Con “Cose belle dal mondo per non pensare che va tutto male”, la nostra rubrica Instagram diventa un libro con storie di impatto positivo su persone e ambiente. È in libreria dal 5 novembre.
Lettere dalle città del futuro, Beppe Sala scrive ai giovani con un libro
Con un fantasioso scambio epistolare, Beppe Sala dialoga con i ragazzi, invitandoli a immaginare oggi il mondo di domani. Cosa aspettarci dal libro Lettere dalle città del futuro.
Città più verdi, più inclusive e policentriche. Sono le metropoli immaginate e raccontate nel libro per ragazzi Lettere dalle città del futuro (DeA Planeta Libri) di Beppe Sala, attuale sindaco di Milano e, da aprile 2020, capo di C40 for a green and just recovery, la task-force dei sindaci del mondo impegnati per la ripresa delle città post Covid-19.
In questo libro Sala racconta ai giovani le sfide e le opportunità che li attendono, rivelando di essere stato ispirato dai tanti messaggi inviatigli dai ragazzi in questi anni e dal confronto con i sindaci di altre grandi città d’Europa e del mondo.
Lettere dalle città del futuro, il libro è una misteriosa scatola del tempo
L’espediente narrativo scelto è quello di una immaginaria corrispondenza con alcuni ragazzi del futuro, provenienti da diverse città europee. Tutto inizia, infatti, con la misteriosa comparsa a Palazzo Marino, di una lettera datata 20 febbraio 2031. A scriverla è Viola, ragazzina milanese che racconta di una Milano proiettata dieci anni avanti.
Da quel momento la scatola delle lettere del sindaco diventa una sorta di macchina del tempo che, attraverso l’insolito scambio epistolare, ci proietta in un futuro dove molti degli sforzi messi in campo oggi, non solo a Milano, ma in diverse metropoli della Terra, hanno innescato importanti cambiamenti. Al centro dei racconti dei ragazzi ci sono infatti importanti progressi fatti nel campo della viabilità cittadina, del verde urbano, dell’edilizia e del riciclo.
Allenare l’immaginazione per costruire il futuro che vogliamo
Le fantasiose lettere diventano così un modo per contestualizzare progetti già avviati da città come Parigi, Freetown, Berlino, Londra, Barcellona e Copenaghen, e, al tempo stesso, per dare spunti all’immaginazione dei più giovani.
Ed è proprio “immaginazione” la parola chiave e il filo conduttore di Lettere dalle città del futuro, in cui Sala invita i giovani ad allenare la propria capacità di sognare il futuro nel quale vorrebbero vivere, per poter agire nel presente e costruire città sempre più smart e vivibili.
Ad ogni lettera segue una risposta dell’autore, che attraverso aneddoti autobiografici e racconti di esperienze e buone pratiche prese in prestito da altre capitali, traccia un quadro del percorso che molte grandi città hanno intrapreso per andare incontro a un futuro più sostenibile da tutti i punti di vista.
Spero che le prossime pagine possano ispirarti a immaginare gli anni futuri, così come hanno ispirato me a mettermi al lavoro fin da oggi affinché le cose cambino in meglio. Perché devi sapere che inizia tutto da questo, da uno sforzo di immaginazione. Quello che ti permette di risolvere i problemi del presente, guardare oltre, e sognare a occhi aperti il mondo in cui vivremo domani.
Dalle città da un quarto d’ora alle città ciclabili
Nella sua lettera, spedita dalla Parigi del 2033, per esempio, Michele racconta i vantaggi di vivere in una città da un quarto d’ora, ovvero dove tutti i servizi essenziali possono essere raggiunti dagli abitanti in meno di quindici minuti senza usare l’automobile. Un progetto che mira a rendere le città più pulite e vivibili, permettendo a tutti di risparmiare una risorsa molto preziosa: il tempo. “Su questo circolo virtuoso, io e la mia amica Anne Hidalgo, l’attuale sindaca di Parigi, facciamo lunghe chiacchierate al telefono”, racconta Sala nel libro. “Entrambi crediamo che sia tempo di reinventare il concetto di prossimità urbana”.
