Tornare non è solo il titolo del nuovo film di Cristina Comencini, uscito on demand anziché al cinema. Ma è anche il desiderio di un settore messo in ginocchio dal lockdown. Ne abbiamo parlato con la regista.
Più che cartoline, le canzoni di Lucia Manca sembrano scene di un film
I suoi brani sono come cartoline nostalgiche, scene di un film. Parliamo della cantautrice Lucia Manca. Scopriamo la sua musica e la sua storia. Una cartolina dalla Puglia.
Non troppo lontano da certo entusiasmo, spesso sproporzionato, che avvolge la nuova musica italiana ci sono nomi e storie come quella di Lucia Manca.
Lucia è una cantautrice pugliese, che ha costruito il suo progetto musicale un passo alla volta, partendo da lontano, concedendosi le pause fisiologiche e necessarie a fare le cose per bene.
Oggi Lucia Manca è tra le voci preferite di LifeGate. Le sue canzoni, nostalgiche e sognanti, sono come fotografie dal passato, cartoline appunto. “Scene di un film” che all’improvviso ci sembra di aver già visto, vissuto anche noi. Abbiamo raggiunto Lucia nella sua casa di Guagnano, nel leccese, per farci raccontare come sta trascorrendo questo periodo ma soprattutto per parlare di Attese, Vol. 1, mai titolo fu più azzeccato, il suo nuovo EP, uscito il 12 marzo 2020.
Dove sei in questo momento?
Sono a casa, in Puglia, a Guagnano, vicino a Lecce.
Attese, volume 1, sembra neanche a farlo apposta un titolo perfetto per questo momento storico… Come stai trascorrendo le tue giornate?
Tra alti e bassi, come tutti credo, Ci sono giorni in cui sono tranquilla e ho voglia di scrivere musica nuova e giorni in cui sono completamente assente e chiusa in me stessa. Siamo un po’ tutti in attesa della fine di questo terribile incubo. Mentre scrivevo il disco pensavo ad attese migliori.
Cosa vedi dalle tua finestre?
Io vivo fuori dal paese, fortunatamente le mie finestre guardano alla campagna, vedo tanto verde. Non ho vicini quindi mi sento sempre un po’ isolata: la mia unica vicina è la mia mamma, che vive nella casa accanto.
Pensi che quando la situazione tornerà alla normalità ci saranno cambiamenti?
Sì, credo che ci saranno cambiamenti, spero non in peggio. In questo momento siamo tutti uniti in questa lotta e la musica in queste situazioni rivela la sua natura terapeutica. Mi auguro possa fare la sua parte anche in futuro.
Qual è la prima cosa che ti piacerebbe fare quando tutto questo sarà finito?
Ce ne sono tante: sicuramente fare una lunga passeggiata all’aperto e rivedere gli amici sono in cima alla lista.
Ascolta la playlist realizzata da Lucia Manca per LifeGate su Spotify
Ti ho conosciuto grazie a Mechanics di Jolly Mare: il brano Hotel Riviera, dove canti tu, è uno degli highlight dell’album. Da lì sono andato a cercare altra musica a tuo nome e ho scoperto un album dal taglio più cantautorale…
Il mio primo disco è uscito nel 2011 ed è molto lontano da quello che ho fatto in seguito e che faccio ora. È un genere totalmente diverso, decisamente più folk. Era il periodo in cui ascoltavo dischi e cantanti dalle atmosfere un po’ eteree, come ad esempio Emiliana Torrini.
Come e quando hai iniziato a fare musica?
Da piccolina, così per gioco, spronata, diciamo, da mio padre che aveva una grande passione per il canto. Crescendo, grazie anche al suo supporto, ho iniziato a frequentare scuole di canto, scuole di musica e a 14 anni ho cominciato a cantare nelle prime orchestre jazz. Nel 2006 ho cominciato a scrivere le mie prime canzoni e ho registrato il mio primo EP, contenente tre pezzi. Riascoltarlo oggi mi emoziona molto. È nata così la mia carriera. Anche se tra il primo e il secondo album sono passati quasi sette anni.
Come mai questa “pausa”?
