Pezzi unici che conservano la patina del tempo e la memoria della loro storia con legni e metalli di recupero: è il progetto di design sostenibile di Algranti Lab.
Lucy, la lampada che illumina casa senza bisogno di elettricità
Sono spesso le intuizioni più semplici a dare i risultati più grandi. È un po’ quello che è successo con Lucy, il primo dispositivo di robotica domestica, capace di illuminare gli interni senza bisogno di elettricità ma semplicemente “catturando” la luce del sole. “L’idea di Lucy è nata a Cambridge dove stavo svolgendo il dottorato in Bioinformatica”,
Sono spesso le intuizioni più semplici a dare i risultati più grandi. È un po’ quello che è successo con Lucy, il primo dispositivo di robotica domestica, capace di illuminare gli interni senza bisogno di elettricità ma semplicemente “catturando” la luce del sole.
“L’idea di Lucy è nata a Cambridge dove stavo svolgendo il dottorato in Bioinformatica”, racconta Diva Tommei, uno dei fondatori della startup Solenica assieme a Mattia Di Stasi. “A causa del clima mi trovavo spesso costretta ad accendere la luce artificiale per illuminare gli spazi dove vivevo. Quei pochi giorni in cui fuori spuntava il sole mi trovavo in ufficio, mentre tutti scendevano in strada per godersi quei rari momenti. Da lì l’idea: volevo trovare una tecnologia tale da potere direzionare il sole che vedevo puntualmente sul davanzale nella mia stanza”.
Come funziona Lucy
Perché allora non sfruttare la luce naturale del sole? “Durante un periodo alla Singularity University della Nasa mi sono resa conto che la tecnologia a base degli eliostati era perfetta per lo scopo”. Da qui dopo svariati test è nato il primo prototipo: un dispositivo capace di rintracciare il sole nel cielo e di rifletterne la luce sempre nello stesso punto grazie alla rotazione di uno specchio.
Una volta posizionato dove si ha della luce solare basta direzionare il puntatore contenuto nella sfera verso il soffitto della stanza che si vuole illuminare e sarà come avere un raggio (potente) di sole sempre puntato al suo interno. Secondo quanto riferisce la startup la lampada sarebbe in grado di “generare la stessa illuminazione di cinque lampadine alogene da 100 watt ciascuna”. Ma, cosa ancor più importante, Lucy non ha bisogno di corrente elettrica, perché si autoalimenta con la stessa luce che riflette, poiché dotata di celle fotovoltaiche.
https://www.youtube.com/watch?v=hm5TUYOuKmU
Il successo su Indiegogo
Dopo il primo investimento di 120mila dollari da parte dell’americana Qualcomm/Techstars, Tommei e Di Stati hanno fondato la società. Fino ad arrivare al primo prototipo: “Fondamentale per noi è stata l’approvazione del nostro pubblico, i sostenitori. Il primo feedback con il pubblico è stato alla Maker faire del 2014 a Roma, dove ci siamo resi effettivamente conto che le persone non solo capivano la tecnologia che presentavamo, ma ne avevano davvero bisogno”, racconta Di Stasi. “Abbiamo quindi coinvolto il pubblico per la creazione del prodotto. Il colore per esempio, i supporti da sviluppare e così via. Lucy è il risultato di tutti i nostri sostenitori e clienti”.
Il passo successivo è stato realizzare una campagna di crowdfunding che ad oggi ha raccolto 292mila dollari. “Più di 1400 persone ci hanno finanziato. La campagna sarà attiva fino al 26 ottobre, in via esclusiva, poiché ci siamo accorti dell’enorme domanda che c’era e abbiamo voluto dare la possibilità alle persone di continuare a pre-ordinare la lampada a un prezzo esclusivo”, sottolinea Di Stasi.
I primi dispositivi saranno pronti nei primi mesi del 2017 e la volontà della startup è quella di mantenere la produzione in Italia. “Il vero made in Italy si è sempre identificato con qualche elemento concreto: un capo d’abbigliamento, un oggetto di design, un’auto”, conclude Tommei. “Per me è molto importante che l’Italia riscopra la sua vocazione a realizzare oggetti anche attraverso le startup”.
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