Un viaggio alla scoperta della lince. Il misterioso e solitario predatore: dal difficile rapporto con l’uomo alle sue caratteristiche peculiari.
Una vista eccellente, un udito sopraffino e un’incredibile agilità sono solo alcune delle straordinarie caratteristiche del terzo più grande predatore in Europa e del mammifero più raro presente in Italia. Stiamo parlando della lince euroasiatica. Un tempo presente su tutto l’arco alpino, verso la fine del diciannovesimo secolo e gli inizi del ventesimo, caccia e perdita dell’habitat hanno fatto scomparire questo splendido felino dal nostro Paese. Dopo le prime reintroduzioni degli anni settanta, oggi, gli individui stanziali rimasti (principalmente nelle Alpi orientali) si contano sulle dita di una mano, con una popolazione stimata di circa 150 individui a spasso tra i confini svizzeri e francesi. Nel frattempo sono in corso diversi progetti per evitare che si verifichi una seconda estinzione.
Andiamo alla scoperta delle caratteristiche e della storia di questo splendido animale.
Le caratteristiche fisiche della lince
La lince euroasiatica (Lynx lynx) è il più grande felino presente in Europa. Al mondo sono presenti altre 3 specie di lince: la lince pardina (Lynx pardinus) presente solo nella penisola iberica, la lince canadese (Lynx canadensis) presente in particolar modo in Canada e Alaska, e la lince rossa (Lynx rufus) chiamata anche bobcat, diffusa in tutto il nord America dal Canada al Messico. Delle quattro specie di lince quella euroasiatica ha la corporatura maggiore, raggiunge una lunghezza da 80 a 120 cm, un peso medio variabile tra maschi e femmine di circa 20-30 kg i maschi e 18-20 le femmine. Presenta una coda tozza lunga circa 20 cm. Il suo folto mantello, a seconda della stagione, varia dai toni grigi invernali ai toni rossicci estivi. Ha una funzione sia mimetica che termica, infatti è morbido e sottile in estate, lungo e spesso in inverno. Le macchie presenti sulla pelliccia sono un segno distintivo, ogni individuo ha macchie diverse grazie alle quali i ricercatori riescono a distinguere ogni singolo esemplare. Altre due caratteristiche facilmente riconoscibili, sono i ciuffi neri presenti sui padiglioni auricolari e la folta “barba” di peli bianchi sotto il muso. I lunghi arti e le larghe zampe la agevolano negli spostamenti sulla neve (come se fossero delle ciaspole), inoltre, i polpastrelli ricoperti da pelliccia fanno si che i suoi spostamenti siano silenziosissimi.
L’habitat e la distribuzione
La lince euroasiatica è una specie che si espande dall’Europa centrale fino alle zone più orientali dell’Asia. In questo vastissimo territorio occupa diversi ambienti, dalle foreste agli ambienti rocciosi, dal livello del mare a oltre i 5mila metri di altezza. Passando dal clima mediterraneo al temperato fino al boreale. Dalla Scandinavia alla Russia è il felino con la distribuzione più ampia al mondo, tuttavia, in Europa attualmente troviamo solamente circa 8-9mila individui divisi in 11 popolazioni: le più ampie si trovano nell’Europa del nord, mentre in Europa centro-occidentale e meridionale le popolazioni sono isolate e frammentante, ad esempio in Italia i pochi esemplari presenti si trovano in Friuli Venezia Giulia e Trentino. Il suo habitat preferito è senza dubbio quello montuoso forestale, principalmente per la sua natura elusiva, quindi per potersi nascondere e cacciare all’agguato, ma anche per la presenza delle prede come ungulati e piccoli mammiferi.
Il comportamento della lince
Un animale solitario
La lince è un mammifero solitario e territoriale. I maschi e le femmine occupano areali separati e si incontrano solamente nel periodo degli accoppiamenti. I maschi hanno un areale molto maggiore rispetto a quello delle femmine, parliamo di circa 250-300 chilometri quadrati dei maschi contro i 50-100 delle femmine. Essendo molto territoriale gli individui marcano i confini dei propri territori così da segnalare la presenza agli altri e non scontrarsi perdendo inutili energie. Le cure parentali sono a carico della femmina la quale passa circa un anno ad accudire la sua cucciolata, generalmente composta da uno a quattro cuccioli, ai quali insegna a cacciare fino alla loro emancipazione.
