La nuova etichettatura per i prodotti di origine animale potrebbe essere un’operazione di greenwashing che andrebbe a rafforzare gli allevamenti intensivi.
Possiamo chiedere di fermare il maltrattamento dei maiali, la richiesta di Essere Animali a Lidl
Nuove immagini in un allevamento di maiali di un fornitore di Lidl rivelano condizioni inadeguate e violenze sugli animali. Dopo il caso dei polli, cosa ci vorrà per fermare la sofferenza?
A poco più di un mese dalla diffusione delle immagini che documentavano terribili maltrattamenti nei confronti dei polli in un allevamento di un fornitore della catena europea di supermercati Lidl, oggi abbiamo voluto mostrare che cosa accade nella stessa azienda che vende al grande marchio anche prodotti a base di carne di maiale.
Sì, perché le politiche di benessere animale di Lidl sono estremamente scadenti non solo per i polli ma anche per le altre specie. E anzi: le condizioni di vita dei maiali all’interno di questa struttura sono talmente gravi che abbiamo deciso di sporgere denuncia ai carabinieri-forestali.
Le immagini sono sconvolgenti per la loro crudezza e perché le violenze vengono commesse non solo dagli operatori – fatto di per sé molto grave e che segnala anche una mancanza di formazione – ma anche dal medico veterinario. Gli animali vengono picchiati con un bastone e spesso senza un apparente motivo, anche su parti del corpo molto sensibili. Uno viene sollevato di peso dalle orecchie per essere spostato, un altro è inseguito e colpito con una tavola che dovrebbe essere invece utilizzata per accompagnarlo nella direzione corretta, un animale che non può avanzare viene tormentato con un pungolo elettrico. Tutte sofferenze inutili e ingiustificate.
Ci sono poi violazioni alla direttiva del Consiglio europeo 2008/120/CE del 18 dicembre 2008 (che stabilisce le norme minime per la protezione dei suini), come il taglio sistematico della coda dei maiali e l’assenza di arricchimenti ambientali adeguati affinché gli animali possano esprimere i loro comportamenti naturali, in particolare grufolare, e quindi evitino di rivolgere la loro attenzione agli altri animali cannibalizzando le loro code.
Che ruolo di Lidl può avere Lidl per fermare tutto questo
In qualità di leader della grande distribuzione, Lidl può avere una grande influenza sul modo in cui vengono allevati gli animali nella sua filiera. Questo perché grazie alla sua dimensione e ai volumi di prodotti che acquista dai produttori ha la capacità di poter intervenire direttamente facendo adottare standard specifici.
Ad esempio i supermercati possono concordare con i fornitori che, nelle loro filiere, vengano implementati standard migliorativi su diversi aspetti:
- condizioni di allevamento (densità ridotte, razze migliori, arricchimenti ambientali, ecc…)
- formazione del personale (che dovrebbe essere obbligatoria per tutti gli operatori e non solo per il titolare dell’allevamento come prescrive la norma)
- piano di controlli (sia da parte del fornitore, che da parte di enti terzi; controlli non annunciati o con un preavviso minimo al posto di controlli concordati in anticipo).
Non dimentichiamoci dei polli
Questi cambiamenti possono avere un enorme impatto per tutte le specie e questo vale ancora di più per i polli, gli animali terrestri numericamente più allevati, per i quali da ormai due anni, insieme ad altre associazioni internazionali, chiediamo a Lidl Italia di aderire allo European chicken commitment, come ha già fatto in Francia. Ma non solo: anche Lidl Germania ha pubblicato sul proprio sito una nuova politica per i polli allineata alle richieste dell’Ecc, in cui si impegna a garantire standard di allevamento migliori per tutta l’offerta a proprio marchio di pollo fresco e di salsicce a base di pollo. Questo dimostra la fattibilità delle nostre richieste.
Non c’è più tempo da perdere: serve un impegno concreto e immediato da parte del gigante dei supermercati. E per questo chiediamo di aiutarci a firmando la petizione.
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