
Durante un convegno organizzato da CapBus Service e InGenio a Prato, si è parlato di sicurezza nella mobilità del futuro e nell’elettrificazione dei trasporti.
Lo dice il presidente di Lufthansa, il quale propone di importare più carburanti puliti. Di ridurre i voli, invece, non se ne parla ancora.
Circa metà di tutta l’elettricità prodotta in Germania. È la potenza necessaria stimata dal presidente di Lufthansa, Carsten Spohr, per far volare i suoi aerei in modo sostenibile. Durante una conferenza nazionale sull’aviazione tenutasi il 25 settembre a Bonn, il capo della nota compagnia aerea ha spiegato che Lufthansa “avrebbe bisogno di circa la metà dell’elettricità tedesca per convertire in carburante sintetico l’attuale fabbisogno dell’intera flotta”. Insomma, abbastanza da scardinare tutte le speranze riposte nella conversione dell’aviazione tedesca. E non solo di quella tedesca.
I carburanti sintetici, chiamati anche e-fuel, combinano idrogeno e CO2. Per essere considerati verdi, devono essere prodotti da fonti rinnovabili o comunque prive di emissioni. Questi carburanti sintetici fanno parte della famiglia dei cosiddetti “carburanti sostenibili per l’aviazione (Saf)”, insieme ai biocarburanti, gli unici oggi utilizzati, e all’idrogeno verde ancora in fase di prototipo.
Permettere a tutti gli aerei di Lufthansa di volare alimentati a Saf, in questo momento, non è possibile. Spohr lo riconosce ma non si arrende: durante la conferenza dice che la strada giusta è quella di importare tali carburanti dall’estero, dove l’energia solare ed eolica è disponibile in gran quantità. Salvo, però, non citare alcun paese che abbia queste caratteristiche.
Non si capisce se le conclusioni di Spohr siano sincere (e ingenue) oppure se servano più che altro a deresponsabilizzare la compagnia aerea. “Quel che è certo è che sembra del tutto irrealistico che vi siano paesi al mondo che riescano a decarbonizzare interamente la propria economia, soddisfare il proprio fabbisogno solo tramite fonti rinnovabili ed essere in grado di esportare combustibili sostenibili”, spiega l’ingegnere energetico Maxence Cordiez sulla testata giornalistica Novethic.
Per l’ingegnere sarebbe più realistico, invece, parlare di una riduzione del numero dei voli. Una conclusione difficile da accettare, ma sicuramente più plausibile. Ma a questo argomento, il presidente di Lufthansa, non ha fatto cenno.
La questione della riduzione del traffico aereo resta un tabù. Per arrivare a zero emissioni nette entro il 2050, la principale leva prevista è la compensazione, attraverso il meccanismo Corsia, un acronimo che sta per Carbon offsetting and reduction scheme for international aviation (al quale, peraltro, aderisce anche l’ente italiano per l’aviazione Enac). Questo sistema, adottato nel 2016, dovrebbe consentire al settore dell’aviazione di compensare l’aumento delle proprie emissioni per mantenerle al livello medio del 2019-2020, su base volontaria dal 2024, poi obbligatoria dal 2027. Tuttavia, il sistema è stato più volte rivisto al ribasso, tanto che, secondo i calcoli di Transport&Environment, solo il 22 per cento del totale delle emissioni dei voli verrebbe compensato entro il 2030.
L’altra leva si basa sui carburanti sostenibili per l’aviazione, che però presentano ancora diversi limiti, tra cui gli alti costi di produzione. Dal 2025, l’Unione Europea richiede l’incorporazione di una media del 2 per cento di Saf nel cherosene per i voli dentro e fuori l’Europa. Nel 2030, questa percentuale dovrebbe salire al 6 per cento, per arrivare gradualmente al 20 per cento nel 2035, al 34 nel 2040, al 42 nel 2045, e salire al 70 per cento entro il 2050, data in cui il trasporto aereo si impegna a rispettare la neutralità carbonica.
Nelle previsioni, questo volume di Saf sarà composto essenzialmente da biocarburanti. Ma dal 2030 dovrà includere anche una parte di combustibili sintetici. Sarà dell’1,2 per cento nel 2030, poi del 5 nel 2035 e del 35 nel 2050. Se questa traiettoria verrà rispettata, questi carburanti sintetici rappresenteranno quindi la metà dei carburanti sostenibili in Europa. Non resta quindi che produrre abbastanza elettricità verde per produrre carburanti altrettanto verdi. Una sfida tutt’altro che semplice.
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