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Essere Animali ha documentato le violenze, spesso gratuite, praticate in alcuni allevamenti italiani. Persino con martelli, ai danni dei maiali. Siamo ad Ancona.
Non siamo a migliaia di chilometri di distanza dall’Italia. Siamo in provincia di Ancona, è il 2018 e i maiali a cui sono inferte botte, scosse elettriche e martellate in testa sono quelli di un fornitore dell’eccellenza italiana. Le immagini sono state documentate da un lavoratore infiltrato dall’associazione Essere Animali che con una telecamera nascosta ha raccolto prove tali da far scattare l’immediato intervento dei Carabinieri forestali di Ancona.
È stato sequestrato il martello utilizzato con tutta probabilità per uccidere gli animali malati, alcuni dei quali agonizzavano per molto tempo, i teaser elettrici con cui alcuni operatori, come mostra il video, infierivano anche su scrofe gravide e malate. E ancora, i tubi di ferro usati per picchiare gli animali e le apparecchiature per la mutilazione della coda e per la castrazione. Vi sarebbero state anche alcune parziali ammissioni dei lavoratori.
La petizione lanciata da Essere Animali contro l’allevamento degli orrori
La petizione è stata lanciata per chiedere la revoca immediata delle autorizzazioni all’allevamento ed è stata sottoscritta da decine di migliaia di persone in pochi giorni e anche il ministro della Salute Giulia Grillo ha scritto un tweet per ribadire che le immagini filmate documentano irregolarità.
Grazie all’associazione @essereanimali per la denuncia, dove emerge una completa insensibilità e rispetto delle regole. @MinisteroSalute è al lavoro per rivedere classificazione allevamenti con criteri ancora più rigorosi. https://t.co/tt3xLQyVq4
— Giulia Grillo (@GiuliaGrilloM5S) September 12, 2018
Le istituzioni dovrebbero mandare un segnale contro queste violenze e chiudere subito l’allevamento, ma le indagini, che da tanti anni diffondiamo, impongono una riflessione più allargata. Non considerare il “bug” presente nel sistema renderebbe miopi le nostre riflessioni.
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Se poche persone, come nell’allevamento documentato, sono costrette ad allevare duemila maiali rinchiusi in sette capannoni, con ritmi di lavoro intensi, ad essere nervosi non saranno solo gli animali ma anche gli stessi allevatori. E se qualcuno di questi è incline a gesti violenti, la situazione può degenerare. Così facendo, però, la carne può essere venduta a basso costo al consumatore.
Ancora oggi sono legali pratiche che causano sofferenze fisiche e psicologiche a milioni di maiali. in Italia 500mila scrofe sono rinchiuse nelle gabbie di gestazione, dove trascorrono circa la metà della loro vita. Vicino al parto vorrebbero fare il nido per i propri piccoli, ma non possono perché immobilizzate in gabbia e allora sono colpite da comportamenti stereotipati, zoppìe, ferite.
Ancora oggi si castrano i suinetti senza anestesia. Milioni di maiali hanno recisi i testicoli, per migliorare la qualità della carne. Stessa cosa con la coda, viene tagliata al 98 per cento dei piccoli suini allevati in Italia. E pensare che nell’Unione europea la mutilazione sistematica è vietata da ben 24 anni, ma lo fanno tutti perché altrimenti gli animali si cannibalizzano fra loro, tanto sono allevati in poco spazio e privati di ogni stimolo.
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Ma oltre questo, l’avete mai visto un maiale al macello? Si divincola e vuole scappare. La comunità scientifica è concorde nel considerarli intelligenti al pari dei cani. Per tutti sono ancora prosciutti. Chissà se un giorno riusciremo a condannare non solo gli allevamenti illegali, ma l’idea che valga la pena mangiare carne. D’altronde si tratta solo delle nostre papille gustative.
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