L’ASviS ha analizzato gli effetti che la crisi sanitaria avrà su ciascuno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
L’Italia scivola e perde 4 posizioni. È la classifica 2018 sulla sicurezza energetica
Passiamo dalla posizione numero 16 alla 20 a causa dei prezzi energetici poco competitivi. Ma manteniamo ancora la tripla A. Meglio di noi per la sicurezza energetica Canada e Slovenia.
Perdiamo quattro posizioni nell’indice internazionale che valuta le prestazioni dei vari paesi in materia energetica e curato dal World energy council. L’Italia infatti passa dalla posizione numero 16 alla 20 nel World energy trilemma index 2018, a causa del costo dell’energia superiore rispetto ai principali concorrenti internazionali. L’indice in questione valuta tre diversi aspetti del mercato energetico: la sostenibilità, l’equità e la sicurezza dell’approvvigionamento.
“L’Italia continua il suo percorso di rafforzamento della sostenibilità ambientale, riduce le emissioni di gas a effetto serra e migliora l’efficienza e la sicurezza energetica”, si legge nel rapporto. “A oggi le fonti energetiche rinnovabili coprono il 17,7 per cento del consumo finale lordo di energia; l’intensità energetica del Pil è scesa del 4,9 per cento rispetto al 2013 ed è diminuita anche la dipendenza da fonti estere di approvvigionamento, tanto che le importazioni di energia (76,5 per cento) sono scese di 6 punti percentuali rispetto al 2010”. Buone notizie dunque.
Chi c’è ai primi posti per la sicurezza energetica
Ciononostante c’è chi ha fatto meglio, soprattutto per quanto riguarda la transizione energetica e la sicurezza energetica, uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (Sdg’s). La Slovenia infatti è entrata nell’indice andando ad occupare direttamente la sesta posizione. Mentre è la Danimarca a detenere il posto d’onore, seguita da Svizzera e Svezia. Queste tre nazioni sono le più equilibrate per quanto riguarda i tre indici presi in considerazione. Rispetto all’Italia quest’ultimi possono vantare costi dell’energia più competitivi e accessibili, mentre in alcuni dei paesi più piccoli, come in Qatar, Lussemburgo, Bahrain e Paesi Bassi, c’è una migliore gestione dei collegamenti energetici e qui i governi intervengono con politiche energetiche e sussidi.
La Danimarca, tra l’altro, raggiunge il punteggio più alto per la sicurezza energetica, seguita da Slovenia e Canada, mentre per quanto riguarda la classifica di sostenibilità ambientale sono paesi a bassa intensità di carbonio (dove la quota di rinnovabili è maggiore e dove i consumi sono inferiori) come Filippine, Costa Rica e Uruguay ad occupare i primi posti.
“Lo sviluppo e il mantenimento di un sistema energetico affidabile, sicuro ed equo richiede un attento equilibrio”, ha detto Philip Lowe, presidente del gruppo di studio. “Questo è più difficile nel contesto di una rapida transizione verso sistemi decentralizzati, decarbonizzati e digitali in cui la politica ha bisogno di creare nuove opportunità in ciascuno degli indici del trilemma”.
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