La campagna Vote for animals, promossa da Lav e altre organizzazioni, mira a far assumere a candidati e partiti un impegno maggiore sul tema dei diritti animali.
L’Unione europea non finanzi più campagne a favore di carne e derivati
Il consumo di carne e derivati non deve più essere incoraggiato dall’Unione europea. Lo chiedono i cittadini e oltre 50 associazioni.
- La Commissione europea negli ultimi quattro anni ha speso il 32 per cento del budget destinato alla promozione di prodotti agricoli per campagne pubblicitarie a favore di carne e latticini.
- Il 95 per cento dei cittadini europei è contrario.
- Anche Jane Goodall e altri 60 scienziati hanno chiesto uno stop definitivo a queste pubblicità.
Il 95 per cento dei cittadini europei non è d’accordo sul fatto che decine, anzi centinaia di milioni di euro in fondi europei vengano utilizzati per campagne pubblicitarie che promuovono carne, latticini e uova. Per questo Essere Animali ha scritto all’Unione europea, al ministro per le Politiche agricole Stefano Patuanelli e al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani per chiedere che si facciano portavoce del volere dei cittadini — e degli scienziati — che chiedono che l’attuale sistema alimentare venga cambiato.
Finanziare il consumo di carne va contro alla strategia Farm to fork dell’Unione europea
Secondo una ricerca dell’ong Greenpeace, la Commissione europea negli ultimi quattro anni ha speso il 32 per cento del budget destinato alla promozione di prodotti agricoli per campagne pubblicitarie a favore di carne e latticini, e un ulteriore 28 per cento per promuovere i cosiddetti “panieri” misti di prodotti, che nella quasi totalità dei casi includono anche carne e latticini. Tradotte in cifre, queste percentuali corrispondono a circa 467 milioni dei 776,7 milioni di euro totali — soltanto 146,4 milioni di euro, il 19 per cento del budget, sono utilizzati invece per promuovere frutta e verdura.
Un ammontare per nulla trascurabile insomma, soprattutto perché questi fondi vengono destinati a mantenere in piedi consumi insostenibili e che vanno quindi in direzione del tutto contraria alle promesse delle istituzioni europee illustrate nella strategia Farm to fork. L’Ue infatti, almeno su carta, si è impegnata a “rafforzare il contributo verso produzioni e consumi più sostenibili, e in linea con il passaggio a diete sempre più a base vegetale, con minore carne rossa e processata e un aumento di frutta e verdura”.
Anche Jane Goodall chiede di fermare queste pubblicità
Per questo motivo Essere Animali si è unita a 50 ong che in una lettera alla Commissione hanno chiesto di tenere conto degli effetti negativi degli attuali livelli di produzione e consumo di carne e prodotti lattiero-caseari sul clima, la biodiversità e la salute pubblica, e rivedere la politica di promozione agricola dell’Ue in favore dei prodotti vegetali. Come dicevamo prima inoltre, abbiamo scritto al ministro Patuanelli e al ministro Cingolani affinché la voce dei cittadini italiani non rimanga inascoltata.
Anche la comunità scientifica si è fatta sentire: in una lettera aperta, 60 scienziati guidati dall’etologa e attivista Jane Goodall hanno chiesto uno stop definitivo alla promozione di carne e latticini. La lettera è stata indirizzata al vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans, responsabile del Green Deal europeo, al commissario per la salute e alla sicurezza alimentare Stella Kyriakides e al commissario per l’agricoltura Janusz Wojciechowski.
L’assurdità di Become a beeftarian
Se vi state chiedendo in che modo i fondi europei siano stati utilizzati per promuovere il consumo di carne, un esempio eclatante è la campagna Become a beefatarian che, come scrive il magazine Politico: “Suggerisce che il consumo di carne di manzo può contribuire allo sviluppo sostenibile”. Questo non solo mina i principi della strategia Farm to fork, ma è del tutto contraria alle raccomandazioni dei maggiori studi sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Noi chiediamo che l’Ue smetta di tenere un piede in due scarpe e che decida finalmente, una volta per tutte, se vuole stare dalla parte della lobby della carne, o voler essere, come afferma, il motore di un cambiamento che migliori il benessere e la salute dei cittadini e delle generazioni future.
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