La morte di un bambino nel folle incidente di Roma deve anche accelerare il dibattito sui limiti, sulle città 30 e sulla sicurezza stradale in Italia.
- La follia di un gruppo di youtuber ha provocato la morte di un bambini di 5 anni in uno schianto automobilistico.
- La Lamborghini con a bordo i 5 ventenni ha colpito a 110 km/h, dentro Roma, una utilitaria.
- Una tragedia che deve accelerare il dibattito sulle città 30: Milano è pronta, Roma ancora no.
Elena Proietti, mercoledì scorso, prima di mettere in moto la sua Smart, non aveva girato alcun video. Non pensava ai likes su youtube, a una fama da influencer, ai soldi degli sponsor. Semplicemente aveva sistemato in auto Manuel e Aurora, i suoi due bambini, e poi si era messa in marcia. Come tutti i giorni. Suo malgrado però il suo tragitto avrebbe incrociato di lì a breve, nel quartiere sud di Roma di Casal Palocco, quello dei TheBorderline, termine inglese per “ai limiti”, un gruppo di ventenni youtuber noti per le loro performance virali, nelle quali puntano a spingersi costantemente oltre i limiti, senza un vero perché, solo per stupire.
L’impresa ai limiti del giorno era stata prendere una Lamborghini e filmarsi mentre scorrazzavano per Roma, a velocità folli, per 50 ore consecutive. Prima di iniziare, uno di loro in un video aveva preso in giro, ironia della sorte, proprio i proprietari di Smart, le piccole auto da città, che “costano 300 euro al Conad, la mia Lamborghini (che però era in affitto, ndr) un miliardo”.
All’improvviso l’impatto, guarda caso tra la loro Lamborghini e una Smart, quella di Elena: un incidente che è sfociato nella tragedia perché il piccolo Manuel, che aveva appena 5 anni, non ce l’ha fatta. Il guidatore ora rischia una condanna per omicidio stradale: guidava a 110 chilometri orari in una strada cittadina a doppio senso di marcia, ed è stato trovato positivo ai cannabinoidi. Altro che borderline, altro che “ai limiti”.
Una corsa oltre i limiti al successo
Da giorni, sulla stampa locale e nazionale, si cercano le cause profonde di quello che è successo: il vuoto esistenziale della gioventù di oggi per cui andare oltre i limiti è spesso un valore, la corsa alla visibilità sui social network, la ricerca del successo a tutti costi. Tutto giusto e tutte motivazioni che, probabilmente, sono a monte del problema. Ma anche una diversa cultura di una mobilità sostenibile, a maggior ragione in ambito urbano, potrebbe evitare tragedie come quella di Casal Palocco, facendoci passare l’idea che la città non può essere il regno incontrastato delle automobili.
Il prossimo codice della strada, secondo quanto annunciato recentemente dal ministro dei Trasporti Matteo Salvini, andrà nella direzione di regolamentare maggiormente l’uso dei monopattini (e anche delle biciclette?) introducendo l’obbligo di casco, targa e assicurazione. Eppure nel 2021, a Roma, secondo i dati dell’Automobile Club Roma, gli incidenti che hanno visto coinvolti i monopattini sono stati appena 179 su 11.129 sinistri stradali, con 4 vittime su 121 totali. Insomma, forse la soluzione è altrove.
Ridisegnare lo spazio pubblico urbano
Per esempio, nel ridisegnare lo spazio pubblico urbano a misura d’uomo, tenendo ben presente che ridisegnare l’ambiente di vita significa anche ridisegnare lo spazio mentale di chi la abita. A proposito di limiti, il 2023, per esempio, è l’anno delle “città 30 subito”, una campagna nata sulla scia del progetto europeo Vision Zero e promossa da diverse associazioni che si occupano di sicurezza stradale, mobilità sostenibile e ambiente: Legambiente, Fiab, Asvis, Kyoto Club, Vivinstrada, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, Amodo e Clean Cities Campaign.
Città 30 significa abbassare ulteriormente i limiti di velocità sulle strade urbane, oggi fissati a 50 chilometri orari: non in determinate zone, ma in tutto il territorio urbano. La proposta si basa su uno studio scientifico che mette in mostra come ridurre anche di solo 20 km/h la velocità aumenterebbe in maniera esponenziale le capacità di frenata e dunque la possibilità di evitare gli impatti di una vettura con un’altra vettura, o con un pedone, un ciclista, un monopattino…
Milano pronta per Città 30, Roma è in ritardo
I conti tornano, perché dal 2021 Parigi e Bruxelles sono le prime grandi città europee completamente “zona 30” (con le eccezioni per le arterie principali) e in particolare nella capitale belga, dopo il primo anno di sperimentazione è emerso che con il limite a 30 all’ora è aumentato il rispetto dei limiti di velocità, i morti si sono più che dimezzati, si sono ridotti in modo significativo anche i feriti gravi, in generale la gravità degli incidenti è calata drasticamente (ed è diminuito di oltre la metà l’inquinamento acustico da traffico). In Italia, Milano diventerà “città 30” allo scoccare del Capodanno 2024. Roma invece, purtroppo, è più indietro.
L’attuale Giunta si è recentemente espressa a favore della trasformazione della Capitale in “Città 30”, ma in maniera graduale. Forse fin troppo. “È il modello che vogliamo applicare anche a Roma – ha spiegato l’assessore alla mobilità, Eugenio Patanè, in una intervista a RomaToday – L’obiettivo che ci siamo posti, che si inserisce appunto nel solco del programma ‘Vision Zero’, è di ridurre entro 3 anni del 20 per cento i decessi ed i feriti gravi ed entro 10 anni del 50 per cento”. Praticamente, l’obiettivo a dieci anni è simile a quanto raggiunto da Bruxelles in un solo anno. Chissà che la tragedia del piccolo Manuel non possa accelerare il discorso, e rallentare le auto.
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