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Dal Po all’oceano Pacifico, il viaggio fantastico di una scatola anfibia
Il libro Il viaggio di una scatola anfibia racconta il problema della plastica negli oceani e le invenzioni che stanno tentando di porvi rimedio.
Un viaggio attraverso i mari e gli oceani di quattro continenti, vissuto da una prospettiva inedita: quella di una scatola anfibia galleggiante.
È questo lo spunto narrativo de Il viaggio di una scatola anfibia (Elpo Edizioni), libro per bambini (che piacerà anche agli adulti) scritto da Francesca Lironi per raccontare in modo semplice e veritiero i problemi dell’inquinamento causato dalla plastica nelle acque del Pianeta e le soluzioni che sono già in atto per tentare di risolverlo. Un tema che anche LifeGate affronta con impegno attraverso le tante declinazioni del progetto PlasticLess e che merita l’attenzione e l’impegno di tutti noi.
Protagonisti del racconto sono due amici, Pietro e Filippo, bambini curiosi e pieni di inventiva che, con materiale di riciclo, danno vita a un’invenzione fantastica: una scatola anfibia, in grado di galleggiare e mostrare quello che incontra lungo la sua navigazione, grazie a una vecchia webcam collegata a un cellulare.
Ma se la vicenda in sé è frutto della fantasia dell’autrice, tutto il resto è pura verità. Dati e informazioni sullo stato di salute delle acque dei nostri oceani e sugli esempi virtuosi che stanno cercando di porvi rimedio sono, infatti, documentati e frutto di ricerche. Un impegno che, oltre al libro, ha dato vita anche a un sito, sul quale è possibile trovare approfondimenti agli spunti offerti dal racconto.
Dal Po all’oceano Pacifico
La storia ha inizio lungo le rive del fiume Po, precisamente a Pontelagoscuro, una frazione del comune di Ferrara, dove i due amici testano il loro esperimento, dando il via a un giro del mondo sorprendente che si dimostrerà per loro (e per i lettori) una vera rivelazione.
Dopo la scoperta della diga anti-rifiuti, installata un paio di anni fa in via sperimentale proprio a Pontelagoscuro, la scatola arriverà nel mare Adriatico, attraverserà il canale di Suez, entrando nel Mar Rosso, per poi essere trasportata dalle correnti nell’oceano Indiano, dove sarà catturata persino da un Gyre (un vortice provocato dalle correnti). Il rocambolesco viaggio della scatola anfibia terminerà a San Francisco, dopo aver solcato l’oceano Pacifico e aver mostrato a Pietro e Filippo gli effetti provocati sull’ambiente e sulla fauna dai circa otto milioni di tonnellate di plastica che ogni anno si riversano negli oceani.
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Oltre alle sconvolgenti rivelazioni, lungo il suo viaggio la scatola incontrerà anche dei baluardi di speranza: persone e associazioni impegnate in opere di pulizia e raccolta, con invenzioni e strumenti sempre più innovativi. Tra questi esempi virtuosi: i volontari di 4Ocean, quelli di Ocean Cleanup e anche il cestino cattura rifiuti galleggiante Seabin, sposato da LifeGate PlasticLess. Come special guest della storia troveremo il giornalista Franco Borgogno, autore del libro Un mare di plastica e del video 5 Gyres Arctic Expedition, realizzati in seguito alla sua spedizione scientifica nelle acque del Circolo Polare Artico.
Gyres oceanici e banche della plastica
L’escamotage della scatola e la curiosità dei due protagonisti, spinti ad approfondire ogni scoperta rivelata lungo il tragitto, spingono i lettori a una riflessione sullo stato di degrado in cui versano acque e litorali del nostro Pianeta. Alcune risposte sono fornite direttamente dal libro, che nella sua parte finale regala alcune preziose schede di approfondimento.
In questo modo scopriamo come funziona una barriera antiplastica, come si formano i Gyres (e perché sono diventati immense “zuppe di plastica”) e quali sono i tempi di decomposizione dei detriti marini.
Un approfondimento interessante è dedicato anche alla Banca della Plastica, fondata in Canada nel 2013 e attiva ad Haiti, nelle Filippine e in Brasile. L’idea semplice ma geniale del suo ideatore David Katz, è stata quella di dare vita a un sistema di raccolta e valorizzazione economica dei rifiuti plastici in Paesi dove non esisteva il riciclo. Grazie a questa iniziativa le persone più povere possono utilizzare la plastica come vera e propria merce di scambio, per ottenere beni di prima necessità. Un vantaggio duplice che permette a loro di pagare rette scolastiche o attivare l’assistenza sanitaria e alle imprese di riutilizzare la plastica nella propria filiera.
Dalla presa di coscienza all’azione
L’interesse per questo argomento è scattato nell’autrice di fronte alle notizie sull’isola di plastica nel Pacifico che ha iniziato a circolare qualche anno fa. “Mi sono lasciata provocare dall’incredulità di tante persone, convinte che fosse un’esagerazione”, spiega Francesca Lironi. “Ho iniziato ad approfondire l’argomento per una mia curiosità e ho scoperto un mondo che non conoscevo”.
Da lì l’idea di un libro che potesse fare tesoro di “tutte le informazioni raccolte negli anni, dal Po all’oceano Pacifico, per farle arrivare a più persone possibili”.
E così Francesca, mamma di due bambini, ha pensato subito di rivolgersi ai più piccoli, con un linguaggio e una formula che in realtà si sono rivelati trasversali e forse persino più efficaci di un trattato scientifico.
Come spesso accade agli autori in erba (Francesca è al suo secondo libro dopo Muri come il cielo, pubblicato a scopo benefico nel 2019), il progetto ha incontrato non poche difficoltà per vedere la luce.
“Dopo aver bussato invano alle porte di molte case editrici, ho deciso di non abbandonare un progetto in cui credevo fortemente”
spiega Francesca, che ha deciso di auto produrre il libro, convinta che “la conoscenza sia il primo passo per generare consapevolezza e mettere in atto un cambiamento”.
A sostenerla nella missione ha trovato il Comune di Cernobbio, suo paese natale e particolarmente sensibile al tema della tutela ambientale. Situato sul lago di Como, Cernobbio, è infatti uno dei 47 comuni italiani ad aver ottenuto il Marchio nazionale di qualità ambiente di vita – Comune Fiorito” ed è attivo in programmi che prevedono la partecipazione attiva dei suoi cittadini in opere di pulizia, educazione ambientale e iniziative per il recupero, il riuso e il riciclo di materiali. “Lo scorso anno Cernobbio ha ospitato delle installazioni di Crackin Art, realizzate in plastica rigenerata”, spiega l’autrice. “Il loro messaggio è che è possibile dare una seconda possibilità ai rifiuti per ottenere qualcosa di bello”.
A credere nel progetto di Francesca è stata anche una concessionaria locale, che le ha permesso di “chiudere il cerchio” e approfondire anche il tema del riuso della plastica nel mercato delle auto elettriche, come illustrato alla fine del suo libro.
E dopo aver fatto luce su problemi e soluzioni in atto, la scatola anfibia lascia un compito e consigli precisi a tutti i suoi lettori: passare dalla conoscenza all’azione, diventando protagonisti del cambiamento attraverso le proprie scelte.
Così che, nel suo prossimo viaggio intorno al mondo, la scatola anfibia torni a mostrarcelo rivestito di una rinnovata bellezza.
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