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L’Ue ribadisce il no alle reti da pesca illegali
Nella pesca professionale si utilizza una rete disposta verticalmente, molto lunga, che viene stesa in mare lasciando che siano i pesci a rimanervi impigliati: il suo nome è rete da posta. Quando anziché ancorata al fondo (fissa) è libera di spostarsi in alto mare seguendo le correnti (derivante), finisce per catturare specie migratorie come tonni
Nella pesca professionale si utilizza una rete disposta verticalmente, molto lunga, che viene stesa in mare lasciando che siano i pesci a rimanervi impigliati: il suo nome è rete da posta. Quando anziché ancorata al fondo (fissa) è libera di spostarsi in alto mare seguendo le correnti (derivante), finisce per catturare specie migratorie come tonni e pesce spada, ma anche delfini, tartarughe di mare e uccelli marini.
Una proposta di Regolamento della Commissione europea intende ora bandirne definitivamente e totalmente l’utilizzo in tutte le acque dell’Unione a partire dal primo gennaio 2015, vietando anche di tenere le reti a bordo dei pescherecci: il precedente divieto, in vigore dal 2002, non è riuscito a fermare la pesca illegale con questo sistema, e secondo la Commissione europea è tempo di elaborare una normativa nuova e inequivocabile al riguardo.
“Benché già esistano norme che vietano l’uso di reti da posta derivanti per la cattura di determinate specie migratorie, questa pratica continua a destare preoccupazioni a causa delle catture accidentali di mammiferi marini, tartarughe di mare e uccelli marini, per la maggior parte protetti dalla normativa dell’UE”, spiega la Commissione.
“La pesca con reti da posta derivanti distrugge gli habitat marini, mette in pericolo la fauna marina e minaccia di compromettere la pesca sostenibile”, ha spiegato Maria Damanaki, Commissaria europea per gli Affari marittimi e la pesca. “Sono convinta che l’unico modo per eliminarla definitivamente sia disporre di norme chiare che non lascino spazio ad interpretazioni. Dobbiamo colmare eventuali lacune e semplificare il controllo e l’applicazione della normativa da parte delle autorità nazionali. Ciò consentirà anche in definitiva di salvaguardare la sussistenza dei pescatori che hanno applicato le norme negli ultimi anni. Il divieto vuole essere un chiaro messaggio che non saranno più tollerate pratiche irresponsabili”.
In una nota congiunta, Marevivo, MedReAct, Legambiente e Lega Antivivisezione hanno accolto con favore la proposta della Commissione europea, commentando con queste parole: “La pesca illegale con le reti derivanti ha costituito per decenni uno dei grandi mali della pesca italiana. Una piaga ben documentata negli anni dagli organi di controllo, dalla Commissione europea e dalle associazioni ambientaliste e che ha già costato all’Italia due procedure d’infrazione e l’inserimento nella lista nera dei Paesi che praticano la pesca illegale redatta dall’amministrazione statunitense. Finalmente dopo anni di denunce, documentate con nomi, matricole, luoghi di infrazione e sequestri che hanno coinvolto tra il 2005 e 2012 oltre 330 pescherecci italiani, la Commissione europea ha riconosciuto che i controlli e le misure di applicazione delle regole esistenti sono fatiscenti e che l’unica soluzione per debellare questa piaga è il bando totale delle reti derivanti”.
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