È la regione incorniciata dalle montagne più maestose, da verdi prati e laghi cristallini. Nelle sue valli la natura è protagonista e regala tranquillità e benessere. Vi portiamo in Trentino insieme a Valeria Margherita Mosca per riscoprire l’ancestrale rapporto con l’ambiente nel modo più naturale: attraverso i nostri sensi.
Stupore e meraviglia sono i sentimenti che ci colgono dinanzi a un panorama naturale. Il verde brillante dei prati nascenti in primavera, l’abbagliante bianco della neve in inverno, la tavolozza di colori dei fiori, l’azzurro del cielo in una giornata limpida, le sfumature cangianti delle acque dei laghi alla luce. La vista ci permette, grazie a un solo fugace battito di ciglia, di godere di tutta questa bellezza. Un piacere profondo e naturale che in Trentino esplode.
Le montagne ricordano una misura di grandezza dalla quale l’uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla. Per questo siamo attratti dalle montagne.
Tiziano Terzani
Nel nostro viaggio alla scoperta del territorio trentino attraverso i sensi, vi portiamo laddove arte e natura, entrambe creatrici del bello, si sono unite, mescolandosi con armonia e maestria. Dall’amore per la terra e i suoi elementi e dallo spirito creativo, è nata la land art, una forma espressiva contemporanea il cui desiderio ultimo è quello di creare connessioni e fusioni, di eliminare i contenitori, di dialogare. A parlarsi sono la natura dei luoghi, i suoi “materiali”, l’artista e lo spettatore/visitatore. Per meravigliare i nostri occhi e vederne un mirabile esempio, saliamo insieme in alta montagna, in val di Fiemme, un territorio fortemente colpito dalla tempesta Vaia dell’ottobre 2018, dove è sorto RespirArt, un parco di land art che incanta.
Quando vogliamo calmarci, la cosa migliore da fare, spesso, è fermarsi e respirare profondamente. Farlo in alta montagna ha un effetto ancor più benefico. Tra le opere d’arte, ammirando le Dolomiti, diventa un’opportunità irripetibile. RespirArt è nato anche per questo, oltre che per dare vita a un museo a cielo aperto che elimini la dicotomia uomo-natura, come ci racconta il suo direttore artistico e ideatore Marco Nones, artista trentino che con questo progetto ha realizzato un sogno senza fine, in continuo divenire come lo sono la natura e l’arte. “Il rapporto tra uomo e natura non dovrebbe neanche essere necessario. Intendo dire che ciò che chiamiamo natura, dovrebbe includerci. Noi siamo parte della natura stessa. Rimarginare questa rottura, è la mia indagine artistica”.
Insieme a Beatrice Calamari, oltre dieci anni fa, ha trasformato l’area di una località come Pampeago, nota e frequentata soprattutto d’inverno per la pista da sci Agnello dello Ski center Latemar, in un luogo visitato tutto l’anno che si raggiunge appositamente per godere dell’arte fatta con gli elementi della natura, esposta agli agenti atmosferici, messa in mostra nel paesaggio naturale. Ogni anno sono presentate e collocate lungo un sentiero fruibile senza molte difficoltà, nuove opere che vanno ad aggiungersi a quelle già installate in modo da creare così un itinerario di scoperta, fascinazione o solo di naturale e semplice bellezza. “Credo che tutto l’insieme – naturale e artistico del parco – faccia germogliare in chi viene qui una nuova sensibilità. Per alcuni è solo un piccolo momento di gioia, per altri di riflessione”.
Quelle esposte sono creazioni di artisti italiani (ogni anno uno è sempre del luogo, quindi trentino) e stranieri, che si integrano armoniosamente nel panorama e nell’ambiente sopra Pampeago e che mostrano bene come ognuno di noi veda e interpreti la montagna e il suo rapporto con essa. Ogni artista, infatti, ha dato forma a opere mirabili proprio per la loro diversità, che è poi quella della natura. “Il parco è nato libero – racconta Marco Nones – ognuno può dedicare un pensiero a questo luogo. Vale per gli artisti, per i visitatori, per gli abitanti della valle. RespirArt ‘ha fatto bene’ all’arte contemporanea stessa, perché non è semplice cimentarsi ed esporre questo tipo di opere, non immediatamente comprensibili, esplicite; ma anche alle persone della val di Fiemme che sono sempre più ‘educate’ alla bellezza e non bellezza dell’arte contemporanea”.
