Attivismo, nuove tecnologie, scelte politiche coraggiose: chiudiamo il 2024 con 7 buone notizie sul clima che ci hanno dato speranza.
Louisiana, chi sono i primi rifugiati climatici degli Stati Uniti
L’isola di Jean Charles, a causa dell’aumento dei livelli del mare, è ormai quasi completamente inghiottita dalle acque. La piccola comunità che ci vive è costretta ad abbandonarla.
Nel sud della Louisiana, sull’isola di Jean Charles, vive da secoli una piccola comunità di nativi americani della tribù Biloxi-Chitimacha-Choctaw. Oggi però sono costretti ad abbandonare la loro terra e le loro case per non farvi più ritorno, sono infatti diventati i primi rifugiati climatici degli Stati Uniti.
Un’isola inghiottita dal mare
L’innalzamento del livello del mare, causato dai riscaldamento globale e dall’erosione, negli ultimi sessanta anni ha sommerso circa il 98 per cento dell’isola che è passata dai diciotto chilometri in lunghezza e otto in larghezza degli anni Cinquanta agli attuali tre chilometri di lunghezza e mezzo chilometro di larghezza. Si è reso dunque necessario il trasferimento della comunità, composta da circa quattrocento persone. Lo US department of housing and urban development ha stanziato 48 milioni di dollari per evacuare tutti i residenti dell’isola e trasferirli su un’altra isola, più a nord. Si prevede che l’operazione, etichettata con un eufemistico “reinsediamento”, avrà una durata di due anni.
Le responsabilità dei petrolieri
A peggiorare la situazione causata dal riscaldamento globale c’è l’impattante industria petrolifera, particolarmente attiva in Louisiana. La costante attività estrattiva ha provocato la subsidenza, un fenomeno irreversibile che causa il movimento di abbassamento di una regione. Le lagune della Louisiana sono state stravolte dalla costruzione di migliaia di canali e oleodotti, questo le ha rese molto più vulnerabili ai mutamenti del clima e ai fenomeni meteorologici estremi.
1 centimetro all’anno
Secondo l’agenzia federale statunitense Noaa, (National oceanic and atmospheric administration) il livello del mare sta salendo al ritmo di circa un centimetro all’anno. Si prevede dunque che tra cinquanta anni l’isola di Jean Charles sarà completamente sotto il livello del mare, inglobando non solo le abitazioni dei Biloxi-Chitimacha-Choctaw ma anche importanti siti di nidificazione di alcune specie di uccelli marini.
Chi non vuole abbandonare l’isola
Lasciare la propria casa e la propria terra non è facile, per questo sull’isola abitano ancora settanta persone che al momento rifiutano di andarsene. “Ho vissuto tutta la mia vita sull’isola e ho intenzione di morire qui”, ha dichiarato un’abitante dell’isola di Jean Charles, Hilton Chaisson. Il timore è che quello che sta accadendo in Lousiana non sia che l’inizio e che questa piccola isola abitata da una comunità di nativi americani sia una sorta di finestra sul futuro.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Dal 9 dicembre 2024 è disponibile su tutte le piattaforme di streaming il podcast Bugie! per una corretta informazione sulla sostenibilità.
In caso di allerta meteo, i lavoratori spagnoli avranno diritto a un congedo climatico retribuito che può durare fino a quattro giorni.
Uccello migratore della famiglia degli scolopacidi, il chiurlottello non è più avvistato dal 1995. Uno studio lo considera estinto al 96 per cento.
Finanza climatica, carbon credit, gender, mitigazione. La Cop29 si è chiusa risultati difficilmente catalogabili in maniera netta come positivi o negativi.
Approvato il testo sulla finanza climatica. Al sud del mondo la promessa di 300 miliardi di dollari all’anno: molto meno del necessario.
Mentre i negoziati alla Cop29 di Baku sono sempre più difficili, i paesi poveri e le piccole nazioni insulari sospendono le trattative.
Pubblicati i nuovi testi alla Cop29 di Baku. C’è la cifra di 1.300 miliardi di dollari, ma con un linguaggio molto vago e quindi debole.
Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.