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Mali: nella terra dei colori
Una semplice borsa che dà il via ad un incredibile viaggio in Mali una terra ricca di cultura,colori,sapori e profumi un racconto una testimonianza…
Mattia ha festeggiato il suo terzo mese. Da brava casalinga con
contratto a termine, durante la gravidanza mi sono occupata tra le
altre cose di sistemare la cantina, ritrovando una vecchia borsa
ormai dimenticata. Anch?io come il 99% del popolo femminile,
colleziono borse, questa arriva dal Mali. E? così che
è nato questo articolo sul mio viaggio in questo paese.
Con volo AF parto con un gruppo per Bamako. La città,
immersa nel verde dei suoi giardini, è l?esempio più
autentico di città africana. Sembra ancora un grosso
villaggio al quale le costruzioni di stile neo-sudanese ocra e
bianche conferiscono un’atmosfera coloniale. Capitale del paese,
accanto ai vecchi edifici governativi, testimonianza
dell’occupazione francese, conserva intatti i vecchi quartieri
africani dalle tipiche case bianche. Nelle stradine intorno ai
coloratissimi mercati regna una attività intensa: donne
dagli abiti variopinti, piccoli commercianti e “bana-bana”
(venditori ambulanti) propongono a “bon prix” gli oggetti
più disparati. Vociare di bambini e appelli del muezzin si
mescolano in un unico straordinario brusìo. Ovunque
artigiani intenti al lavoro: orefici, pellettieri, tessitori
accoccolati davanti ai rudimentali telai e abilissimi scultori del
legno e dell’avorio. Su tutto il profumo, greve dell’incenso e
l’odore penetrante delle spezie e degli ingredienti della medicina
tradizionale africana.
L?indomani prendiamo un volo per Timbuctù, situata sul
fiume Niger e punto d’incontro per le carovane che scendevano dal
Maghreb e le piroghe che percorrevano il fiume con carichi d’oro
provenienti dalle miniere del Burem. La ricchezza dei suoi mercati
e della cultura prodotta dai suoi sapienti fecero crescere l?aurea
mitica e misteriosa della città. La moschea di Djinghereber
è il monumento più interessante che ancora oggi si
può ammirare. Se Timbuctu é la porta del deserto, il
vero modo di conquistare questa mitica meta é proprio dal
deserto, dalla via delle carovane. In fuoristrada vi ci immergiamo,
le nostre tracce si mischiano e si perdono nella sabbia con quelle
delle carovane dell?Azalai. Posiamo il campo sotto il cielo
africano ? la magia di una notte che si vorrebbe infinita.
Il mattino seguente iniziamo la navigazione in piroga del
fìume Niger, il re dei fiumi, uno dei paradisi ornitologici
dell?Africa occidentale. Le soste ai villaggi sono un piacevole
diversivo sia per la calda accoglienza della popolazione sia per
l’originalità delle facciate di alcune vecchie abitazioni,
arricchite di motivi decorativi, che evidenziano l’importanza
sociale del proprietario. I “saho”, le case dei giovani, sono
luoghi dove ragazzi e ragazze possono frequentarsi; sono dei veri e
propri palazzetti in cui gusto, materiali poveri e fantasia si
fondono per dar origine ad una architettura sorprendente.
L?indomani riprendiamo la navigazione per arrivare a Kona dove
ci aspettano i fuoristrada per partire in direzione del paese dei
Dogon, il popolo delle stelle. Originari della regione del
Mandé, sono senza dubbio il gruppo etnico più
interessante del Mali. La loro originalità si deve allo
stanziamento in questa regione montagnosa impervia e inospitale che
domina la piana del Volta dove, arroccati sui fianchi della falesia
in posizioni spesso acrobatiche, sono stati edificati i villaggi
tra blocchi di arenaria o in cavità naturali. Al di sopra
dei villaggi si trovano le grotte sepolcrali nelle quali i morti
vengono issati per mezzo di corde. I Dogon sono riusciti a creare
delle vere oasi di verde trasportando la terra fino a formare
minuscoli terrazzamenti e costruendo, pietra su pietra, dighe e
sbarramenti. Incastonato in un ambiente fantastico, questo popolo
ha elaborato una forma di cultura che da decenni affascina etnologi
e studiosi. Il culto degli antenati ed una complessa cosmogonia
sono simboleggiati da ingenue e suggestive forme artistiche:
sculture, maschere, porte e finestre in legno intagliato, strumenti
musicali e danze rituali. Raggiungiamo poi la piana di Gondo, per
scoprire le comunità Peulh dalle ricercatissime e preziose
acconciature e i celebri “togu na” (ritrovo degli anziani Dogon e
Sala del Consiglio) dai particolari sostegni in legno scolpito e
assistiamo alla danza delle maschere Dogon.
Il giorno dopo visitiamo Nando, curioso insediamento nascosto in
una piccola e suggestiva valle, con la sua minuscola ma stupenda
moschea dagli elementi architettonici e decorativi davvero insoliti
e in piroga raggiungiamo Mopti il cui porticciolo è un
animatissimo punto d’incontro fra le genti del fiume e le
popolazioni circostanti. Mopti affascina e stordisce per i colori e
gli aromi del mercato, l’animazione delle stradine sabbiose tra le
casupole in banco della periferia, il continuo va e vieni delle
grandi piroghe coperte di stuoie. Non dormo molto, sono agitata dal
fatto che domani vedrò Djenné, la “regina del delta”.
L’architettura religiosa e civile è unica: frutto di
originali interpretazioni ed elaborazioni di svariati influssi
culturali, ha assunto caratteristiche proprie arrivando a
diffondersi in tutta la valle del Niger fino alla lontana
Agadès. La moschea, la più nota in Africa
occidentale, con la sua caratteristica facciata ornata di colonne e
ripartita da tre massicci minareti tronco piramidali sormontati da
uova di struzzo, è il più grande monumento in “banco”
del mondo. Impasto di argilla, paglia e sterco, il “banco” è
l’elemento base dell’edilizia. Suggestivi sono i quartieri, in
stile arabo-africano, con case a più piani dalle facciate
riccamente decorate a sottolineare l’importanza dei personaggi cui
appartengono. Il lunedì, sulla piazza della moschea, si
tiene il vivacissimo mercato settimanale, uno splendido spettacolo
di suoni e colori: un’occasione unica per mescolarsi alla folla
variopinta e vociante, per godere del folklore genuino e respirare
quest’atmosfera così coinvolgente.
Siamo quasi giunti al termine del viaggio, passando per Segou
visitiamo alcuni villaggi delle etnie Bambara e Bobo. Giunti a
Bamako, ci aspetta il volo di rientro.
Sonia Di Gregorio
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