Il percorso espositivo di RespirArt si snoda lungo circa tre chilometri e l’esperienza può iniziare già dal trekking per raggiungere il parco che parte dalla seggiovia Tresca di Pampeago seguendo il segnavia 514 in direzione chalet Caserina. Ma è possibile andare in quota anche utilizzando la seggiovia Agnello che rimane aperta tutta l’estate. Percorrendo il sentiero di RespirArt le sensazioni saranno sempre cangianti: ci sono opere che sembrano mostrarsi più apertamente, quasi avessero voglia di dialogare con lo spettatore, mentre altre invece quasi si nascondono, mimetizzandosi con la natura. Il bello di quest’esperienza visuale e di cammino è forse proprio il non sapere cosa aspettarsi.
In estate a RespirArt vengono organizzati anche eventi e concerti nel cuore del parco, il Teatro del Latemar, creato da Marco Nones davanti allo chalet Caserina, dove il pubblico si dispone su cubi di larice fra cespugli di rododendri e mirtilli. Nell’edizione dello scorso anno, appena superata la fase critica della pandemia, gli eventi si sono svolti comunque rispettando le norme di distanziamento. Tra quelli di maggior successo, rientrano sicuramente i concerti per solo mucche durante i quali alcuni musicisti di diversi generi musicali si sono esibiti in mezzo alla natura e hanno suonato per le mucche di Pampeago. Un omaggio che gli animali sembrano aver gradito molto. Anche in quest’edizione l’esperimento si ripeterà, ed è un’esperienza da non perdere.
Nel 2021 il direttore artistico ha anche pensato di organizzare, lungo il sentiero che va piano in quota, una mostra temporanea dedicata ai vetri di Murano e ai laboratori che li producono, che durante l’emergenza pandemica si sono trovati in grande difficoltà per la netta diminuzione di richiesta e quindi di produzione.
Un tour di land art
Il Trentino vanta altri parchi dedicati alla land art. Visitarli tutti può diventare un vero e proprio tour tematico ed essere per gli appassionati d’arte il modo per scoprire nuove valli, tradizioni e forme espressive. Tutti espongono opere connesse alla natura e realizzate con materiali naturali.
Arte Sella, in Valsugana è forse il più noto e amato dai turisti di tutto il mondo.
Ledro Land Art, vanta una location davvero suggestiva tra la pineta di Pur e lungo il torrente Assat.
Bosco Arte Stenico, è particolarmente adatto ai più piccoli e alle famiglie vicino alle terme di Comano, fra il lago di Garda e le Dolomiti di Brenta.
Respiro degli Alberi, nell’altopiano di Lavarone, in alpe Cimbra, dove i protagonisti raccontati dagli artisti sono gli alberi.
Un flagello chiamato Vaia
Tra il 26 e 30 ottobre 2018 si è verificato su una vasta area del nord-est italiano (quasi essenzialmente l’area montana delle Dolomiti e delle Prealpi Venete) un evento meteorologico disastroso che ha abbattuto 42 milioni di alberi. Viene comunemente ed erroneamente chiamato tempesta Vaia, ma si tratta invece scientificamente di un uragano, vista la sua forza distruttiva. In particolare, in Trentino il 29 ottobre il vento ha superato i 200 chilometri orari e, in vaste aree, ha provocato danni enormi che sono tristemente visibili. Tutta la regione Trentino, con la sua comunità, ha però reagito subito, mettendo in atto e promuovendo buone pratiche affinché eventi del genere in futuro non arrechino più simili danni. Per questo è nato Trentino Tree Agreement, un progetto che rinnova il patto dell’uomo con la natura e rappresenta l’impegno a praticare e comunicare uno stile di vita sostenibile. Trentino Tree Agreement consiste in una raccolta fondi gestita dalla Provincia autonoma di Trento per ripristinare i boschi andati distrutti in seguito all’anomala ondata di maltempo di fine ottobre 2018. Il progetto vede coinvolti anche comuni e privati. Con una donazione è possibile contribuire alla crescita di uno o più alberi che saranno piantati all’interno delle foreste demaniali nelle aree identificate dal progetto. È possibile, cliccando qui, scoprire come funziona il progetto e fare una donazione scegliendo l’importo più adatto alle proprie esigenze.
