Living Carbon è una startup di biotecnologia che sta testando delle piante ogm per aumentare la cattura e lo stoccaggio di CO2.
La società ha riferito che i suoi pioppi sono cresciuti di oltre il 50% più velocemente rispetto a quelli non modificati durante un test di cinque mesi in una serra.
Ora, in un campo privato dello stato della Georgia, sono stati piantati i primi alberi biotech.
I risultati potrebbero aiutare contro la crisi climatica, ma c’è anche preoccupazione per l’inserimento di arbusti modificati nell’ambiente.
Aumentare l’efficienza della fotosintesi negli alberi così da farli crescere più velocemente e catturare maggiore C02 dall’atmosfera. È questo l’innovativo procedimento di biotecnologia messo in atto dalla startup statunitense Living Carbon che di recente ha piantato per la prima volta gli arbusti modificati in un prato all’aperto. La società con sede a San Francisco intende piantare da 4 a 5 milioni di alberi entro la metà del prossimo anno, il che secondo loro aiuterà nella lotta ai cambiamenti climatici.
Il progetto Living Carbon
Il team di Living Carbon ha creato in laboratorio un sistema per il potenziamento della fotosintesi negli alberi di pioppo. Aumentando l’efficienza del processo naturale, si possono aiutare gli alberi a crescere più velocemente e quindi a incrementare la cattura di CO2 dall’atmosfera. Dopo i primi test con diverse generazioni di piantine di alberi studiate in un ambiente controllato, i pioppi potenziati hanno mostrato un aumento del 53% nella produzione di biomassa. I dati generati dalle analisi molecolari, morfologiche e fisiologiche indicano anche che il design funziona come previsto e che quindi i nuovi arbusti potrebbero essere utili nella lotta ai cambiamenti climatici. “Continuiamo a studiare le piante potenziate dalla fotosintesi nelle prove sul campo, insieme ad altri meccanismi di azione per il potenziamento della fotosintesi e l’estensione della durata dell’immagazzinamento del carbonio negli alberi” hanno spiegato i ricercatori di Living Carbon.
L’ingegneria genetica è cresciuta rapidamente negli ultimi anni, diventando una delle principali aree di interesse e ricerca nella comunità scientifica. Dati i danni dovuti ai cambiamenti climatici e alle condizioni meteorologiche estreme, i governi e gli scienziati di tutto il mondo stanno cercando vari modi per ridurre la presenza dannosa di CO2. Un metodo innovativo per farlo è utilizzare l’ingegneria genetica così da rendere gli arbusti maggiormente alti e con più foglie, in modo che siano molto più efficienti nell’assorbire l’elemento nocivo per l’ambiente.
L’importanza degli alberi e i possibili effetti negativi
Per i suoi esperimenti, Living Carbon ha selezionato un percorso di aggiornamento della fotorespirazione e testato la sua efficacia sul miglioramento fotosintetico negli alberi di pioppo ibridi. La fotorespirazione è un processo collaterale della fotosintesi che rallenta la crescita e rilascia il carbonio nell’atmosfera sotto forma di CO2. Per crescere più velocemente, gli alberi modificati riciclano un sottoprodotto tossico della fotosintesi con meno energia, catturando più CO₂ nel tempo.
“Abbiamo incorporato i processi naturali di altre piante e alghe per ottenere lo stesso effetto di evitare la fotorespirazione. Il risultato è la creazione di impianti che convertono la CO₂ in modo più efficiente”, si legge nel documento di presentazione del progetto. La biotecnologia vegetale implica l’integrazione di uno o più nuovi pezzi di Dna nel genoma dell’ospite; molti dei primi alberi cambiati da Living Carbon hanno iniziato presto a mostrare una crescita più rapida, come evidenziato dall’aumento di altezza e volume, nonché dalle misurazioni del diametro del fusto. Il team ha trasferito queste piante da scatole di coltura tissutale in vasi di terra per farle crescere nella serra dell’azienda.
Startup Living Carbon has developed enhanced trees that can grow faster and store more carbon than trees grown naturally 🌳 pic.twitter.com/K5cdoHSUzQ
Living Carbon deve ancora pubblicare articoli sottoposti a revisione scientifica; i suoi unici risultati riportati pubblicamente provengono da una sperimentazione in serra che è durata pochi mesi. Questi dati hanno incuriosito alcuni esperti, ma la comunità scientifica si è concentrata anche sui possibili effetti negativi che riguardano l’immissione di specie alterate fra alberi normali e i rischi dovuti all’adattamento di animali e insetti ai nuovi arbusti. “I pioppi utilizzati da Living Carbon sono tutte femmine, quindi non possono produrre polline. Potrebbero essere impollinati da altri pioppi di varianti selvatiche, ma normalmente non si incrociano con le specie native nel sud degli Stati Uniti – ha spiegato il ricercatore forestale Giorgio Vacchiano durante una puntata del podcast News dal pianeta Terra –. Le tecnologie di miglioramento genetico potrebbero fornire un supporto importante all’utilizzo di alberi e foreste per la mitigazione all’adattamento alla crisi climatica, a patto di effettuare un monitoraggio attento per individuare subito eventuali effetti ambientali indesiderati”. Fra le possibili condizioni sfavorevoli, il rischio di outcrossing, in cui i geni degli alberi modificati passano nelle piante selvatiche e in altre colture, creando potenzialmente nuove specie invasive o alterando gli ecosistemi esistenti, nonché una riduzione di altri tipi di piante, in particolare specie autoctone e in via di estinzione. Esiste inoltre un potenziale danno per la salute umana se gli alberi biotech producono allergeni, tossine o agenti cancerogeni che possono colpire le persone che consumano i loro prodotti o entrano in contatto con essi.
La prova sul campo
I test nella serra hanno riportato che i pioppi modificati sono cresciuti fino al 53 per cento in più in cinque mesi rispetto a quelli non modificati, catturando il 27 per cento in più di anidride carbonica, secondo una dichiarazione dell’azienda. A febbraio 2023, i dipendenti della startup hanno piantato filari dei nuovi pioppi nel sud della Georgia, dando il via alla prova sul campo di cui si avranno i risultati nei prossimi mesi.
Ora, l’azienda spera di iniziare a breve altre prove sul campo in località come l’Oregon e la Pennsylvania per ottenere successi simili a quanto avvenuto in laboratorio. Attualmente il team si concentra sulla semina nei terreni privati. Nel 2021, Living Carbon ha ricevuto una sovvenzione di 500mila dollari dal Dipartimento dell’energia statunitense, che si vanno ad aggiungere a un round di investimenti pari a 36 milioni di dollari. Gli introiti dimostrano l’interesse pubblico e privato verso gli alberi bioingegnerizzati che potrebbero rimuovere miliardi di tonnellate di anidride carbonica dall’atmosfera una volta piantati su larga scala. Se la prova sul campo si rivelerà valida e gli effetti negativi saranno considerati adeguatamente, gli alberi bioingegnerizzati – la richiesta di Living Carbon è di non definirli geniticamente modificati – potrebbero arrivare nelle foreste, cambiando l’altezza degli alberi e contribuendo alla lotta per il clima.
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