Un predatore all’agguato
La lince è un predatore eccezionale che basa la sua caccia sull’agguato. La conformazione fisica e le sue caratteristiche peculiari la rendono un predatore perfetto. È dotata di un udito e un olfatto altamente sviluppati che le permettono di individuare le prede anche in condizioni di scarsa visibilità. È attiva durante tutto l’arco della giornata ma i momenti preferiti sono al crepuscolo e all’alba, in concomitanza con l’attività delle sue prede. Oltre ai sensi sviluppati possiede anche denti affilati progettati per tagliare la carne, artigli retrattili che le permettono di afferrare le prede con precisione e una potente massa muscolare. La furtività è la chiave del successo di un attacco, sfruttando anche la conformazione dell’ambiente circostante, riesce a compiere lunghi e improvvisi balzi addosso alla preda, immobilizzandola. Come la maggior parte dei felini uccide le prede soffocandola con un morso alla gola. Nel suo menù solitamente sono presenti piccoli mammiferi come conigli, lepri e volpi, preferendo sempre la caccia agli ungulati, come caprioli e camosci.
Il rapporto con l’uomo
Una relazione complicata
La relazione tra l’uomo e la lince è stata oggetto di una lunga e complessa interazione. In molte culture la lince veniva vista come un simbolo di mistero e astuzia. La sua natura sfuggente e il suo comportamento solitario hanno ispirato leggende e miti in diverse tradizioni. Ad esempio nella mitologia greca la lince veniva associata alla dea Artemide, divinità della caccia; oppure, nelle culture dei nativi americani era considerata come animale totemico, simbolo di saggezza e chiara visione. Tuttavia, l’espansione delle attività umane ha contribuito a generare i conflitti tra le due specie. La lince è stata cacciata per la sua preziosa e magnifica pelliccia, ma soprattutto è stata perseguitata attivamente perché ritenuta dannosa. Nell’arco di cent’anni la lince è stata completamente eradicata. I cacciatori non hanno mai avuto simpatia per questo animale, vedendolo come un forte concorrente, così come gli allevatori, che al contrario lo vedevano come un terribile pericolo per il bestiame. Un’antipatia nei confronti della lince di cui vediamo ancora oggi gli effetti, ad esempio in Francia, secondo le più recenti stime sulla popolazione e se non verranno messe in atto misure di conservazione adeguate, alla sua popolazione di 120-150 individui restano soltanto trent’anni prima di scomparire per sempre.
Le opere di conservazione
Grazie ai primi progetti di conservazione e reintroduzione dei primi anni settanta, la lince ha fatto il suo ritorno prima in Svizzera (1971), poi in Slovenia (1973) e successivamente in Austria (1975). Inizialmente la popolazione, nonostante alti e bassi, cresceva e prosperava, ma a causa della caccia non regolamentata, del bracconaggio e principalmente della scarsa diversità genetica la popolazione ritornò a diminuire drasticamente. Per questa ragione a partire dal 2000 incrementarono gli sforzi per conservare questa specie. Nel 2014 anche l’Italia iniziò a collaborare per la salvaguardia della lince, fu così che partì il primo grande progetto Ulyca (Urgent lynx conservation action) con il quale furono rilasciati in Friuli Venezia Giulia due individui provenienti dalla popolazione svizzera. Qualche anno più tardi, nel 2017, fu lanciato il progetto europeo Life lynx con l’obiettivo di prevenire l’estinzione della lince dai monti Dinarici e dalla Alpi sudorientali. L’Italia non si è mai tirata indietro e grazie al contributo dei carabinieri forestali, della regione Friuli e del progetto “lince Italia” ha deciso di lanciare la seconda fase del progetto Ulyca, così a inizio 2022 nasce il progetto Ulyca2, perfettamente integrato e coordinato con il progetto europeo Life lynx. Con il progetto ad inizio di quest’anno nella foresta di Tarvisio, in Friuli, sono stati rilasciati cinque individui provenienti dalla Svizzera, dalla Romania e dalla Croazia con lo scopo di rinforzare sia numericamente ma soprattutto geneticamente il ristretto nucleo italiano. La posizione strategica della foresta di Tarvisio avrà l’obiettivo di connettere tutte le sub-popolazioni sparse per l’Europa fornendo variabilità genetica e scambio genico.