Spesso è il contatto con gli elementi che ne palesa per noi l’esistenza. Questo può accadere anche in mezzo alla natura dove molto di ciò che ci affascina nasce dalla terra. Come possiamo entrare in contatto profondo con l’ambiente? Si dice che per fare esperienza occorre “toccare con mano”. Ma non è solo con questa parte del corpo che possiamo provare emozioni e sensazioni. Nel percorso di scoperta della terra trentina, ora è il contatto con il terreno che vogliamo invitarvi a sperimentare: gli alberi, e in genere ogni pianta, si radicano nella terra per cercare la forza necessaria a manifestarsi in tutto il loro splendore. Allo stesso modo l’uomo può, utilizzando il senso del tatto, trarre energia, sostanza, emozioni e nuova vita dall’ambiente. Questa pratica si chiama barefooting ed è un’esperienza tanto naturale e semplice, quanto preziosa ed energica.
Per sperimentarla serve solo liberare quella parte del nostro corpo che ci dona stabilità e forza, i piedi, e renderli lo strumento di contatto e comunicazione con la natura in cui siamo immersi. Il risultato è un generale senso di benessere e un’esplosione di percezioni e sensazioni. In Trentino è ancora più facile sperimentare queste sensazioni, perché ogni elemento ci esorta al contatto: l’acqua che scorre sulle pietre dei ruscelli, l’erba soffice e fresca dei prati, il terreno morbido muschioso o secco per il sole rovente. Partiamo verso la val di Rabbi, in val di Sole, alle porte del Parco nazionale dello Stelvio, dove si trova il primo centro kneipp all’aperto del Trentino. Per connetterci con la terra.
La montagna non è solo nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura.
Paolo Cognetti
Siamo in val di Rabbi, una tipica vallata alpina trentina immersa nel cuore del Parco nazionale dello Stelvio, situata lateralmente alla val di Sole. Si tratta di uno degli ambienti più caratteristici dell’intera provincia di Trento, sia per il paesaggio naturale, che per l’intervento antropico di cui è stata oggetto. Il nome Rabbi deriva probabilmente dal latino medioevale rabius, riferito al carattere impetuoso del torrente che solca la valle, detto Rabbies. Non a caso parliamo delle acque di questa valle, perché sono l’elemento naturale da cui deriva gran parte della sua “fortuna” turistica. Qui infatti, grazie alle proprietà benefiche delle sue acque minerali, si è sviluppato un ottimo centro termale che attrae molti visitatori alla ricerca del proprio benessere.
Chi viene qui spesso vuole vivere l’esperienza offerta in località Valorz, vicino all’abitato di San Bernardo, dove si trova un parco di circa 550 metri quadrati che costituisce il primo centro kneipp all’aperto del Trentino. Ma che cos’è un percorso kneipp? È oggi una delle cure termali più praticate nei centri benessere e prende il nome dall’abate tedesco Sebastian Kneipp che più di duecento anni fa lo ideò quasi casualmente cercando delle cure per la sua malattia. Cominciò a indagare le proprietà guaritrici dell’acqua fresca leggendo il libro “Lezione sulla forza guaritrice dell’acqua fresca” di Johann Siegmund Hahn, sino a sperimentare e verificarne l’efficacia. Di fatto, si immergeva ogni giorno nelle acque fredde del Danubio per pochi istanti, poi si rivestiva e correva subito a casa per contrastare il raffreddamento. Continuò a lungo e sperimentò che l’alternare del contatto del corpo con acqua fredda, tiepida e calda gli dava un tale giovamento psicofisico da arrivare a guarirlo dalla tubercolosi, di cui soffriva. Accertò anche benefici alla circolazione sanguigna.
Chi è Valeria Margherita Mosca
Scoprire il Trentino anche grazie alla passione e all’esperienza di Valeria Margherita Mosca è un’opportunità che non potevamo lasciarci scappare. Cresciuta a contatto con la natura e gli sport outdoor, Valeria è oggi forager, guida escursionistica e ricercatrice ambientale. Con grande intuizione e mossa da dirompente entusiasmo, ha fondato nel 2010 wood*ing wild food lab, un laboratorio di ricerca e sperimentazione basato sui concetti di sostenibilità, cooperazione e tutela ambientale e sull’utilizzo del cibo selvatico per la nutrizione umana. Un esempio unico in Italia che tuttora dirige. Lavora a stretto contatto con diverse organizzazioni nazionali e internazionali nel campo della sostenibilità alimentare e della tutela ambientale. Tutto ciò che Valeria fa ha un senso profondo, e naturale. Il Trentino ha saputo stimolare i suoi sensi: a voi il racconto delle sue emozioni e delle sue impressioni dopo essere venuta a contatto con questo ambiente e con la sua natura così autentica.
