì 17 giugno abbia votato a favore del regolamento, sorprendendo addetti ai lavori e analisti. La motivazione è da ricercare nella scelta autonoma, quasi da dissidente, della ministra per il clima e l’ambiente Leonore Gewessler. Gewessler fa parte dei Verdi austriaci ed è ministra dal 2020 del governo guidato dal cancelliere Karl Nehammer che fa parte del Partito popolare austrico, di centrodestra. Prima dell’incarico istituzionale, Gewessler è stata al vertice di Global 2000, una delle organizzazioni ambientali austriache più note.
Gewessler è andata “contro” per andare “a favore”
Il cancelliere austriaco Nehammer, alla vigilia del voto, aveva dato mandato alla ministra di astenersi, come avrebbe fatto poi il Belgio. Ma Gewessler ha voluto seguire la sua coscienza e, dopo essersi accertata che dal punto di vista legale il suo voto favorevole non sarebbe stato messo in discussione (in precedenza aveva dichiarato che “se ci fosse stato un modo legale di dire sì a questa legge”, lo avrebbe fatto), ha deciso di approvare la Nature restoration law e diventare la protagonista indiscussa di queste ore in Europa. Nonostante il voto sia stato confermato dalla presidenza belga del Consiglio, il cancelliere Nehammer ha deciso di contestare il voto presentando due ricorsi alla Corte di giustizia dell’Unione europea, uno per chiedere l’annullamento del voto e l’altro per abuso d’ufficio contro contro Gewessler, accusata di aver violato le norme del suo paese “disobbedendo” in sede di Consiglio.
La ministra – dalla sua – ha poi voluto affermare che “fra 20 o 30 anni quando parlerò con le mie due nipoti e mostrerò loro la bellezza del nostro paese e di questo continente, e loro mi chiederanno ‘cosa hai fatto quando era in gioco tutto’, voglio poter dire loro che ho fatto tutto quello che potevo”. Una frase potente che ricorda un po’ i discorsi di ambientaliste e ambientalisti celebri, dall’ex vicepresidente degli Stati Uniti Al Gore all’attivista svedese Greta Thunberg.
Un voto inaspettato, prima del semestre ungherese
Parole che sanno di storia, del resto è grazie al voto austriaco che è stato possibile superare di un solo punto percentuale la maggioranza qualificata necessaria per l’approvazione, pari al 65 per cento. Una cosa nota in sede di votazione e che ha spinto molte figure a seguire i propri ideali più puri perché consci di poter fare la differenza. Anche il presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea e ministro per la il clima e l’ambiente della regione di Bruxelles, Alain Maron, pur sapendo che il Belgio si sarebbe astenuto, ha deciso di mettere nuovamente in agenda la votazione della Nature restoration law, anche lui “disobbendendo” al suo primo ministro Alexander De Croo che avrebbe preferito glissare e lasciare la palla alla prossima presidenza dell’Unione europea: l’Ungheria. Proprio questo, al contrario, ha spinto il duo Maron-Gewessler ha tentare il tutto per tutto per evitare che una legge fondamentale per lo sviluppo sostenibile del continente venisse “abbandonata”.
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