Nella lettera di Ravi, inviata dalla Londra del 2027, si affronta il tema della mobilità e delle città ciclabili. L’esempio portato dalla capitale inglese è quello dei low-traffic neighbourhoods, quartieri con traffico ridotto, aperti a pedoni, monopattini, carrozzine e biciclette. Una soluzione che dà la possibilità ai cittadini di vivere in sicurezza i propri quartieri, ispirandosi all’italian style delle nostre piazze, come luoghi di ritrovo e socialità. Per dare forza a questa prospettiva Sala cita l’esempio di Amsterdam e dello sforzo dell’amministrazione che anni fa la mise sulla buona strada delle piste ciclabili, trasformandola nella città “bike friendly” che oggi tutti conosciamo.
Dalle città foresta al cohousing
Il capitolo successivo ci proietta nella città africana di Freetown del 2031, diventata capitale degli alberi grazie agli sforzi avviati dall’attuale sindaca Yvonne Aki-Sawyerr, che nel 2020 ha fatto piantare un milione di alberi e che, come molte altre città, sta investendo moltissimo sul verde urbano, con tutti i benefici che ne derivano.
Grazie alla lettera di Johanna, dalla Sierra Leone ci spostiamo nella Berlino del 2036, diventata una città sempre più internazionale. Attraverso il suo racconto, ambientato tra i banchi di scuola e le sale della Filarmonica, affrontiamo i temi dell’inclusione sociale e della diversità che arricchisce, grazie alla valorizzazione del melting pot etnico e culturale.
La lettera di Jørgen, spedita da una città all’avanguardia sulle questioni ambientali come Copenaghen, pone l’attenzione sui temi del riciclo e del riuso, con esempi concreti di com’è già possibile trasformare i rifiuti in risorse in un settore cruciale come quello della moda e rispetto al consumo di cibo.
Una delle ultime tappe ci porta nella Barcellona del 2029, dove la giovane Pilar parla della sua esperienza di cohousing, un concetto ancora poco conosciuto, ma già sperimentato anche in Italia. Si tratta di realtà abitative, in cui molti servizi vengono condivisi e in cui gli inquilini si prendono cura degli spazi comuni, dando vita a vere e proprie comunità di persone. Un modo per combattere la solitudine, praticare la solidarietà e supportarsi vicendevolmente. “Su questo e altri argomenti io e la sindaca di Barcellona, Ada Colau, ci confrontiamo spesso e cerchiamo, a nostra volta, di darci una mano”, racconta Sala nella sua lettera in risposta a Pilar, citando anche l’esempio spagnolo delle superillas, aree riservate a pedoni e ciclisti, dove si può passeggiare, giocare e incontrare i vicini in sicurezza e tranquillità. Una soluzione che la città sta mettendo in campo per alleviare la piaga della solitudine (sempre più diffusa nelle metropoli) e che, contemporaneamente, permette di combattere l’inquinamento.
È questa la forza di ripensare le città in modo intelligente: provare cambiamenti dai quali si ottengono tanti benefici stratificati e intrecciati uno all’altro.
Compiti per il futuro
All’intraprendente Gabriella, con la sua lettera spedita dalla Roma del 2030, è dato il compito di chiudere questa fantasiosa corrispondenza dalle città del futuro. Come ci racconta lei stessa, per quell’epoca le grandi città avranno sindaci come lei, eletti tra gli adolescenti. A loro spetterà l’importante ruolo di elaborare e assegnare ai sindaci adulti “i compiti per il futuro”. Uno scenario che, dopo aver sbirciato tra le pagine del mondo che sarà (o meglio, che potrebbe essere), diventa un ulteriore stimolo per i più giovani ad allenarsi ogni giorno a studiare, discutere e considerare gli altri come la più preziosa delle risorse.
Dopo aver letto il libro, l’allenamento può continuare online, dove DeA Planeta Libri ha messo a disposizione sul suo sito una serie di mini-giochi, test e infografiche interattive, che si arricchiscono ogni settimana. Un modo divertente per scoprire come stanno cambiando le nostre città e come ciascuno di noi può contribuire concretamente al cambiamento.
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