Ha 300 anni e può essere visto persino dallo spazio. È stato scoperto nel Triangolo dei Coralli grazie a una spedizione della National Geographic society.
Il pollice verde delle lontre marine
Le lontre marine fanno bene alle piante acquatiche: ne aumentando la diversità genetica nonostante la loro presenza possa sembrare distruttiva.
Nei fondali oceanici canadesi, lungo le coste della Columbia Britannica, la lontra marina va a caccia di vongole nascoste sotto la sabbia. Per trovarle scava il fondale, distruggendo tutto quello che si trova tra lei e la preda. Le praterie subacquee rigogliose di zostera marina, una pianta acquatica, vengono cosi scombussolate dall’irruento arrivo della lontra che, dopo la caccia, lascia il fondale pieno di avvallamenti e buchi nella vegetazione. Si potrebbe pensare che un fondale così disturbato, a confronto con un fondale intatto, non goda di ottima salute. Ma nello studio “The benefits of disturbance” pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori hanno affermato esattamente il contrario: il disturbo della lontra è positivo per le praterie di zostera.
La scomparsa e la reintroduzione della lontra
La lontra marina (Enhydra lutris), piccolo e peloso mammifero, nel corso della sua storia ha subìto un declino fortissimo che l’ha spinta verso l’estinzione. La sua pelliccia, la più folta di tutto il regno animale, era merce molto ambita per i coloni europei del 1800 che cacciarono e decimarono la sua popolazione, da 300mila a duemila individui. Nella Columbia Britannica erano sparite localmente, mentre oggi gli individui presenti sono tutti discendenti da un unico gruppo reintrodotto negli anni Settanta. Tuttavia, il territorio occupato rimane ancora la metà di quello originario e questa distribuzione irregolare ha fatto sì che molte aree siano abitate dalle lontre ed altre no.
Le lontre aiutano la zostera
Jane Watson, ricercatrice presso l’università di Vancouver, studia da sempre le lontre. Anni fa si è accorta di questa abitudine di caccia distruttiva che, inaspettatamente, si correlava ad una miglior salute delle praterie marine. Si chiese se fosse possibile questa correlazione, cioè che una densità maggiore di lontre favorisca la fioritura delle zostere. Tutto ciò incuriosì, qualche anno più tardi, una sua ex studentessa, Erin Foster, autrice dello studio. Lei e il suo team hanno basato le analisi sulla vecchia ipotesi della dottoressa Watson, quindi una volta raccolti i campioni di dna della zostera, hanno osservato se, nelle aree con una maggior presenza di lontre, la zostera avesse una diversità genetica più alta rispetto alle altre. La distribuzione irregolare delle lontre ha favorito lo svolgimento dello studio, ha permesso infatti ai ricercatori di avere tre differenti aree di controllo: la prima con una presenza centenaria della lontra, la seconda decennale e la terza con una presenza inferiore ai dieci anni.
Perché le lontre fanno bene alle piante marine
Le zostere hanno due modi diversi di riprodursi: sessualmente o asessualmente. Con la riproduzione asessuata vengono prodotti cloni identici, mentre con la riproduzione sessuale la pianta produce fiori che vengono impollinati e, producono semi. Quindi, quest’ultima permette di avere combinazioni genetiche diverse tra le piante, al contrario i cloni hanno tutti lo stesso patrimonio genetico. Come ha spiegato Foster: “La diversità genetica, costruisce la resilienza ai cambiamenti e, considerando le sfide che stiamo affrontando, sarà fondamentale per la sopravvivenza delle praterie di zostera”. Le lontre, foraggiando e disturbando il fondale, spingono le piante a fiorire e produrre semi. Inoltre, i buchi e gli avvallamenti, forniscono più spazio e più luce solare che permette ai semi di depositarsi e germinare. I risultati hanno mostrato che nelle aree con una maggiore densità di lontre la diversità genetica della zostera è più alta del 30 per cento.
Anche la reintroduzione del predatore, come in questo caso la lontra nell’ambiente marino, ha avuto un impatto molto significativo e sicuramente degno di nota per quanto sia stato rapido ed evidente. Fortunatamente, la diversità genetica della zostera le permetterà di essere resistente ai cambiamenti, che purtroppo stanno già colpendo le praterie marine in altre parti del mondo, come il riscaldamento e l’acidificazione delle acque.
Le persone assimilano la perdita di una specie con tristezza solamente perché abbiamo perso l’animale, in realtà perdiamo anche tutte le interazioni che l’organismo controlla.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Tre puntate speciali di News dal Pianeta Terra per parlare del legame tra biodiversità e transizione energetica, con il supporto di A2A.
In Scozia la popolazione selvatica di gallo cedrone conta ormai solamente 500 individui, per questo è stato avviato un piano per salvarla
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Il 21 ottobre è iniziata in Colombia la Cop16, la conferenza delle Nazioni Unite per tutelare la biodiversità del nostro Pianeta.
L’Australia amplia la riserva marina delle isole Heard e McDonald, superando i suoi stessi obiettivi di tutela degli oceani.
Diversi studi hanno rivalutato, nel corso degli anni, il valore delle vespe per la salute umana, grazie al loro contributo per un’agricoltura meno chimica.
I polpi lavorano in gruppo, ognuno con un ruolo ben preciso, per cacciare. Triglie e cernie sono gli “amici” più stretti.