Dai terrazzamenti valtellinesi ai fiabeschi paesaggi delle Langhe, dai caratteristici poderi toscani agli assolati vigneti siciliani, l’Italia non è soltanto uno dei paesi più belli del mondo: è anche il principale produttore di vino a livello globale. Secondo le stime del quotidiano Il sole 24 ore, infatti, la vendemmia 2020 che sta per concludersi dovrebbe toccare i 47,2 milioni di ettolitri, portando il Belpaese a precedere Francia e Spagna nella classifica.
Per premiare i vignaioli italiani – ma non solo – che tramandano l’arte della viticoltura nel rispetto della biodiversità, Slow Food ha redatto un manifesto per il vino buono, pulito e giusto. Dal 1986, l’associazione fondata in Piemonte da Carlo Petrini si propone d’insegnarci a dare il giusto valore al cibo. Che, come il vino, è sinonimo di convivialità: per apprezzarlo veramente bisogna imparare “a riconoscere la varietà dei luoghi di produzione e degli artefici, a rispettare i ritmi delle stagioni e del convivio” – ci raccontava Petrini qualche tempo fa.
Le regole del decalogo Slow Food
Il manifesto, presentato al Salone internazionale del biologico e del naturale (Sana) di Bologna, va esattamente in questa direzione. Si tratta di un vero e proprio decalogo da rispettare per essere buoni vignaioli: non semplici produttori di vino, ma fautori di un’agricoltura “che promuova una crescita culturale, economica e sociale, etica e armonica sul territorio”. In che modo? Rispettando il paesaggio e l’ecosistema nel quale si opera, impiegando materie prime locali e prodotti biologici, evitando l’utilizzo di pesticidi e riducendo il consumo di suolo, tutelando i diritti dei propri dipendenti e fornitori.
La socialità e la ruralità sono gli aspetti più importanti del mestiere del vignaiolo. Sono sentimenti essenziali che hanno storicamente caratterizzato la vita e il lavoro in campagna, eppure oggi li stiamo perdendo. Il mio invito è a mantenere quel modello di vita, coniugandolo al mondo moderno. Niente quanto il vino crea socialità, ed è dal vino che dobbiamo ripartire.
Saverio Petrilli, fondatore Federazione italiana vignaioli indipendenti
Non basta una guida per cambiare il mondo del vino. Slow Food darà vita a una comunità internazionale che si riconoscerà…
Il punto di partenza per la creazione di una rete di appassionati
“Il senso del nostro manifesto è trattare il vino come qualcosa che vada oltre al bicchiere”, spiega Giancarlo Gariglio, curatore insieme a Fabio Giavedoni della guida Slow Wine, che quest’anno recensisce quasi duemila cantine italiane. “Il decalogo rappresenta il documento fondativo di una comunità che spero possa crescere e ramificarsi, una comunità che accomunerà tutti gli amanti del vino: quelli che lo fanno e chi, apprezzandone la qualità, valorizza e ripaga le loro fatiche quotidiane”.
Il vino è storia, passione, sacrificio, dedizione. Un’eccellenza del nostro paese di cui possiamo vantarci con orgoglio grazie al sudore di chi ha deciso di dedicare se stesso alla natura. Per questo rispettarla diventa fondamentale, perché diventa una compagna di vita, come in una storia d’amore. Solo così potrà dare il meglio, anche perché la magia del vino giace anche nelle miriadi di sfumature che solo il terreno, gli agenti atmosferici e le temperature possono regalargli. Annata dopo annata, nessuna uguale alla precedente.
Per la presidente di Federbio Mammuccini, alcuni disagi degli agricoltori sono oggettivi e comprensibili, ma le proteste contro il Green deal sono inammissibili.
Sana 2023 torna a Bologna con un’edizione interamente B2B che accoglierà i professionisti del settore del biologico e del naturale. Novità i focus sui prodotti veg e free from.
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