Ho sentito una sensazione di leggerezza e di benessere dopo aver fatto il percorso kneipp. Mi è piaciuto molto essere a contatto con gli elementi naturali di questa bellissima terra
Valeria Margherita Mosca
Margherita De Carli, naturopata delle Terme di Rabbi spiega: “È una park therapy quella che proponiamo, i cui benefici sono immediatamente percepiti e anche prolungati se si pratica con costanza. Ci sono visitatori che tornano ogni anno dopo averne fatta esperienza. Io consiglio di intraprendere il percorso la mattina e di farlo lentamente soffermandosi sulle diverse percezioni. Ogni texture, ogni elemento naturale, ci regala sensazioni diverse e anche le differenti condizioni atmosferiche conferiscono ogni volta nuove emozioni. È bene sapere che proprio ciò che inizialmente ci crea fastidio – cioè lo shock termico tra l’acqua gelata del ruscello e i sassi roventi sotto il sole – è quel che ragala i maggiori benefici. Una volta superato, sarà piacevolissimo fare barefooting e camminare seguendo tutto il percorso kneipp”.
L’acqua quindi come cura non solo del corpo, ma anche dello spirito, specie se un percorso viene fatto all’aria aperta, in una valle, tra le montagne, come accade in val di Rabbi. Un’attività di cui tutti possono fare esperienza. L’ingresso al parco costa solo 3 euro, e l’unica regola da osservare è quella di togliersi le scarpe (e magari spegnere il cellulare) per vivere al meglio il percorso e dunque il contatto con l’acqua del rio Valorz, con tutti gli elementi di cui è composto il “tragitto” della salute. Acciottolato, sassi, cortecce, erba, diverse profondità, temperature, tutto serve a regalare un generale senso di benessere semplicemente camminando. Meraviglioso nella sua semplicità.
A piedi nudi in Trentino
Sono tanti i luoghi dove praticare barefooting nelle valli trentine. Tutti offrono la possibilità di entrare in stretta connessione con la natura e ricavarne un profondo senso di benessere psicofisico. Oltre che una grande carica energetica.
A Bellamonte nei boschi della val di Fiemme in un vero percorso sensoriale.
Nell’Alpe Cimbra per sentire a piedi scalzi ogni battito della terra.
Nella zona di Madonna di Campiglio, il Dolomiti natural wellness con i piedi fra le acque di torrenti e ruscelli fra le Dolomiti di Brenta.
Quando ci immergiamo nella natura, specie nei boschi, percepiamo grazie all’olfatto una gamma di profumi e odori capaci di metterci in contatto con l’ambiente in cui stiamo respirando ma anche con la nostra sfera dei ricordi. Per ottenere tutto questo basta inspirare ed espirare, lentamente. Proprio attraverso il respiro, e quindi il naso, con un atto tra i più spontanei, riusciamo a essere parte del luogo in cui ci troviamo. Il rilassamento e il senso di rinvigorimento sono solo alcuni degli effetti benefici derivanti dal fare una passeggiata in montagna, respirando nei suoi boschi.
Sulle montagne si trova la libertà!
Friedrich Shiller
Quest’esperienza, naturale e semplice, oggi viene ricercata da molti che faticano ad abbandonarsi e a concentrarsi sul respiro. La chiamano forest bathing, perché occorre lasciare tutto e immergersi completamente negli elementi della montagna; i profumi e gli odori sono intensi e persistenti e resteranno nella memoria a lungo. La resina, i fiori, il terreno, la pioggia, e persino il sole e l’acqua hanno tutti un odore che azzera altre distrazioni e chiede attenzione. Resterà solo il ricordo dell’esperienza della calma e della tranquillità, regalate dal bosco e dai suoi profumi. Quella del forest bathing è un’attività lenta e meditativa da vivere da soli o guidati da chi può raccontarci quale siano i benefici del nostro semplice respirare. Il Parco del Respiro, a Fai della Paganella, è uno dei luoghi perfetti in Trentino per fare questa esperienza.
