Quasi quaranta minuti per tentare di spiegare la propria posizione. Giovedì 14 marzo il presidente della Francia Emmanuel Macron ha concesso un’intervista a France 2 e TF1. Oggetto: la guerra in Ucraina e il sostegno che l’Occidente sta garantendo a Kiev contro la Russia. Il leader transalpino ha ribadito quanto già dichiarato il 27 febbraio scorso, quando ammettendo di voler utilizzare quella che ha definito “un’ambiguità strategica” di fronte a Putin, aveva spiegato che “nulla può essere escluso”. Nemmeno “l’invio di truppe occidentali” al fronte in Ucraina. Il che, evidentemente, per Mosca non potrebbe che essere considerato come una dichiarazione di guerra.
Cos’è la “strategia dell’ambiguità” perseguita da Macron
L’ambiguità è stata confermata anche nell’intervista andata in onda nella serata di ieri. A partire dalle prime frasi pronunciate da Macron: “Non siamo in una situazione di escalation, non siamo in guerra contro la Russia, ma non dobbiamo lasciare che vinca”. Quanto al possibile invio di militari sul territorio ucraino, ha spiegato che si tratta di una prospettiva “non desiderata”, ma ha poi insistito sul fatto che “tutte le opzioni sono possibili”. “Dobbiamo dire, ha aggiunto, che siamo pronti a mettere in gioco tutti i mezzi per raggiungere l’obiettivo”.
Nonostante le domande della giornalista che lo ha intervistato, Macron non ha però spiegato quali tipi di truppe potrebbero raggiungere l’Ucraina: “Non voglio concedere vantaggi a qualcuno che non me ne dà. Bisognerebbe chiederlo a Putin. Andate da lui a chiedere quali sono i limiti da non superare”. Quanto alla reale possibilità di quello che, di fatto, costituirebbe un nuovo conflitto mondiale, il presidente francese è rimasto allo stesso modo anodino: “Volere la pace non significa scegliere la sconfitta. Non è credibile”. Al contrario, ha aggiunto, “se la situazione dovesse precipitare, dobbiamo essere pronti. E saremo pronti”.
“Chi può dire che, vincendo in Ucraina, Putin si fermerebbe?”
Ciò nonostante, va detto che già dopo le dichiarazioni del 27 febbraio le reazioni furono immediate, in Francia così come tra i paesi occidentali. I partiti di opposizione avevano parlato a chiare lettere di “follia”, di “escalation guerrafondaia” e di “parole irresponsabili”. Mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz si era affrettato a rispondere che “non ci saranno truppe di terra. Nessun soldato né di stati europei né della Nato sarà inviato sul suolo ucraino”. E perfino la Nato si era dissociata dalle parole di Macron.
Ma quest’ultimo non ha evidentemente ascoltato né gli uni, né gli altri. Per lui, il conflitto in Ucraina “è una minaccia esistenziale per la nostra Europa e per la Francia. Se la Russia vincesse, la vita dei francesi cambierebbe. Chi può pensare che il presidente Putin, che non ha rispettato alcun impegno, si fermerebbe lì?”. Ancora una volta, però, il leader dell’Eliseo è sembrato mantenere un atteggiamento ambiguo, rifiutandosi di bollare Mosca come un “nemico”: “È un avversario, ha dichiarato, e non facciamo la guerra al popolo russo”.
Secondo Macron le armi nucleari sono “un elemento di sicurezza”
Quanto alla deterrenza nucleare, secondo Macron “l’atomica non è uno strumento di destabilizzazione o una minaccia, bensì un elemento di sicurezza”. Eppure, sin dagli anni Ottanta era stato stabilito il principio secondo il quale fosse necessario operare un disarmo: gli stessi Stati Uniti e la Russia di allora (l’Unione sovietica) si impegnarono in un processo di graduale diminuzione delle testate, con i trattati Start.
Ma per quali ragioni Macron sta insistendo con la sua linea? Possibile che la minaccia di Putin sia improvvisamente divenuta più grave? Perché le altre diplomazie non si allineano? Difficile sapere cosa si celi davvero dietro la strategia dell’Eliseo. Ciò che è certo è che Macron, spalleggiato in questo anche dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dal segretario della Nato Jens Stoltenberg e da alcune nazioni europee, potrebbe puntare a convincere i propri partner ad incrementare le spese militari.
Who initiated the war in Ukraine? Who is threatening with nuclear weapons?
Il principale leader dell’opposizione: “Chi vuole la pace, prepara la pace”
La richiesta dell’Alleanza atlantica, come noto, è di raggiungere il due per cento del pil. La storia però insegna che non è disseminando carri armati, caccia e testate nucleari che si garantisce la pace. Al contrario, a partire dalla Seconda guerra mondiale, ogni volta che il mondo si è trovato di fronte a concreti rischi di un conflitto globale, è con la diplomazia e il disarmo che si è scongiurato il peggio. “Chi vuole la pace, prepara la pace”, ha commentato in questo senso Jean-Luc Mélenchon, leader del più grande partito di opposizione a Macron.
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