
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
I Carabinieri di Rimini hanno individuato i colpevoli dell’uccisione di un lupo avvenuta lo scorso novembre a Coriano.
In Italia la fauna selvatica è ancora vittima di un feroce bracconaggio, soprattutto i predatori come lupi e orsi, specie particolarmente protette e importanti per gli equilibri naturali. La maggior parte di questi delitti resta impunita, soprattutto per la difficoltà di individuare i responsabili ma anche per grottesche decisioni giudiziarie, come l’assoluzione dell’uomo che ha ucciso un rarissimo orso bruno marsicano. Questa volta, però, le indagini hanno dato i loro frutti e i carabinieri di Rimini, con i colleghi forestali, hanno individuato i presunti colpevoli dell’uccisione di un lupo appenninico (Canis lupus italicus), avvelenato con il topicida e finito con un badile o un forcone e appeso per le zampe posteriori a una pensilina di una fermata dell’autobus nel Comune di Coriano (Rimini), lo scorso novembre.
I colpevoli del brutale assassinio dell’animale, denunciati e a piede libero, sarebbero un 82enne e un 43enne legati ad un’azienda agricola di Coriano. I due sono stati individuati grazie ai filmati delle telecamere a circuito chiuso che hanno ripreso, nella zona del ritrovamento, un mezzo che è risultato essere intestato all’azienda agricola. Ulteriori prove sono costitute dai tabulati telefonici e dalle tracce rinvenute nel furgone, come resti di sangue e peli che le analisi hanno dimostrato appartenere al lupo ucciso.
#Lupo ucciso a Coriano (Rimini): denunciati due uomini proprietari di azienda agricola ?
Complimenti a Procura della Repubblica di Rimini e @_Carabinieri_ Forestali, @minambienteIT il “grande assente”. @massimovitturi: LAV si costituirà parte civile! https://t.co/UqLJop72nT
— LAV (@LAVonlus) 15 maggio 2018
I due uomini sono accusati di maltrattamento, cattura, uccisione e furto aggravato di un esemplare di una specie animale particolarmente protetta. I carabinieri, perquisendo l’azienda agricola, avrebbero inoltre accertato anche altri reati come macellazione clandestina, maltrattamenti di animali, abbandono di rifiuti e detenzione illecita di animali pericolosi.
La Lav, che al momento del ritrovamento della carcassa aveva sollecitato una decisa presa di posizione da parte del Ministero dell’Ambiente, esprime la propria soddisfazione per l’esito delle indagini e fa sapere che si costituirà parte civile al processo. “I nostri complimenti vanno alla procura della repubblica di Rimini e ai carabinieri forestali che, grazie al loro impegno, sono riusciti a individuare i presunti responsabili di un atto così efferato e crudele – si legge nel comunicato dell’associazione. – Mentre dobbiamo ancora una volta constatare la totale assenza del ministero dell’Ambiente che su un fatto così grave non ha colto l’opportunità di condannare pubblicamente il fenomeno del bracconaggio”.
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