Il villaggio di Lützerath è stato occupato dagli attivisti ambientali per impedire la sua trasformazione in una miniera. Ora sono sotto sgombero, ma resistono.
A Lützerath vivevano 100 persone ma dal 2006 gli abitanti sono stati forzati ad andarsene sotto la pressione dell’industria estrattiva fossile.
Da tempo diversi collettivi ambientali hanno occupato il villaggio per ostacolare la sua distruzione decisa per far spazio alla miniera di lignite.
Nelle scorse ore la polizia ha iniziato lo sgombero del villaggio, ma gli attivisti ambientali non hanno intenzione di andarsene.
A Lützerath, in Germania, la polizia ha dato il via allo sgombero degli attivisti ambientali che da tempo occupano il villaggio per difenderlo dal carbone. Il centro, dove un tempo risiedevano 100 persone, nel corso degli anni è stato svuotato di popolazione per permettere l’ampliamento della vicina miniera di lignite della multinazionale RWE.
Da tempo Lützerath è diventato il simbolo delle battaglie ambientaliste tedesche e internazionali contro l’emergenza climatica e il centro, ormai fantasma, è stato occupato da diversi collettivi. Ora però la polizia ha forzato il blocco.
La storia di Lützerath
Fino al 2006 quello di Lützerath era un tranquillo villaggio tedesco della Renania, situato vicino alle due più grosse miniere di lignite (una forma di carbone molto inquinante) del mondo, Garzweiler e Hambach. Nel paesino ci abitavano in un centinaio, poi da quell’anno è cominciato un esodo che non si è mai arrestato fino a quando Lützerath è diventato un centro fantasma. L’ultimo ad andarsene è stato qualche settimana fa Eckardt Heukamp, un agricoltore i cui terreni sono stati rilevati dalla RWE.
Il motivo di questa fuga, forzata più che volontaria, sta nel progetto di ampliamento della miniera di lignite della compagnia tedesca. Per ospitare questi abitanti è stato creato un nuovo villaggio, Immerath, mentre per Lützerath il destino è quello dell’abbattimento, così da essere inglobato nel centro di estrazione di materiale fossile da 3.200 ettari lì vicino. Il piano della società estrattiva è quello di arrivare a estrarre 280 milioni di lignite entro il 2030 nell’area, contro i 25 milioni all’anno attuali. Il governo tedesco dice che questo piano è necessario per soddisfare i bisogni energetici del paese in un momento di difficoltà, anche per il conflitto in Ucraina.
Gestern gab es in Lützerath angeblich Gewalt gegen Polizist*innen.
Die Wahrheit sieht anders aus: Grundlos greift die Polizei die friedlichen Demonstrant*innen an. Unglaublich. #Lützerath#LuetzerathUnraeumbar
A partire dal 2020 diversi collettivi di attivisti ambientalisti hanno occupato il villaggio, per ostacolare la sua distruzione e opporsi al mega-progetto estrattivo nell’area. Si sono installati negli edifici abbandonati, alternandosi tra di loro e ripopolando di fatto il villaggio fantasma. Una sentenza di tribunale dell’autunno scorso ha però bandito a partire dal 10 gennaio 2023 l’ingresso e la sosta nell’area di Lützerath. E proprio in concomitanza con questa data, negli ultimi giorni è esplosa la tensione tra forze dell’ordine, impegnate nello sgombero dell’area, e gli attivisti ambientali, che non vogliono abbandonarla.
Le manifestazioni degli ultimi giorni
Il 7 gennaio scorso si è tenuta un’imponente manifestazione a Lützerath, partecipata da circa 7.500 persone. Tra i movimenti presenti in quell’occasione, ma anche nell’occupazione precedente e successiva del villaggio, Fridays for future, Ultima generazione, Greenpeace e molti altri.
Gli attivisti in questi giorni hanno creato blocchi stradali, mentre sono state organizzate navette per portare quante più persone possibili nell’area. Le persone si sono installate, oltre che negli edifici abbandonati, anche in case sull’albero e capanne a terra e il paese è stato popolato stabilmente da un migliaio di persone. Durante la giornata sono state organizzate diverse attività, come incontri, laboratori e momenti di riflessione collettiva.
Gli attivisti puntano il dito contro il governo tedesco, accusato di cedere agli interessi delle multinazionali in un momento storico molto delicato per l’ambiente e rendendo impossibile rispettare gli obiettivi climatici prefissati a livello internazionale contro il riscaldamento globale.
Lo sgombero della polizia
Dopo anni di lotte e giorni molto intensi sotto forma di manifestazioni, l’11 gennaio gli attivisti presenti a Lützerath hanno subito il pugno duro da parte della polizia.
Oltre mille agenti hanno dato il via allo sgombero dell’area, sull’onda della sentenza di tribunale che fissava al 10 gennaio il limite massimo per andarsene. Gli attivisti hanno risposto con lancio di pietre e fuochi d’artificio, in quella che si è trasformata in una piccola guerriglia. Alcune persone sono state trascinate via con la forza dagli agenti, che hanno serrato le porte degli edifici del villaggio per evitare nuove occupazioni. I movimenti ambientalisti presenti nel villaggio non hanno però intenzione di cedere e si sono barricati sugli alberi o hanno formato catene umane.
Come scrive il media inglese Bbc, la speranza degli attivisti è in una legge federale che proibisce il taglio degli alberi tra febbraio e settembre e che, se la resistenza riuscirà ad andare avanti fino al mese prossimo, bloccherebbe per mesi il progetto di ampliamento della miniera di lignite. Sabato 14 gennaio è prevista un’altra grande manifestazione nell’area, a cui parteciperà anche Greta Thunberg.
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