Nonostante i recenti scandali, che la moda made in Italy sia etica di per sé è una credenza diffusa. Una piccola filiera virtuosa sta cambiando le regole.
Luisa Spagnoli: 120 anni immortalati da un museo virtuale
Il principio ispiratore dell’iniziativa è tanto lineare quanto suggestivo: narrare le vicende di un’azienda italiana di lunga e rinomata tradizione ripercorrendo tutti i concomitanti mutamenti della storia della moda e del costume che ne hanno scandito il percorso. Insomma, provare a scorgere il tutto nel frammento, ovvero le principali svolte sociologiche dell’Italia degli ultimi 120
Il principio ispiratore dell’iniziativa è tanto lineare quanto suggestivo: narrare le vicende di un’azienda italiana di lunga e rinomata tradizione ripercorrendo tutti i concomitanti mutamenti della storia della moda e del costume che ne hanno scandito il percorso. Insomma, provare a scorgere il tutto nel frammento, ovvero le principali svolte sociologiche dell’Italia degli ultimi 120 anni attraverso la florida attività dell’imprenditrice perugina Luisa Spagnoli (1877-1935) che, com’è noto, ancor prima di fondare l’omonima griffe di abbigliamento, fu l’ideatrice del celeberrimo Bacio Perugina e della relativa manifattura dolciaria.
Una narrazione multimediale con documenti d’epoca
Due guerre mondiali, l’esordio e il boom del cosiddetto “made in Italy”, le laboriose tappe dell’emancipazione femminile, ma anche una singolare e variegatissima colonna sonora che procede da Giuseppe Verdi a Dizzy Gillespie, dai Beatles ai Rolling Stones. Sono gli ingredienti di una lunga ed intensa tranche de vie che un percorso espositivo virtuale, direttamente accessibile dal sito del marchio Luisa Spagnoli, consente di esplorare attraverso cortometraggi, approfondimenti audio-video e documenti d’epoca. Il “viaggio” appare suddiviso in cinque diverse fasi: 1900-1923 (anni contraddistinti dalla figura del couturier); 1923-1943 (dalla femminilità all’austerità, con i geometrismi del dopoguerra); 1943-1960 (il made in Italy, il bon ton, le pin up e la minigonna); 1960-1986 (l’emancipazione, le lotte operaie e le proteste); 1986-oggi (il lusso, i revival e i cosiddetti modelli aspirazionali).
Dal virtuale al reale: i memorabilia
Oltre alla fiction televisiva che di recente ha divulgato al vasto pubblico italiano la singolare biografia della fondatrice, la maison Luisa Spagnoli affida il racconto delle proprie origini anche agli oggetti custoditi, a mo’ di collezione permanente, nello spazio espositivo situato nel quartier generale dell’azienda, a Perugia. Qui ci si può imbattere in una serie di memorabilia quali ad esempio il primo pettine utilizzato per pettinare e dunque prelevare il pelo d’angora dei conigli (non uccisi né tosati) o l’altrettanto iconico tailleur rosso con baschina sfoggiato più volte dalla duchessa di Cambridge Kate Middleton.
Un’azienda familiare con tratti avveniristici
Sebbene l’attività imprenditoriale fondata da Luisa Spagnoli si sia strutturata, sin dagli esordi dei Baci Perugina, come un’azienda a conduzione familiare, grazie al contributo del marito Annibale prima, dei figli Mario e Lino poi, sino alla quarta generazione dell’attuale amministratrice delegata Nicoletta Spagnoli, essa si distinse fin da subito per alcuni tratti di oggettiva e precoce modernità. In tempi tutt’altro che floridi per la condizione lavorativa della classe operaia, in cui le nozioni di benefit o premio aziendale erano ben lungi dal risultare acquisite o diffuse, la Spagnoli mise a disposizione dei dipendenti una piscina apposita, asili nido per i figli, attività ricreative e casette a schiera. E soprattutto, negli anni Quaranta gli operai ricevevano abitualmente come dono natalizio una fornitura, decisamente inconsueta per quell’epoca, di maglie, calze e lana per affrontare il freddo.
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