Il numero di ragazze e donne incinte che allattano e che soffrono di malnutrizione acuta è salito da 5,5 milioni a 6,9 milioni.
51 milioni di bambini sotto i 2 anni soffrono di arresto della crescita.
L’Asia meridionale e l’Africa subsahariana rimangono l’epicentro della crisi nutrizionale nel mondo.
La malnutrizione nelle donne in gravidanza sta diventando una grave emergenza sanitaria globale. Il numero di ragazze e donne incinte in fase di allattamento che soffrono di malnutrizione acuta è salito da 5,5 milioni a 6,9 milioni, ovvero il 25 per cento in più dal 2020 nei 12 paesi più colpiti dalla crisi alimentare e nutrizionale globale.
Nemmeno le economie più industrializzate sono al riparo dai rischi legati alla nutrizione: casi di anemia tra le ragazze, per esempio, sono in crescita nell’Europa occidentale e in Nordamerica. Dunque, nonostante i progressi fatti negli ultimi decenni, la malnutrizione rimane una delle più grandi minacce sia per la salute dei bambini sia per le loro madri.
Porre fine alla fame entro il 2030
A spiegarlo è l’ultimo rapporto dell’Unicef “Undernourished and overlooked”, secondo il quale in paesi come Afghanistan, Burkina Faso, Ciad, Etiopia, Kenya, Mali, Niger, Nigeria, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen, la mancanza di cibo adeguato e di nutrienti essenziali sta avendo un impatto disastroso sulla salute di intere comunità, compromettendo lo sviluppo fisico e cognitivo dei bambini e aumentando il rischio di mortalità.
La malnutrizione è, secondo l’Unicef, una crisi ignorata e spesso trascurata dalle agenzie umanitarie e dai governi. Eppure, come sottolinea il rapporto, l’eliminazione della malnutrizione è un obiettivo chiave per il raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu (Sdgs), che mirano a porre fine alla povertà e alla fame entro il 2030.
Acute malnutrition amongst pregnant and breastfeeding women has surged by 25% in 12 countries impacted by crises.
La malnutrizione è disuguale e colpisce di più le donne
La guerra in Ucraina sta aggravando la situazione, soprattutto nei paesi già citati, ma l’attuale disuguaglianza di genere, che vede al centro della crisi nutrizionale le ragazze e le donne adolescenti, non è una novità e, in generale, ha mostrato scarsi miglioramenti negli ultimi due decenni.
Le donne sono spesso sottorappresentate pure nei programmi di sostegno alla nutrizione. Nel 2021, c’erano 126 milioni di donne in condizioni di insicurezza alimentare in più rispetto agli uomini, rispetto ai 49 milioni del 2019: il divario di genere nell’insicurezza alimentare è più che raddoppiato.
Una nutrizione insufficiente durante la vita delle ragazze e delle donne può portare a un sistema immunitario indebolito, uno sviluppo cognitivo insufficiente e un aumento del rischio di complicazioni potenzialmente letali, anche durante la gravidanza e il parto, con conseguenze pericolose e irreversibili per la sopravvivenza, la crescita, l’apprendimento e il futuro dei loro figli.
Per ora, i progressi nell’alimentazione delle ragazze e delle donne adolescenti sono troppo lenti: nessuna regione è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi globali del 2030.
Asia e Africa rimangono l’epicentro della crisi
A livello globale, 51 milioni di bambini sotto i 2 anni soffrono di arresto della crescita, il che significa che sono troppo bassi per la loro età a causa della malnutrizione. Di questi, circa la metà diventa rachitica durante la gravidanza e i primi sei mesi di vita, il periodo di 500 giorni in cui un bambino dipende completamente dalla nutrizione materna.
L’Asia meridionale e l’Africa subsahariana rimangono l’epicentro della crisi nutrizionale tra le ragazze e le donne adolescenti, ospitando 2 ragazze e donne adolescenti su 3 che soffrono di sottopeso a livello globale e 3 ragazze e donne adolescenti su 5 con anemia. Nel frattempo, le ragazze e le donne adolescenti delle famiglie più povere hanno il doppio delle probabilità di soffrire di sottopeso rispetto a quelle delle famiglie più ricche. Inoltre, la cattiva alimentazione viene tramandata di generazione in generazione.
193 milioni di persone vivono in insicurezza alimentare
Non c’è tempo da perdere, insomma. Le persone che vivono in un contesto di insicurezza alimentare sono 193 milioni nel mondo e il rischio di morire nei bambini è aumentato di 12 volte negli ultimi anni. Per evitare tutto ciò, dallo scorso anno l’Unicef ha intensificato i suoi sforzi nei paesi più colpiti dalla crisi nutrizionale globale, con un piano di accelerazione per prevenire, rilevare e trattare il deperimento nelle donne e nei bambini.
Ma i numeri sono imponenti: l’organizzazione mira a raggiungere 12,2 milioni di bambini e 9,3 milioni di donne con servizi essenziali per prevenire la malnutrizione, 4,5 milioni di bambini con azioni per rilevare e curare il deperimento e 1,8 milioni di bambini e donne con attività di protezione sociale e sostegno economico per migliorare l’accesso a diete e servizi nutrienti. La strada per raggiungere questi obiettivi è ancora lunga.
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