Lettera al futuro della Terra

Jane Goodall ha scritto una lettera sul futuro della Terra, per le giovani generazioni. L’occasione è stata il Festival delle lettere di Milano di cui il Jane Goodall institute Italie è charity partner.

81 anni di vita e il mondo che mi circonda è completamente cambiato. Quando ero bambina non esisteva la televisione, non c’erano le email o i telefoni cellulari. Leggevamo libri di carta ed io trascorrevo il mio tempo all’aria aperta con il migliore tra tutti i miei amici, il mio cane Rusty.

Innovazione e sviluppo hanno reso la vita molto più semplice, non c’è dubbio. Ma in modo altrettanto indiscutibile hanno inflitto terribili danni all’ambiente e aggravato le condizioni di povertà in cui vivono milioni di persone. Abbiamo dato origine ad una società avida e materialista che si è diffusa in tutto il mondo. Una società cresciuta oltre ogni limite.

Se ci ostiniamo a proseguire su questa strada come nulla fosse, il futuro dei nostri figli e delle nuove generazioni è destinato ad essere sempre più cupo. Alcuni di voi, probabilmente, sanno esattamente di cosa sto parlando. Lo sanno, ma si sentono inutili: questi problemi sono troppo grandi, come può una singola, minuscola persona fare in qualche modo la differenza?

jane goodall
Un primate e Jane Goodall

Così vi sentite inermi. Forse addirittura depressi. Oppure ancora molto arrabbiati. Lasciate dunque che, con questa lettera, io vi sveli un segreto. Ognuno di voi può davvero fare la differenza, giorno dopo giorno. Tutti noi possiamo. E siamo noi a scegliere che tipo di cambiamento portare avanti. Provate a pensare a tutte le conseguenze delle piccole scelte che compiamo ogni giorno: cosa comprare ad esempio – cibo, vestiti e tutto il resto. Da dove proviene? Come è stato realizzato? Ha causato la sofferenza di un animale o è in qualche modo derivato dallo sfruttamento di lavoro minorile? Ne abbiamo davvero bisogno? Stiamo attenti a non dimenticare la luce accesa o a non sprecare l’acqua del rubinetto? Come trattiamo, noi per primi, le altre persone e gli animali? Quando a porsi queste domande e a fare delle scelte etiche ogni giorno non sarà soltanto uno, ma saranno finalmente miliardi di noi, il mondo non potrà che essere un posto migliore. Si tratta soprattutto di abbattere le barriere che abbiamo costruito tra nazioni, culture e religioni differenti, provando a portare avanti qualcosa di giusto insieme.

Qualunque sia il colore della nostra pelle, il sangue che scorre dentro di noi è lo stesso. Ridiamo quando siamo felici e piangiamo quando ci sentiamo tristi. Ci innamoriamo. A dieci anni ricordo di aver letto un libro intitolato Tarzan delle scimmie. Sfogliando quelle pagine decisi che, una volta diventata grande, sarei partita per l’Africa e avrei vissuto con gli animali della foresta e scritto libri su di loro. “Impossibile!” mi fu risposto. La Seconda guerra mondiale stava imperversando in tutta Europa, l’Africa era troppo lontana, i soldi non bastavano neanche per mangiare ed io in fondo che cos’ero? Soltanto una ragazza.

Fu mia madre a dirmi: “Se desideri davvero qualcosa dovrai lavorare sodo per ottenerla, imparare a cogliere ogni opportunità e importi di non rinunciare per nulla al mondo”. Ho seguito il suo consiglio e il mio sogno, alla fine, è diventato realtà. L’ho fatto. Sono arrivata fino in Africa e ho vissuto insieme agli animali selvaggi. Ho condiviso la mia vita con gli scimpanzé, la specie che più ci assomiglia. E mi sono innamorata della foresta, della sua preziosa biodiversità, della sua più pura bellezza.

Mi sono allontanata soltanto quando ho scoperto che il numero degli scimpanzé stava diminuendo velocemente, che le loro foreste venivano distrutte senza alcun rispetto, che venivano cacciati ed uccisi mentre i loro cuccioli rapiti con la scusa di un po’ di intrattenimento. E ho capito che la mia specie stava causando l’estinzione delle altre in tutto il mondo.

Grazie al contributo del Festival delle lettere e del Jane Goodall institute Italia

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