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A metà novembre il 10 per cento della popolazione regionale di cormorani sarà abbattuto per “salvaguardare la pesca”.
In Lombardia saranno uccisi 993 cormorani (Phalacrocorax carbo) per “tutelare le specie ittiche di pregio”. Questi uccelli sono infatti straordinari pescatori, e la regione teme abbiano un impatto eccessivo sulle popolazioni ittiche, di cui pare dunque possano beneficiare esclusivamente predatori molto meno abili ma ben più influenti, i pescatori. La giunta regionale ha approvato, anche quest’anno, un piano che prevede l’abbattimento di circa il 10 per cento della popolazione lombarda di cormorani. La caccia a questi uccelli acquatici, i cui numeri, dopo decenni di persecuzioni, sono tornati a crescere negli ultimi trenta anni grazie alle leggi di tutela, è iniziata l’1 ottobre 2019, si protrarrà fino al 15 marzo 2020 e riguarderà le province di Como, Varese, Lecco, Bergamo e Brescia.
Il cormorano è specie protetta, sia dalla Convenzione di Berna che dalla legge italiana n. 157 del 1992. Da anni però questi animali sono vittime di diverse campagne di abbattimento a causa dei conflitti con le attività umane. La regione Lombardia, insieme all’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha autorizzato il controllo selettivo di questi animali proprio per “salvaguardare la pesca – ha spiegato l’assessore all’Agricoltura alimentazione e sistemi verdi Fabio Rolfi – . La presenza eccessiva di cormorani sta danneggiando la pesca sportiva e professionale in Lombardia”.
La cosa grave è che Rolfi, stando alle dichiarazioni, sostiene che il cormorano sia una specie alloctona. “È necessario difendere l’ecosistema dall’effetto devastante delle specie alloctone in sovrannumero”, ha affermato l’assessore. Naturalmente non è così, i cormorani sono predatori autoctoni che ricoprono un importante ruolo ecosistemico. Se i nostri ambienti fluviali e lacustri versano in condizioni di degrado e la loro biodiversità è sempre più ridotta, sembra assurdo prendersela con i cormorani, sarebbe piuttosto opportuno volgere lo sguardo verso le dannose attività umane, come ad esempio il reiterato rilascio di specie alloctone di pesci per la pesca sportiva, questa sì, una delle principali cause di perdita di diversità biologica.
La caccia di selezione ai cormorani, oltre che ingiusta, sarebbe anche inutile. È quanto sostiene lo studio Licensed control does not reduce local Cormorant Phalacrocorax carbo population size in winter, pubblicato nel 2013. Gli autori non hanno infatti rilevato sostanziali differenze nei tassi di crescita della popolazione di cormorani tra le aree dove erano stati effettuati gli abbattimenti e quelle dove invece non si erano verificati. Anzi, sembra che laddove la caccia sia stata più intensa anche l’incremento della popolazione era maggiore. “Questi risultati non forniscono prove del fatto che la rimozione dei cormorani su scala locale abbia un effetto sulla dimensione della popolazione a lungo termine – si legge nello studio -. Suggeriscono inoltre che le misure di controllo non abbiano influenzato le tendenze nazionali della popolazione”.
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I cormorani non sono certamente predatori carismatici come lupi e orsi, in grado di calamitare la simpatia dell’opinione pubblica. Che quasi mille esemplari vengano però uccisi, solo per far contento un manipolo di pescatori, nell’indifferenza generale, ci sembra l’ennesimo provvedimento ascientifico adottato dal nostro Paese.
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