Lettera a un amico antisionista

Una lettera “per cercare una ragione dove la ragione, generando mostri, pare essersi addormentata da troppo tempo”.

Perché sono passati sessant’anni dall’ultima guerra
mondiale, ma i concetti vecchi sono ancora in circolazione. Con il
vestito nuovo. Solo quello. Perché in occasione della
Giornata della Memoria si ricorda, ci si commuove. Ma ci si
dimentica che nel mondo l’odio nei confronti degli ebrei è
ancora vivo.

 

Prende il nome da una lettera scritta da Martin Luther King,
questo libro. Una lettera scritta 1967 in cui vengono affrontati i
concetti di antisionismo e antisemitismo. Non c’è
coincidenza assoluta tra “antisemita” e “antisionista“, però
quello che sta succedendo negli ultimi anni dimostra che c’è
sovrapposizione tra i due termini.

 

Battista riprende questi concetti in questa lettera che divisa
in cinque capitoli in cui smonta le tesi dell’antisionismo con
lucida razionalità. Sono capitoli duri, non sempre di
scorrevole lettura, che ci portano nella storia più o meno
recente: dall’Olocausto fino ai densi conflitti
arabo-israeliani.

 

E così secondo un modello figlio della Guerra Fredda
l’ebreo incarna il cattivo, il paradigma dell’esecutore e il
palestinese il simbolo della vittima, la sintesi degli tutti i
dannati della terra. L’autore sostiene che una rappresentazione di
questo genere è da una parte rassicurante, dall’altra molto
pericolosa. Questo manicheismo infatti si nutre della nuova linfa
che genera l’antisemitismo. “Fare di Israele la figura crudele
della storia contemporanea indica l’ebreo come responsabile delle
peggiori nefandezze, riversando l’odio sul nuovo mostro contro cui
è legittimo rivoltarsi. Davvero nuovo?”. Una domanda davvero
pertinente. E’ davvero così originale questo mostro?

 

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