Il nome con cui tutti ora ne parlano è inglese, forest bathing, ma in realtà questa pratica è nata in Giappone col nome di “Shinrin Yoku” dove è molto diffusa come anche in altri paesi dell’estremo Oriente. È un’esperienza semplice da intraprendere ma regala grandi benefici psicofisici. Consiste in ripetute e consecutive passeggiate nel bosco, in modo da respirare per diverse ore l’aria naturalmente arricchita delle sostanze volatili terapeutiche emesse da alcune specie di alberi. Si chiamano monoterpeni quelle più benefiche, capaci di determinare un aumento del numero e dell’attività dei nostri linfociti, in particolare di quelle cellule (linfociti natural killer) deputate al controllo dei virus e dei tumori. Tutto semplicemente camminando nei boschi dove la mente, grazie alla riduzione degli ormoni dello stress, al miglioramento dell’umore e delle capacità cognitive, respira aria nuova. E con lei trae giovamento il corpo, con il miglioramento del sistema cardiovascolare, e un’azione positiva su tutto il sistema immunitario. Alcuni alberi emettono più sostanze benefiche di altri, per esempio i faggi, di cui i boschi intorno a Fai della Paganella, nella zona di Andalo e Molveno, sono ricchi. Anche l’abete rosso ha capacità emissive buone, così come il pino silvestre e il larice, mentre l’abete bianco compensa la sua modesta emissione con una grande quantità di foglie (aghi) che lo avvicinano ai potenziali salutari delle altre conifere. Dunque, è anche la quantità di foglie che conta, perché i monoterpeni derivano dall’attività fotosintetica delle piante: un bel bosco maturo, con alberi ben sviluppati e dalla chioma espansa è garanzia di efficacia per il “bagno di foresta”. Quindi la faggeta è meno efficace d’inverno, quando i faggi non hanno le foglie (ma il Parco del Respiro è un buon misto tra faggio e abete rosso), mentre è molto potente a fine primavera-estate, quando la sua foliazione è al massimo. E poiché la fotosintesi avviene anche in funzione della quantità di luce che raggiunge il fogliame, un bosco ben esposto al sole e con sprazzi luminosi che penetrano fino al suolo creando il magico effetto che tanto ci affascina, è di sicuro un luogo eccellente.
Per scoprire più profondamente il Parco, si può scegliere di farsi guidare da un accompagnatore di media montagna come Samuele Bertò che spiega: “Da studi fatti emerge che camminando 10/12 ore a settimana all’interno del bosco si hanno i primi benefici. Si registra una regolazione della pressione sanguigna, del battito cardiaco, la diminuzione dello stress e si rinforza l’intero sistema immunitario. Ciò che facciamo qui al Parco del Respiro è ancora di più, è un bagno di foresta: ricerchiamo il presente. Il nostro cervello infatti ha due canali, quello futuro e passato e quello del presente. Tutti noi siamo concentrati sul primo mentre non ci soffermiamo mai sul momento presente. Qui possiamo riuscire a farlo grazie al respiro, all’attenzione, alla curiosità”. L’esperienza di vivere questo bosco guidati da esercizi di meditazione, concentrazione e attenzione è davvero sorprendente ed è fruibile da tutti richiedendola qui.
Come forager entrare in sinergia con gli elementi naturali è il mio lavoro, ma fare forest bathing mi ha spinta a cercare ancor di più il rapporto intimo con la natura, perché ne ho percepito da subito i benefici
Valeria Margherita Mosca
Il Parco del Respiro è formato da 4 sentieri: il sentiero dell’otto, molto semplice, caratterizzato da bellissimi scorci panoramici sulla valle dell’Adige con coltivazioni dedicate a vite e melo; il sentiero dei belvedere con i paesaggi spettacolari delle montagne di Trento, la Paganella, la confluenza fra i fiumi Adige e Noce, la valle di Cembra con i vigneti terrazzati e il gruppo del Lagorai e la valle dell’Adige. Il sentiero dei Reti si chiama così per il nome degli abitanti di Dos Castel, un antichissimo villaggio, tra i più importanti siti archeologici delle Alpi, che rappresenta un raro caso di insediamento in altura. Infine il sentiero acqua e faggi quello ideale per praticare forest bathing, specie d’estate, o per fare un’escursione di mezza giornata con un pic nic in famiglia. Ma anche straordinario per meditare soli o in gruppo. Tra le esperienze nuove e naturali da vivere al Parco del Respiro di Fai della Paganella c’è sicuramente quella di abbracciare un albero. Si tratta di un’attività che può sembrare bizzarra, ma è sicuramente benefica perché crea un contatto empatico con la natura e con la terra in particolare dalla qualle nasce tutto e crea energia. Sono tanti i visitatori che fanno una sosta nei pressi di due alberi in particolare ai quali è stata attribuita una salutare azione energetica: il faggio magico e il grande abete rosso. Non stupitevi quindi se vedrete qualcuno fare tree-hugging, ma anzi, unitevi a lui! Dopo una camminata nel Parco del Respiro, oltre a un generale e diffuso senso di benessere, rimarrà il ricordo dei profumi e degli odori del bosco che accompagnano in quest’esperienza di immersione nella natura.
