Il Consiglio di stato ha respinto l’appello animalista contro le ordinanze di cattura e captivazione dell’orso M49, anche noto come Papillon.
L’orso M49, meglio noto come Papillon (il soprannome datogli dal ministro dell’Ambiente Sergio Costa), rimarrà in galera a vita.
La lunghissima battaglia legale è arrivata a un punto finale. Il Consiglio di stato, al quale gli avvocati della Lega nazionale difesa del cane si erano rivolti per l’annullamento della sentenza del Tar che aveva dichiarato “improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse” e “infondato nel merito” il ricorso proposto da varie associazioni animaliste e ambientaliste per l’annullamento delle ordinanze di cattura e detenzione del plantigrado, ha sentenziato il “corretto esercizio del potere da parte del presidente della Provincia di Trento”. Chiudendo così le porte della gabbia di M49, che – va detto – ha causato qualche danno economico (ha rubato un po’ di miele e ha predato qualche animale d’allevamento incustodito), ma non è mai stato pericoloso per l’uomo.
La lunga battaglia degli animalisti
Cosa sostenevano gli avvocati animalisti? Che le ordinanze del presidente della Provincia di Trento fossero viziate per eccesso di potere nonché per violazione dei principi di economicità, efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa. Niente da fare.
Le associazioni ambientaliste e animaliste non escludono, ora, di rivolgersi alla Corte di giustizia europea. La quale potrebbe dire la sua sulle procedure e sulle motivazioni che hanno portato a catturare M49. Ma si tratta di un percorso lungo, difficile e costoso.
Se la decisione del Consiglio di stato pare giuridicamente corretta, questa nulla toglie all’enorme mole di errori commessi dalla Provincia autonoma di Trento nella gestione degli orsi trentini. Inanellando negli anni una lunga catena di omissioni e comportamenti sbagliati che hanno portato alla situazione attuale: tre orsi (M49, M57 e DJ3) rinchiusi in cattività in un centro non idoneo, come rilevato dai Carabinieri forestali inviati dal ministero.
“Se la legge fosse davvero uguale per tutti sarebbe legittimo voler vedere alla sbarra i responsabili dei maltrattamenti fatti subire agli orsi”, accusa il presidente di Enpa Milano Ermanno Giudici. “L’incapacità forse non è un reato, anche se quando riguarda l’esercizio di funzioni pubbliche potrebbe diventarlo. Ma il sottoporre gli orsi a dei maltrattamenti ambientali viola le disposizioni di legge”. Le esigenze dei plantigradi erano note agli amministratori prima di disporne la cattura, senza che questo abbia fatto compiere tutte le necessarie attività per realizzare una struttura idonea. L’ultima speranza per gli orsi resta quindi la Procura della Repubblica di Trento, che avrebbe dovuto già attivarsi per porre fine alla sofferenza degli orsi. Mentre è rimasta apparentemente immobile sino ad ora.
“Prima viene l’uomo e i suoi interessi. Tutto il resto viene dopo”, ha commentato amaramente il portavoce di Gaia animali & ambiente, Stefano Apuzzo. “Gli orsi, come tutti gli altri animali, possono esistere solo se non rompono le scatole. O nei cartoni animati”.
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