Con una sentenza storica, la Cassazione conferma la condanna per il comandante italiano che ha consegnato 101 migranti alla Libia.
Libia, esecuzioni sommarie di civili a Sirte. Crimini di guerra per l’Onu
Processi sommari, esecuzioni, spie, uomini frustati perché ascoltano musica. L’inferno di Sirte, in Libia, città in mano all’Isis.
Non meno di quarantanove persone sono state assassinate dal gruppo Stato Islamico nella città di Sirte, in Libia, dallo scorso mese di febbraio. A rivelarlo è l’organizzazione non governativa Human Rights Watch (Hrw), secondo la quale le vittime sarebbero state decapitate o fucilate perché ritenute spie o per blasfemia.
https://www.youtube.com/watch?v=jJniKFXUh7E
Rastrellamenti notturni, esecuzioni pubbliche
Le informazioni sono state raccolte grazie alle testimonianze di un gruppo di persone che hanno abbandonato la città, rifugiandosi a Misurata. “La popolazione – indica Hrw in un rapporto – parla di scene orribili, di decapitazioni pubbliche, di corpi lasciati appesi come fossero crocifissi e di rastrellamenti effettuati in piena notte. La ‘polizia della moralità’ pattuglia le strade, aiutata da alcuni informatori, minacciando e frustando chi fuma, chi ascolta della musica o le donne che non portano l’abaya nero (una lunga tunica che copre completamente il corpo, ndr)”.
#ISIS terrorizes population from Libyan stronghold. Executions for sorcery & “insulting God” https://t.co/GxWaOKhDcd pic.twitter.com/nDKyohhYXy
— Human Rights Watch (@hrw) 18 maggio 2016
L’associazione umanitaria sottolinea che le esecuzioni sono state effettuate “al termine di processi a porte chiuse, senza il neppur minimo rispetto delle norme internazionali”. Anche nel corso di una guerra, infatti, “l’uccisione di civili, di feriti o di prigionieri, effettuata da parte dei membri di una delle fazioni in conflitto, rappresenta un crimine. Esattamente come l’esecuzione di persone che non siano state sottoposte ad un processo regolare di fronte ad un tribunale ordinario”.
“Mancano medici, farmaci, generi alimentari”
Ma non è tutto. Secondo Human Rights Watch, che cita fonti locali, i combattenti dell’Isis – tra tre e cinquemila, secondo quanto riportato dalla stampa internazionale – hanno anche “rapito e fatto sparire decine di miliziani libici”, distrutto le case di coloro che considerano nemici e ordinato la chiusura dei negozi che vendono abbigliamento intimo o occidentale. Ancor più grave, i membri del gruppo islamico ultra-radicale confiscano cibo e medicinali alla popolazione, assieme a carburanti e denaro.
Di conseguenza, ormai ben due terzi degli abitanti di Sirte sono fuggiti dalla città. Chi è rimasto, “vive nella paura”, racconta Ahlam, un ragazzo di trent’anni: “Non ci sono più negozi di generi alimentari, l’ospedale è privo di medici e di infermieri, i farmaci sono introvabili. Ad ogni angolo di ogni strada ci sono delle spie. La maggior parte della gente è scappata. Rimaniamo noi, che non abbiamo abbastanza soldi per andarcene”.
Immagine di apertura: ©Majid Saeedi/Getty Images
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Numerose ong hanno sottolineato la situazione drammatica della popolazione palestinese a Gaza, chiedendo a Israele di rispettare il diritto umanitario.
Vida Diba, mente di Radical voice, ci parla della genesi della mostra che, grazie all’arte, racconta cosa significhi davvero la libertà. Ed esserne prive.
L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva (Unfpa) e il gruppo Prada hanno lanciato un programma di formazione per le donne africane.
Amnesty International ha pubblicato un manifesto elettorale in 10 punti rivolto ai partiti italiani: “I diritti umani non sono mai controversi”.
Si tratta di Zahra Seddiqi Hamedani ed Elham Choubdar colpevoli, secondo un tribunale, di aver promosso la “diffusione della corruzione sulla terra”.
Dal 2 al 4 settembre Emergency ricorderà che la pace è una scelta realmente perseguibile a partire dalla conoscenza e dalla pratica dei diritti umani.
Il Comune di Milano lo faceva già ma smise, attendendo una legge nazionale che ancora non c’è. Non si può più rimandare: si riparte per garantire diritti.
Le persone transgender hanno ora il diritto alla piena autodeterminazione a Milano grazie al primo registro di genere in Italia.