Secondo il dossier Stop Pesticidi nel piatto 2025 di Legambiente, su 4.682 campioni di alimenti, il 48 per cento contiene residui di sostanze chimiche.
Lo rivela uno studio che ha analizzato i dati della Corn Belt statunitense, dove si coltiva intensivamente mais ogm: i parassiti hanno sviluppato resistenza alla coltura transgenica.
Il mais ogm negli Stati Uniti sta generando un paradosso. Ampiamente utilizzato dagli agricoltori per la sua resistenza ai parassiti e per aumentare le rese, ha dato vita, invece, all’effetto opposto: i parassiti hanno sviluppato resistenza e le produzioni sono in calo con conseguenti perdite economiche per i coltivatori.
A rivelarlo è uno studio pubblicato su Science, condotto da un team di ricercatori di diverse università negli Stati Uniti, Cina e Canada che ha analizzato dodici anni (2004-2016) di dati sul campo in dieci stati della cosiddetta Corn Belt, la regione agricola degli Stati Uniti caratterizzata dalla produzione intensiva di mais. La ricerca si è concentrata sul mais Bt (Bacillus thuringiensis), geneticamente modificato per contrastare diversi parassiti tra cui il verme delle radici (diabrotica).
Il team ha raccolto dati sulla pressione dei parassiti, sulle rese delle colture e sulle pratiche agricole, confrontando le regioni con coltivazione continua di mais (stati occidentali della Corn Belt: Illinois, Iowa, Minnesota, Nebraska, Dakota del Nord, Dakota del Sud e Wisconsin) con quelle che praticano la rotazione delle colture (stati orientali: Indiana, Michigan e Ohio).
Secondo i risultati, proprio l’uso intensivo di questa coltura geneticamente modificata ha favorito lo sviluppo della resistenza dei parassiti minando l’efficacia stessa del mais ogm. Gli agricoltori hanno piantato più mais Bt rispetto al necessario con percezioni errate dei costi e dei benefici. Questo è stato più evidente negli stati orientali, dove la rotazione delle colture aveva già contribuito a ridurre la pressione del verme.
Gli editorialisti di Science spiegano: “La resistenza ai parassiti è una delle principali caratteristiche introdotte nelle colture geneticamente modificate per poter ridurre la necessità di pesticidi chimici. Tuttavia, quando vengono piantate intensivamente, la loro efficacia diminuisce e il rapporto costi-benefici cambia man mano che i parassiti sviluppano resistenza”. Christian Krupke, tra gli autori dello studio, ha paragonato il mais Bt a una “risorsa finita” che si esaurisce a ogni utilizzo: “Ogni volta che lo usi, erodi un po’ la sua suscettibilità. Quindi è meno probabile che funzioni altrettanto bene la volta successiva”. Per fare un paragone, è la stessa cosa che si verifica quando c’è un uso eccessivo di antibiotici che conduce alla resistenza batterica.
Il mais ogm ha generato un circolo vizioso che ha portato gli agricoltori a utilizzare intensivamente le colture transgeniche e sempre più pesticidi quando gli ogm hanno diminuito la loro efficacia. Le conseguenze sono state perdite economiche relative all’aumento dei costi di produzione e alla diminuzione delle rese. Senza contare i danni ambientali: oltre all’inquinamento da pesticidi, secondo uno studio di qualche anno fa, la tossina anti-parassiti del mais Bt distruggerebbe anche gli insetti utili agli agricoltori con squilibri sull’ecosistema.
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