Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
London design biennale, dove la sostenibilità non è più utopia
La London design biennale è in corso fino al 27 settembre nella capitale del Regno Unito. Oggetto della rassegna: agganciare l’utopia alla realtà, attraverso la sostenibilità.
Nel 1516 Thomas More pubblica Utopia, il saggio nel quale descrive un immaginario regno abitato da una società ideale. Cinquecento anni dopo, i ruoli che ricoprono il design e l’architettura nel rendere migliori e più vivibili le nostre città sono cambiati. La prima edizione della London design biennale, il cui tema è proprio Utopia by design, cerca di dare delle risposte a queste domande, presentando opere ed installazioni di 37 paesi.
Quali sono i temi della Biennale 2016
Le sale della Somerset House, uno degli edifici storici di Londra, sono luogo di confronto e discussione — fino al 27 settembre — in merito a questioni urgenti di importanza globale, tra cui la sostenibilità, l’inquinamento, la migrazione ed i conflitti, l’innovazione tecnologica, la scarsità di risorse e l’uguaglianza sociale. Non solo è possibile visitare la London design biennale, pagando un biglietto di 15 sterline (circa 17 euro), ma si potrà anche assistere a conferenze e workshop organizzati dai vari paesi partecipanti.
La Triennale (e l’Italia) c’è, con White flag
L’Italia, rappresentata dalla Triennale, è presente col simbolico White flag, utopico emblema di una tregua globale, a cura di Silvana Annicchiarico e Giorgio Camuffo, che hanno hanno chiesto a 20 designer italiani di disegnare una bandiera bianca, simbolo universale di resa. Un’opera in divenire in cui ogni designer dà una sua interpretazione della bandiera bianca che viene sostituita da un’installazione (una scultura, una fotografia o un oggetto), creando così un percorso. Ogni giorno una bandiera scompare e appare un oggetto scelto o progettato dal designer, fino a che rimarrà solamente un percorso di elementi, contemporanea metafora dell’utopia.
Ogni designer dà una sua interpretazione della bandiera bianca che viene sostituita quindi da un’installazione che può essere una scultura, una fotografia o un oggetto, creando così un percorso di installazioni. Ogni giorno progressivamente una bandiera scompare e viene sostituita da un un oggetto scelto o progettato dal designer.
L’Arabia Saudita fa discutere con Water machine
Tra le opere che fanno più riflettere c’è senz’altro Water machine, installazione di Noura e Basma Bouzo, provenienti dall’Arabia Saudita, paese in cui il problema della scarsità di una risorsa primaria come l’acqua è molto sentito. Le due sorelle designer sono anche le fondatrici di Oasis Magazine, rivista volta a celebrare tutto ciò che il mondo arabo e del Medio Oriente ha da offrire: arte, cultura, moda, design, viaggi.
L’opera riproduce un distributore di gomme da masticare all’interno del quale si trovano delle sfere d’acqua e solamente inserendo una moneta nella macchina si potrà ottenere una goccia di questo bene così prezioso. Le sorelle Bouzo non offrono di proposito una soluzione, ma lanciano un monito, riportato su ogni sfera: “E se fosse l’ultima goccia?”.
Santander, laboratorio di smart city
Anche la realtà virtuale gioca un ruolo importante nella progettazione della città del futuro, come in Vr Polis, Diving into the Future, installazione del team spagnolo curato da Maite Cantón, che proietta la città di Santander in un ipotetico prossimo scenario lontano solamente cento anni. Santander è stata scelta sei anni fa dall’Unione europea come “banco di prova” per diventare una città intelligente, una smart city, ed in seguito a questa scelta sono stati installati centinaia di sensori che monitorano i livelli dell’inquinamento dell’aria, del rumore, della temperatura e del traffico. Indossando un paio di visori per la realtà virtuale il visitatore può sperimentare attraverso un video a 360 gradi le strategie sostenibili pensate per la città cantabrica nel 2100, soluzioni che possono essere realizzate in un verosimile futuro.
Alla London design biennale non mancano gli spunti e le proposte concrete, alcune già realizzate. Quando si parla di sostenibilità sembra però ancora presente un divario tra teoria e realtà.
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