Tornerà la #lince nelle #Alpi giulie Al via un progetto internazionale per rafforzare l'esigua popolazione in un'area storicamente abitata del felino: la foresta di #Tarvisio#Friulihttps://t.co/CwZq6dc5i7
Come abbiamo capito le minacce principali per questo splendido felino sono due l’uomo e la genetica. L’uomo in primis con la caccia non regolamentata e con il bracconaggio va a diminuire direttamente il numero di individui sul territorio, sia perché vengono uccisi sia perché non trovano più selvaggina da cacciare. Un altro importante fattore umano da tenere in considerazione sono anche gli incidenti stradali, tant’è che in Francia tra gli interventi proposti c’è anche l’aggiornamento dei cartelli stradali per evitare spiacevoli incidenti. La seconda minaccia come detto è la genetica. In una popolazione composta da pochi individui aumenta notevolmente il rischio di inbreeding, ovvero di accoppiamenti tra consanguinei, che vanno ad influire sul successo riproduttivo. Una popolazione geneticamente debole ha una bassa capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, quindi potrebbe non essere capace di adattarsi e sopravvivere ai possibili cambiamenti di scenario. Per questo motivo la diversità genetica è fondamentale per la sopravvivenza e la buona salute di una popolazione.
Come se la passa nelle altre parti d’Europa
Una delle più grandi opere di conservazione è senza dubbio quella della lince pardina, il parente più stretto della lince euroasiatica. La popolazione di lince pardina nel corso degli ultimi è continuata a crescere, ma non l’ha fatto da sola. Le opere di reintroduzione e di conservazione della specie sono iniziate nei primi anni duemila e hanno fatto si che da una misera popolazione di 94 individui, oggi se ne contano più di mille con addirittura 240 femmine in età riproduttiva. Numeri non ancora sufficienti per dichiarare la specie fuori pericolo ma incoraggianti, soprattutto per gli altri progetti in corso. Uno di questi, difficile ma non impossibile, è quello che hanno in mente nelle Highlands scozzesi, ovvero far tornare nelle loro terre la lince europea, scomparsa da più di mille anni. Il rewilding britannico è noto e ha dato i suoi frutti, ora però gli scienziati devono riuscire a convincere la popolazione umana che non si sente ancora pronta per il ritorno del felino.
Dove osservare la lince in natura
Riuscire ad osservare la lince nel suo habitat naturale è molto complicato, soprattutto se rimanete all’interno dei nostri confini. Nel nord Europa, in particolare Norvegia, Svezia e Finlandia le possibilità potrebbero aumentare con le loro popolazioni di circa duemila individui. Rimanendo più vicino ai nostri confini potreste pensare ad una gita nei Carpazi, tra Repubblica Ceca e Romania. Invece spostandovi in Andalusia, potreste avere la fortuna di incontrare la lince pardina. Sicuramente l’aiuto di qualche guida esperta sarà fondamentale per scovarla, ma ribadisco che rimane comunque un’impresa molto complicata. Tuttavia, potreste imbattervi nelle sue tracce lasciate sul terreno: la sua impronta ha una larghezza e lunghezza compresa tra i 5,5 e i 9 cm con un diametro di circa 7-8 cm. La distanza tra le impronte al passo è di 80-100 cm. Anche se può trarvi in inganno, poiché entrambi sovrappongono la traccia delle zampe posteriori con quelle anteriori, non confondetela con quella di un lupo. Inoltre, le impronte sono diverse, ad esempio la zampe del felide non ha le unghie che invece ha quella del canide, ed è più ovale invece che tondeggiante.
Avvistata la lince nel Parco Nazionale del Gran Paradiso
Nei primi giorni di ottobre è stata catturata dall’obiettivo di una fototrappola una lince all’interno dei confini del Parco Nazionale del Gran Paradiso, sul territorio torinese. La presenza di questo individuo in dispersione ha reso molto contenti i responsabili del parco che dal lontano 1916 non ne avevano più avvistata, con certezza, una. “Un fantasma di boschi e rocce che inseguiamo da molto tempo” così l’ha definita Bruno Bassano, direttore del Parco, annunciando l’avvistamento, poi continua: “una specie iconica spesso dimenticata, ma storicamente unico carnivoro presente sul massiccio del Gran Paradiso”. Questa segnalazione apre le porte alla possibilità, e alla speranza, di poter rivedere in futuro l’insediamento di almeno una coppia riproduttiva nel parco.
Simbolo di scaltrezza e elusività non è riuscita a vincere la cattiveria umana. Anche se la sua popolazione globale non è a rischio di estinzione, in aree molto più piccole (come ad esempio la nostra) la sua popolazione rischia di sparire per sempre, e con lei tutti i benefici ecologici che la presenza di un predatore porta all’ecosistema. La parola lynxha una derivazione antica e significa chiaro-luminoso e fa riferimento anche alla sua abilità di vedere nell’oscurità. Ciò che bisogna sperare è che i suoi occhi luminosi e brillanti tornino a risplendere all’interno delle aree boschive delle nostre Alpi, così da poterci vantare di aver fatto tornare questo splendido animale sul nostro territorio.
Concludendo il viaggio alla scoperta della lince non mi resta che augurarvi buona fortuna per i vostri avvistamenti!
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