La popolazione di lince europea in Francia rischia di scomparire
Una popolazione poco numerosa può essere soggetta a molti pericoli
Prima di procedere con le reintroduzioni bisogna imparare a convivere
Così come cantavano i Muse, Time is running out – il tempo sta finendo – anche i ricercatori di uno studio di quest’anno sulla popolazione di lince europea in Francia, hanno deciso di intitolare così il loro lavoro. Il tempo appunto sta per finire: secondo le loro stime a causa della ridotta popolazione e dell’elevato tasso di inbreeding, restano soltanto trent’anni alla lince se non verranno messe in atto misure per fermare questo tragico destino.
Restano meno di trent’anni alla lince europea in Francia
I ricercatori hanno stimato che all’interno dei confini francesi vivano circa 120-150 individui di lince europea (Lynx lynx). Per questo motivo il gruppo di ricerca del Centre Athenas, un centro di protezione per la fauna selvatica francese, ha voluto analizzare geneticamente le linci con il fine di comprendere la variabilità genetica. Per evitare di stressare ulteriormente le linci in libertà, gli scienziati hanno raccolto campioni di Dna da 88 individui infortunati, morti o orfani tra il 2008 e il 2020 e sono così stati in grado di realizzare un quadro della salute genetica della popolazione. I risultati hanno mostrato un’allarmante situazione di mancanza di diversità genetica. Anche se probabilmente la popolazione è più numerosa del previsto, Nathen Huvier, uno degli autori dello studio afferma: “se nessun nuovo materiale genetico verrà reintrodotto la popolazione lince si estinguerà, ancora una volta, in meno di trent’anni”.
La storia della lince europea
Storicamente la popolazione di lince euroasiatica (Lynx lynx) si espandeva per tutta l’Eurasia. Purtroppo però nel corso del tempo ha visto diminuire drasticamente la sua distribuzione, estinguendosi localmente in molte zone, a causa dell’uccisione diretta e della diminuzione del suo habitat. Solamente alcune popolazioni sono riuscite a sopravvivere in maniera autosufficiente, principalmente nei paesi scandinavi, ma anche nei Carpazi (dalla Repubblica Ceca alla Romania). In particolare, la Francia ha visto scomparire definitivamente la sua popolazione verso la fine del diciannovesimo secolo. Tuttavia, nel 1980, lungo il confine franco-svizzero sul massiccio del Giura, c’è stato un tentativo di reintroduzione ma la popolazione non riuscì a raggiungere un numero di individui sufficienti da renderla stabile.
Nella ricerca in questione, gli scienziati hanno sottolineato come la consanguineità abbia raggiunto livelli devastanti: la possibilità che oggi due linci che si accoppiano siano imparentate è molto probabile. La diversità genetica è un aspetto fondamentale per la sopravvivenza e la buona salute di una popolazione. Le popolazioni piccole sono molto più sensibili alla deriva genetica – quindi ad una variazione casuale e non “indirizzata” verso alleli con effetti positivi come avviene ad opera della selezione naturale – e alle depressioni da inbreeding (inincrocio), ovvero l’accoppiamento tra consanguinei che, come avviene nell’essere umano, può avere conseguenze molto negative sia a livello individuale che a livello di successo riproduttivo. Infine, una popolazione geneticamente debole ha una bassa capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, quindi potrebbe non essere capace di adattarsi e sopravvivere ai possibili cambiamenti di scenario.
Una lezione difficile da imparare
Questo top predator è considerato come “una specie chiave di volta”, la cui mancanza potrebbe provocare gravi danni ecologici per gli ecosistemi locali. Ciò però non basta ad evitare i conflitti con l’uomo. Il bracconaggio e gli incidenti stradali sono tra le principali cause di morte. In questo contesto prima di procedere con le reintroduzioni di nuovi individui, provenienti da altre popolazioni sane europee, bisognerà incrementare la consapevolezza verso questa specie infliggendo severe pene per i bracconieri e aggiornando accuratamente la segnaletica stradale, così da evitare spiacevoli incidenti con questo magnifico predatore. Quest’ultimo punto ci riporta ad una storia molto simile: quella dell’orso Juan Carrito. Riusciremo mai a capire la lezione?
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