Dove respirare natura e immergersi nei boschi
In ogni bosco del Trentino è possibile praticare forest bathing, sia autonomamente che guidati da chi ne è esperto, ma alcuni territori hanno una flora particolarmente adatta per farne esperienza.
Sembra un senso “semplice” quello del gusto. Lo usiamo ogni giorno con una tale spontaneità che spesso dimentichiamo di percepire a pieno ciò che gustiamo. Invece il gusto è un senso ricco e completo, che porta con sé un mondo di percezioni. Strettamente collegato all’atto del mangiare, il gusto esplora le informazioni che ci arrivano dai cibi che la terra offre. E che comunicano molto più del loro sapore, ma ci parlano di storia, cultura e tradizioni di un territorio. L’esperienza che vogliamo proporvi in Trentino, dove i prodotti della terra sono tra i più rigogliosi e saporiti, è nuova ma ancestrale, potente ma semplice. Vi portiamo nei boschi, tra gli alberi, lungo i fiumi e ovunque ci sia vita e vi invitiamo a guardarvi attorno con occhi diversi per andare alla ricerca della biodiversità vegetale che vi si nasconde, per coglierla e assaggiarla.
Non c’è niente di più bello che la bellezza dei boschi prima dell’alba.
Raymond Carver
Si chiama foraging questa pratica, che permette, senza danneggiare la natura, di procurarsi il cibo selvatico che cresce spontaneamente negli ambienti naturali più diversi. Alimenti che possono essere consumati crudi o cotti, anche abbinati ad altri ingredienti. Praticando il foraging, il piacere, oltre a quello di gustare qualcosa di buono e naturale, è di essere artefici di tutto il processo, dall’individuazione corretta alla raccolta, alla preparazione, fino al consumo. Da eccellenti prodotti della terra, grazie alle sapienti mani delle comunità locali, nascono prodotti enogastronomici di grandissima qualità che raccontano e rappresentano le peculiarità di ogni valle e ne esaltano le caratteristiche. Un viaggio alla scoperta del vero gusto di montagna.
Quante volte in montagna, magari durante un trekking in famiglia, ci si è fermati a raccogliere e gustare un mirtillo o un lampone? Anche quello è foraging. Ne sentiamo parlare sempre più spesso ma è difficile dire dove e quando sia nata questa pratica. In realtà probabilmente esiste da sempre. Cogliere erbe e frutti spontanei è qualcosa a cui siamo abituati da tempo, specie in montagna e campagna, ma forse oggi ciò a cui si assiste è un passaggio ulteriore, quello che vede l’utilizzo di questi ingredienti naturali all’interno delle cucine dei ristoranti, specie se stellati.
Sono molti infatti gli chef – tanti nel nord Europa – che mettono a punto e propongono nei loro locali menù dove utilizzano esclusivamente alimenti selvatici raccolti grazie al foraging. Alcuni di loro sono appassionati di quest’arte che praticano in prima persona. Curiosamente, il termine italiano che può sostituire foraging, alimurgia, significa “scienza che riconosce l’utilità di cibarsi di determinate piante selvatiche che sono edibili, soprattutto in tempi di carestie o semplicemente per scopi salutistici”. Oggigiorno però chi decide di praticare foraging, o chi sceglie di andare in un locale dove vengono utilizzati e trasformati questi alimenti, non lo fa certo perché mosso da penuria di cibo, ma più per una questione etica, esperienziale ed ecologica.
