In meno di cinquant’anni abbiamo perso il 68 per cento dei vertebrati che insieme a noi popolano questo Pianeta. Ma non tutto è perduto, secondo il Wwf.
Lupi, orsi, aironi. A volte ritornano
Una fotografia ricchissima di colori e forme. È la fotografia scattata dal primo rapporto sulla biodiversità realizzato dal Wwf, una sorta di censimento sulle specie animali. E stavolta c’è anche qualche buona notizia: l’orso, il lupo, la lince, la foca sono tornati.
Non ci sono solo le specie in via d’estinzione, ridotte a qualche decina di esemplari. Ma ci sono anche le migliaia di specie vegetali e animali scoperte ogni giorni nei più remoti angoli del pianeta.
Un capitale naturale dal valore immenso, ma che sta vivendo quella definita come la Sesta estinzione di massa, con un tasso dovuto alle attività umane di 1.000 volte superiore al tasso di estinzione naturale. I soli vertebrati sono diminuiti di un terzo negli ultimi quarant’anni.
CHI RISCHIA. C’è il rinoceronte di Giava, di cui si contano poco più di 50 individui. O i 270 del rinoceronte di Sumatra, minacciati da deforestazione e caccia illegale. E poi tigri, elefanti africani e i loro cugini indiani (dimezzati in soli 30 anni!). O gli 860 gorilla di montagna, splendidi primati ormai decimati. Senza dimenticare la specie simbolo dell’associazione, il panda gigante, di cui si contano solo 1600 esemplari.
A VOLTE RITORNANO. Grazie agli sforzi sul campo, di anni di battaglie e iniziative volte alla conservazione, la Natura sta avendo la sua (piccola) rivincita. Tornano specie simbolo dell’Italia, come il lupo, che è passato da 100 a 1500 individui, l’orso delle alpi (40 esemplari) e il camoscio apenninico. Il maestoso grifone e lo scomparso airone guardabuoi. La splendida cicogna che è tornata e oggi si conta un centinaio di coppie nidificanti e il fenicottero che da assente, oggi specie simbolo con 3000 coppie.
“Il mondo ha perseguito modelli di sviluppo basati sulla crescita continua che hanno intaccato drammaticamente il capitale naturale del pianeta, senza il quale non può esistere né benessere né sviluppo per l’intera umanità – ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico WWF Italia e curatore del rapporto – mettere in conto la natura è la nostra vera legge di stabilità”.
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