La docente di economia Claudia Goldin, è stata insignita del premio Nobel per l’Economia 2023 “per aver fatto progredire la nostra comprensione dei risultati del mercato del lavoro femminile”.
Chi era Liu Xiaobo, il premio Nobel che si è ribellato contro la Cina
Il 13 luglio è morto il dissidente cinese Liu Xiaobo. Partecipò alle proteste di piazza Tienanmen. Nel 2010 ha vinto il premio Nobel per la Pace.
Gli era stato diagnosticato un cancro al fegato in fase terminale nello scorso mese di maggio. Liu Xiaobo, dissidente cinese premio Nobel per la Pace nel 2010, è morto giovedì 13 luglio. Aveva 61 anni. Nel 2009 fu condannato a undici anni di carcere per “attività sovversiva”: dal 26 giugno, in ragione delle sue condizioni di salute, gli erano stati concessi la libertà condizionale e il ricovero presso l’ospedale di Shenyang. Nel frattempo, numerosi paesi stranieri avevano lanciato appelli al governo di Pechino affinché consentisse all’uomo di lasciare la Cina per farsi curare.
Da piazza Tienanmen alla “Carta 08”, la sfida alla Cina di Liu Xiaobo
Liu Xiaobo faceva parte della prima generazione che tornò a studiare all’università dopo la rivoluzione culturale di Mao Tse-tung. Celebre autore letterario e intellettuale, inizialmente non aveva esposto in modo particolare le proprie convinzioni politiche. Dal 15 aprile al 4 giugno 1989, invece, decise di prendere parte alla protesta di piazza Tienanmen: all’epoca insegnava a New York, ma decise di tornare per partecipare, come raccontato al quotidiano inglese The Guardian da Perry Link, suo amico.
Il ruolo dello scrittore nel corso delle manifestazioni è di primo piano. Conduce uno sciopero della fame e tenta di mediare per ottenere un’evacuazione pacifica della piazza nel momento in cui l’esercito era pronto ad intervenire, nella notte tra il 3 ed il 4 giugno. Ciò nonostante, la repressione fu particolarmente dura: a piazza Tienanmen perse la vita un numero imprecisato di persone, nell’ordine comunque delle centinaia.
Per aver partecipato alla protesta, considerata antirivoluzionaria dalle autorità cinesi, Liu Xiaobo passò un anno e mezzo in prigione, pur non essendo mai stato condannato ufficialmente. Quindi, tra il 1996 ed il 1999 sarà rinchiuso in un campo di lavoro. Successivamente, l’attivista continuerà a sfidare il regime, aggirando la censura attraverso Hong-Kong per diffondere i propri scritti. Nel 2008, in particolare, pubblica la “Carta 08”, ispirata alla “Carta 77” che, appunto nel 1977, fu redatta da alcuni gruppi di dissidenti in Cecoslovacchia. Nel documento, si chiedevano soprattutto il rispetto della libertà d’espressione e la convocazione di elezioni libere in Cina.
L’ira della Cina per il conferimento del premio Nobel
Nel 2010, Liu Xiaobo riceve il premio Nobel per la Pace, per “la sua lunga lotta non violenta in favore dei diritti umani”. Celebre la sedia lasciata vuota, il 10 dicembre dello stesso anno, a Oslo, in occasione della cerimonia di conferimento del premio: l’uomo stava scontando la condanna a undici anni. La scelta provocò l’ira della Cina, che sospese le relazioni diplomatiche con la Norvegia.
Liu Xiaobo è così diventato il primo Nobel per la Pace a morire privato della propria libertà, dopo il pacifista tedesco Carl von Ossietzk, che nel 1938 morì in un ospedale mentre era detenuto dal regime nazista. L’agenzia Chine Nouvelle ha dato notizia brevemente del decesso del dissidente, ma solo nella versione inglese del sito e senza ricordare chi fosse stato l’attivista.
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