Il cibo selvatico è una risorsa importantissima sia dal punto di vista culturale che ambientale. Fare foraging ci insegna a utilizzare l’ambiente come risorsa ma a farlo nel rispetto più totale
Valeria Margherita Mosca
Il fattore salutistico c’è ma non è predominante: per molti raccogliere bacche, licheni, funghi, frutti, radici rappresenta soprattutto un modo per entrare in connessione con la natura. Spesso gli estimatori del foraging sono attenti all’ambiente, lo rispettano e lo “sfruttano” seguendo regole che loro stessi si danno. La pratica poi non termina nei boschi con la raccolta ma anzi, prosegue in cucina con l’elaborazione di piatti più o meno semplici – da un semplice infuso sino a pietanze strutturate e di alta cucina – che culmina con la degustazione finale. Tutto il processo rientra in una sorta di attività di turismo esperienziale che ultimamente viene proposta in masi, malghe e strutture simili dove esperti di questa pratica guidano i turisti che ne sono incuriositi. È giusto ricordare quanto sia pericoloso raccogliere e consumare i prodotti che la natura offre senza conoscerli a fondo: per “darsi al foraging” in modo sicuro occorrono competenze e conoscenze specifiche, che in montagna vengono per lo più tramandate di generazione in generazione. Ogni valle ha dunque i suoi preziosi doni da scoprire, ma i segreti per farlo sono gelosamente custoditi dalla gente del territorio. E dai forager.
Cosa cogliere in primavera ed estate in Trentino
Ogni stagione dà i suoi frutti e chi pratica foraging nelle valli trentine ha molte sorprese che lo aspettano nei boschi e nei prati.
La sfera dei suoni della nostra vita cambia molto a seconda di dove ci troviamo, di dove viviamo. Costretti a essere circondati dai rumori, cerchiamo con frequenza luoghi in cui rifugiarci per riposare il nostro udito e con lui la nostra mente.
Scegliere le montagne del Trentino significa regalarsi il bene prezioso del silenzio: un break tra le sue valli e i suoi luoghi non ci regala solo l’assenza di rumori ma anche la bellezza e l’ascolto dei suoni della natura. Sono tra i più melodiosi e meravigliosi di cui fare esperienza: il rumore dell’acqua, delle cascate e dei ruscelli, quello degli animali come le marmotte, o degli uccelli, i più vari. E ancora: il vento, la pioggia… ma per sentirli occorre predisporsi all’ascolto. Con calma e pazienza.
Questo territorio si presta a essere il palcoscenico perfetto per il suono degli strumenti più diversi che, tra le alte vette e le strette o ampie valli, risuonano come in un teatro a cielo aperto. Una delle esperienze più belle che si possano provare, specie se si ama la musica, è partecipare a uno dei concerti de I Suoni delle Dolomiti, la manifestazione che da anni regala l’estasi dell’ascolto musicale in uno dei panorami più belli al mondo: le Dolomiti, Patrimonio dell’umanità Unesco. Il nostro viaggio fa tappa tra le montagne più scenografiche del Trentino accompagnati da intermezzi di note straordinarie suonate da artisti di prestigio.
Dopo il silenzio, ciò che meglio descrive l’inesprimibile è la musica.
Aldous Huxley
Chiunque abbia vissuto almeno una volta l’esperienza di assistere a un evento de I Suoni delle Dolomiti, ne rimane estasiato. Difficile non voglia tornarci. È un mix sublime e perfetto quello creato, più di 25 anni fa, dagli organizzatori di questo festival. Ne abbiamo parlato con il suo direttore artistico, il maestro Mario Brunello, che è anche un noto e apprezzato violoncellista di fama internazionale.
“Sin dall’inizio del progetto, la Regione Trentino ha voluto puntare fortemente sul valore che ha vivere la montagna attraverso l’arte e non attraverso lo spettacolo. È una grande differenza. Chi partecipa al nostro festival fa esperienza delle Dolomiti attraverso l’arte. Non abbiamo mai spettacolarizzato gli eventi. E anche gli artisti che si sono esibiti negli anni sono stati sempre scelti appositamente per questo tipo di esperienza musicale: quindi devono credere profondamente nel suonare all’aperto, in mezzo al pubblico, nella condivisione, nel potere del camminare insieme, in mezzo alla natura”.
