Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
Lettera aperta di Brian Eno sul conflitto israelo-palestinese
Sul sito ufficiale di David Byrne è stata pubblicata, con data 28 luglio, una nota scritta dall’amico e collaboratore Brian Eno dal titolo Gaza and the loss of civilization. Dall’introduzione si scopre che la lettera era stata inviata da Brian Eno per email come riflessione privata, ma David Byrne ha deciso di rendere pubblica quella che
Sul sito ufficiale di David Byrne è stata pubblicata, con data 28 luglio, una nota scritta dall’amico e collaboratore Brian Eno dal titolo Gaza and the loss of civilization. Dall’introduzione si scopre che la lettera era stata inviata da Brian Eno per email come riflessione privata, ma David Byrne ha deciso di rendere pubblica quella che doveva rimanere una lettera personale per fare in modo che il dialogo e il confronto sulla questione israelo-palestinese possa essere facilitato con qualsiasi mezzo.
Nella lettera, indirizzata primariamente ai suoi amici americani, Brian Eno si chiede quale sia la posizione degli Stati Uniti e perché non si intervenga per fermare l’escalation di violenza. La domanda è: “Perché l’America continua a sostenere ciecamente questo esercizio unilaterale di pulizia etnica?” e aggiunge: “L’America, agli occhi del mondo, rapprensenta l’Occidente, ed è proprio l’Occidente che supporta questa guerra, nonostante tutti i discorsi sulla moralità e la democrazia”. Eno, inoltre, riporta la propria esperienza, quando nel 2013 visitò personalmente i territori israeliani. In quei luoghi potè essere testimone oculare della relazione di insita violenza che intercorre fra israeliani e palestinesi in ogni singolo giorno, anche durante quella che noi consideriamo “pace”.
La lettera integrale di Brian Eno è disponibile sul sito ufficiale di David Byrne, a cui fa seguito anche un’interessante risposta di un amico di Brian Eno – Peter Schwartz – che afferma: “Israele ha perso la via e commette ogni sorta di orrori nell’interesse della propria sopravvivenza; dall’altra parte Arabi e Persiani, che combattono gli uni contro gli altri ma accomunati da un’unica cosa: l’odio nei confronti di Israele”.
Nelle scorse settimane sono state molte le personalità del mondo dello spettacolo e della cultura che si sono esposte apertamente contro il conflitto israelo-palestinese: Eddie Vedder fra i primi ha lanciato un appello pacifista durante uno dei suoi concerti, destando non poche polemiche ( il Jerusalem Post ha etichettato il discorso come una “diatriba anti-Israele”), a cui Vedder ha replicato direttamente dal sito ufficiale dei Pearl Jam con una nota intitolata Imagine That – I’m Still Anti-War, con una chiara citazione a John Lennon e la sua Imagine.
È stato anche realizzato un video da freedom4palestine.org per il progetto che prende il nome di #GazaNames, voluto dalla JewishVoiceforPeace.org, organizzazione di ebrei statunitensi per la giustizia sociale e l’autodeterminazione dei popoli. Nel video un gruppo di persone tra cui lo stesso Brian Eno, Chuck D dei Public Enemy, il regista Ken Loach, il premio nobel per la pace Desmond Tutu, Roger Waters, la giornalista-attivista canadese Naomi Klein e molti altri, espongono cartelli con i nomi e le età di palestinesi civili morti a Gaza durante il conflitto delle ultime settimane.
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