Nel 2014 è venuto a mancare mio padre. Ho fatto molta fatica ad elaborare questa perdita e mi sono un po’ chiusa in me stessa. Piano piano, anche grazie al tour che ho fatto insieme a Populous (per il suo album Night Safari, ndr), ho cominciato a rimettermi in gioco; ma soprattutto ho iniziato a capire cosa volessi esprimere musicalmente. Così è nato Maledetto Benedetto, il mio secondo album.
Dicevamo prima che il titolo del tuo nuovo lavoro, viste le circostanze, non poteva che essere più azzeccato. Quali sono le attese a cui fai riferimento in queste nuove canzoni?
Mentre scrivevo i nuovi brani mi sono resa conta che ricorreva spesso il tema dell’attesa. Mi affascinava l’idea di immaginare ogni canzone come una scena diversa dello stesso film. Molti passano la maggior parte del tempo in una condizione perenne di aspettative: l’attesa di un’opportunità, di una telefonata, di un lavoro, dell’amore della vita. Ho deciso di provare a vivere le mie attese con serenità – nonostante adesso il periodo non sia proprio dei migliori – perché negli ultimi erano diventate un rifugio in cui chiudermi nella speranza che lo spazio vuoto che avevo dentro potesse essere riempito. Col tempo ho capito che non si può aspettare ciò che non può tornare. In questo momento attendo tempi migliori per rimettermi a lavoro, per ricominciare a scrivere nuove canzoni, Attese, volume 2.
Come nascono le tue canzoni?
Mi approccio alla scrittura in modo naturale, senza pormi dei vincoli. Di solito comincio da delle melodie vocali che mi vengono in mente e che puntualmente registro sul cellulare. Il passo successivo è quello di sedermi al pianoforte e cercare di dare loro una forma. Dopodiché le invio a Matilde (Davoli), che ha prodotto sia Maledetto Benedetto che alcuni dei brani di Attese, volume 1, e a Gigi Chord, il mio tastierista. A quel punto loro ci ragionano su, su arrangiamenti e produzione. Mi ritengo molto fortunata a poter contare sul loro aiuto.
Quali sono le tue influenze? Io ci trovo diversi riferimenti alla fine degli anni ’80, a un certo mood balearic che personalmente a me piace molto…
Buona parte della musica che ho sempre ascoltato proviene da quel periodo, si. Devo dire che in questo ultimo EP ci siamo un po’ allontanati dagli anni Ottanta, dai synth. Abbiamo cercato di “svuotare” un po’ il suono.
Le voci femminili che ti hanno maggiormente influenzato?
Sono cresciuta con le grandi le grandi interpreti della musica italiana: Mina, Ornella Vanoni, Mia Martini… Artiste che ascolto tuttora e che esercitano ancora oggi una grande influenza sul mio lavoro. Tra le voci contemporanee, se devo fare un nome, dico Angel Olsen.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Anche le circostanze più difficili si possono affrontare col sorriso. Parola dei Selton, band brasiliana di nascita e milanese d’adozione. Ecco la loro cartolina.
Abbiamo incontrato, seppure solo digitalmente, Giovanni Imparato, in arte Colombre, per parlare del suo nuovo disco Corallo, di questo momento storico e di quello che succederà quando quest’emergenza sarà finita.
Il concerto milanese per Gaza, un successo di pubblico e raccolta fondi, è stata la presa di posizione più forte contro il genocidio della scena musicale italiana.
I Massive Attack hanno chiuso l’edizione 2024 del Todays festival con uno show unico, dove la musica si è mescolata alla mobilitazione politico-sociale.
Dopo quasi quindici anni, il sogno dei fan si realizza: i fratelli Gallagher hanno fatto pace, gli Oasis tornano a suonare insieme.
Long Story Short è il nuovo Ep dell’artista italopalestinese Laila Al Habash. L’abbiamo incontrata per parlare di musica, attivismo e del genocidio nella Striscia di Gaza.
Hard art è il collettivo interdisciplinare fondato da Brian Eno per combattere i cambiamenti climatici e le crisi globali del nostro tempo.
Il progetto Sounds right consente agli artisti di accreditare la natura come co-autrice quando utilizzano i suoi suoni nelle loro composizioni.