La formula vincente è semplice, la programmazione si estende per più settimane durante l’estate e in diverse valli e località del Trentino. Quest’anno, l’anteprima del festival si terrà il 15 luglio alle 12 sull’altipiano di Lavazé, in Val di Fiemme: questo luogo, profondamento segnato dal passaggio della tempesta Vaia, testimonia anche gli importanti sforzi fatti per ricostruire il sempre più fragile equilibrio fra uomo e natura. Gli altri appuntamenti si concentreranno fra il 23 agosto e il 24 settembre, una scelta nuova per incoraggiare la scoperta delle montagne trentine al di fuori delle settimane estive, quando i sentieri e i pascoli sono già molto frequentati. Una decisione in linea con l’anima più green del festival e con il messaggio di sostenibilità che da sempre accompagna la kermesse.
L’offerta musicale è ampissima e abbraccia ogni genere in modo da essere un festival davvero inclusivo. Ma non vi partecipano solo musicisti e cantanti: negli anni si sono esibiti volti del teatro, della letteratura, del cinema e in generale della cultura i cui reading vengono accompagnati dalle note che risuonano tra le Dolomiti. L’eccezionalità sta proprio nelle montagne: un palcoscenico unico al mondo che lascia senza fiato. Si può scegliere di partecipare a un’alba e quindi di muoversi quando ancora il sole non è sorto, lungo un sentiero, insieme ai musicisti e ad altri camminatori, per raggiungere insieme la vetta e poi godere di musica, sole e pace del primo mattino (L’alba delle Dolomiti), oppure prendere parte a uno dei numerosi eventi che solitamente si svolgono alle 12 in punto. Non ci sono posti a sedere, se non quelli naturali – il prato, i massi – e tutto è gratuito. Ciò che serve è solo la predisposizione all’ascolto. L’attenzione ai suoni della natura e a quelli degli strumenti, alle parole recitate e raccontate.
A questo proposito aggiunge ancora il maestro Brunello: “A I Suoni delle Dolomiti si ritrovano amanti della musica e della montagna: due grandi passioni per le quali vale la pena camminare. E l’esperienza personale che ne deriva è potente, perchè potente è la condivisione che spesso sfocia anche nell’avere parte attiva nell’evento: più di una volta infatti è capitato che insieme agli spettatori decidessimo dove suonare. Si è tutti sullo stesso piano perché si segue il medesimo sentiero. Non esiste più il palcoscenico, il foyer, la platea”.
All’ombra delle Pale di San Martino, tra le cime del gruppo del Brenta o del Lagorai, del Catinaccio o del Sassolungo artisti e spettatori si mischiano e si uniscono grazie alle comuni passioni eliminando la distanza tra performance e fruizione e dando vita invece a un dialogo possibile solo attraverso le arti. Lo scorso anno è stato il primo dopo moltissimi senza musica e parole diffuse nelle valli: la voglia di tornare in cima ed essere parte di questo festival è tanta. “Mi aspetto – termina Mario Brunello – che ci sia un rinnovato desiderio di condividere la musica, non solo di fare una gita. A questo sono dovute le novità dell’edizione che sta per iniziare. La massa non si sposa bene con il nostro festival. Meglio pochi ma buoni, anzi…tantini ma buoni! Cosa ancora non è stato fatto a I suoni delle Dolomiti che vorrei prossimamente? Pensavo che sarebbe bello che i musicisti si ritrovassero da qualche parte in montagna arrivando da posti diversi. Avrebbe un grande significato simbolico”.
La montagna dunque aspetta di vibrare ancora. La musica ad alta quota de I Suoni delle Dolomiti non si ferma, ma le modalità per accedere ai concerti sono cambiate ed è necessario seguirle con scrupolo per la propria e altrui sicurezza e per il rispetto che da sempre il festival dedica all’ambiente in cui si svolgono. Un volta scelto l’evento a cui si desidera assistere consultando il vasto programma, ecco i passi da seguire e le norme da conoscere.
Come partecipare all’edizione 2021 del festival
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Il viaggio attraverso i cinque sensi alla scoperta del Trentino è terminato qui su LifeGate per iniziare nel modo più coinvolgente: partendo e raggiungendo al più presto i suoi boschi incontaminati, le valli rigogliose, le vette maestose, i fiumi e i laghi incantati, i borghi storici e il suo popolo fiero. Ad aspettarvi troverete ciò che desiderate: la possibilità di fare esperienze uniche e indimenticabili a contatto con la natura, i suoi elementi e la sua energia. In Trentino potrete regalarvi il bene più prezioso: il benessere.