Il gatto deve essere accompagnato con intelligenza verso il fine vita. Ma basta poco per rendere la sua terza età più agevole e accettabile.
L’olfatto e gli animali: è solo questione di fiuto
L’olfatto nel cane è un senso importantissimo, sempre in grado di fornirgli continuamente importanti informazioni necessarie alla vita e alla sopravvivenza.
L’organo dell’olfatto nel cane è costituito dal naso o, più specificamente, dalle cavità nasali. Queste sono rivestite da una tonaca simile alla pelle più esterna, ma che a differenza di quest’ultima è sempre umida e molto più fragile. Tale rivestimento prende il nome generale di mucosa respiratoria. Accanto a questa, però, c’è una mucosa più “specializzata” caratteristica delle fosse nasali proprio perché responsabile dell’attività sensoriale olfattoria e che per questo motivo prende il nome di mucosa olfattiva. Ma facciamo un passo indietro. Spiega la dottoressa Michela Galgano, medico veterinario: “Gli organi di senso forniscono all’animale continue e preziose informazioni sull’ambiente esterno e interno. Sono generalmente strutture complesse, provviste di cellule recettrici capaci di trasformare lo stimolo in un messaggio nervoso che raggiunge la ‘coscienza’ del quattrozampe all’interno dell’encefalo.Bisogna ricordare che esistono vie nervose specifiche per ogni singolo organo sensoriale, cosa che si traduce in un’elevatissima sensibilità del nostro amico peloso”.
È tutta questione di… olfatto
L’olfatto, così come il gusto, è un senso chimico: le sue cellule recettrici interagiscono con stimoli di natura chimica e sono dette chemocettori. Questi recettori sono situati nella mucosa olfattiva o di Schultze, che tappezza, per un’estensione variabile, soltanto la regione supero-posteriore (dorso-caudale) delle cavità nasali. Questa mucosa si differenzia da quella più propriamente respiratoria (mucosa di Schneider) per il colore giallo, per l’assenza di “cilia” e la presenza di ghiandole particolari, dette ghiandole di Bowman.
Comunque sia, è fuor di dubbio che il numero delle cellule recettrici e l’estensione della mucosa olfattiva sono tanto maggiori quanto più sensibile appare l’animale dal punto di vista olfattivo. “Ciò significa – spiega la veterinaria – che la quantità di recettori olfattivi è indipendente dalla mole somatica di un animale”. Infatti, il numero di cellule sensoriali nel cane tocca la cifra di 225 milioni; nell’uomo, invece, esse sono soltanto 15-20 milioni.
Curiosità sull’olfatto negli animali
Quando si parla di olfatto è importante sapere che:
- I recettori olfattivi sono privi di “cilia” in quasi tutte le specie animali, ma esperimenti condotti sulla tartaruga sembrano dimostrare che la loro asportazione non modifica sensibilmente la capacità olfattiva.
- Il numero dei recettori olfattivi nel coniglio è di 100 milioni.
- Il pigmento giallo che caratterizza la mucosa olfattiva è contenuto nelle ghiandole di Bowman, nelle cellule basali e di sostegno, ma non nei chemocettori.
Ciascuna specie animale è più o meno dotata in funzione delle sue caratteristiche etologiche. È il caso dei predatori e delle prede: gli uni più muniti di fiuto per individuare la preda anche in lontananza, le altre di vista e udito per accorgersi tempestivamente del pericolo. Ma non è tutto. Le specie più in basso nella scala zoologica, come rettili e anfibi, sono dotati di un particolare organo sensoriale (chiamato organo vomero-nasale o di Jacobson). Questa piccola struttura tubolare a fondo cieco è localizzata nello spessore dell’osso incisivo del cranio e si apre con due piccoli forellini nella cavità orale, proprio sopra gli incisivi superiori. La sua funzione, ancora poco conosciuta, sembrerebbe consistere nella possibilità di odorare il cibo già posto in bocca. Negli animali superiori, invece, in cui l’odorato è ben sviluppato, l’organo di Jacobson non svolge più le quotidiane funzioni olfattive. Tuttavia, nei carnivori (cane e gatto) e soprattutto nel cavallo, questo particolare organo sembrerebbe avere un ruolo importante durante la stagione estrale degli accoppiamenti. Durante il calore, infatti, il cavallo si mostrerebbe a bocca aperta, in una smorfia caratteristica, nota con il nome di “Flehmen”, che gli consentirebbe di percepire meglio l’odore dell’urina delle femmine recettive per l’accoppiamento. Nel gatto, invece, il Flehmen si osserverebbe soprattutto in situazioni di caccia. A tutti sarà capitato di vedere un gatto domestico cercare di catturare una mosca: la bocca è semiaperta, muove le vibrisse rapidamente e si percepisce quel verso caratteristico, simile forse a uno stridio di denti. Riguardo al naso del cane, un’ultima curiosità: la sua superficie esterna di solito si presenta bruna, pigmentata. Dagli addetti ai lavori è comunemente chiamata “tartufo” e, data la presenza di numerosi solchi e cripte posizionati in modo caratteristico per ogni individuo, costituisce l’impronta digitale ed il segno di riconoscimento di ciascun cane.
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