Nel piccolo paradiso del Parco del delta del Po e Riserva di biosfera Unesco, l’isola di Albarella, sbarca l’arte che parla delle emergenze ambientali.
Manolo Blahnik a Milano. ‘The art of shoes’ e la magica alchimia delle sue scarpe
La mostra ‘Manolo Blahnik. The art of shoes’ a Palazzo Morando è ricchissima. Nelle splendide sale della casa museo-milanese sono da oggi esposti 212 modelli e 80 disegni di questo notissimo stilista che celebra qui, così, 46 anni di attività. Sono occorsi due anni di organizzazione per allestirla, tra ricerca e riordino di esemplari, prototipi
La mostra ‘Manolo Blahnik. The art of shoes’ a Palazzo Morando è ricchissima. Nelle splendide sale della casa museo-milanese sono da oggi esposti 212 modelli e 80 disegni di questo notissimo stilista che celebra qui, così, 46 anni di attività. Sono occorsi due anni di organizzazione per allestirla, tra ricerca e riordino di esemplari, prototipi e disegni originali e adunata di tutti i permessi (perfino la Soprintendenza deve aver dovuto dare un parere, date le caratteristiche di Palazzo Morando).
L’esposizione, aperta da oggi in via Sant’Andrea, approderà poi all’Hermitage di San Pietroburgo, a Praga, a Madrid e in Canada.
Si parte dai modelli del 1971 alle calzature ispirate all’arte di Goya o Picasso, da quelle realizzate per il film ‘Marie Antoinette’ di Sofia Coppola fino alla nuova linea creata con Rihanna. La mostra copre gran parte della superficie del palazzo storico al primo piano, ed è disposta con una cura tale che sembra sia nata qui, in questa residenza del XVIII secolo — secolo che lo stilista ama particolarmente, peraltro.
Questa mostra si colloca in una collezione storica, quella dei musei civici milanesi, che vantano anche un patrimonio di calzature antiche. Grazie alla cortesia e alla pazienza dello stesso Manolo Blahnik, è stato anche possibile collocarne alcune accanto ai modelli esposti.
Il connubio tra arte, moda e artigianato (lombardo)
Il titolo della mostra, ‘Manolo Blahnik. The art of shoes’, cita l’arte. Per due motivi.
Uno, quando si parla di arte, si parla anche di arte applicata. Le sue calzature, pur piegandosi costantemente e fin dal momento ideativo alla funzione cui sono destinate (calzare un piede femminile), si inseriscono con leggiadria in trame stilistiche che spaziano dal Rinascimento all’architettura contemporanea.
Due, per la loro forma essenzialmente culturale, trovano le loro radici in una molteplicità di forme artistiche, tra cui anche quella cinematografica.
Il connubio tra moda e arte è risaputamente, evocativamente fertile e perfetto, e trova una sua chiave di decifrazione anche nella leggerezza. Ci viene qui offerta difatti una camminata in sale da sogno, con oggetti da sogno in mostra.
I modelli di scarpe sono esposti e custoditi in teche di museo come piccole opere d’arte. Pezzi moderni, frutto di arte, artigianato, d’ispirazione eclettica, di moda, fantasia, splendido distillato di storia del costume e design, galleria dell’evoluzione di un oggetto comune.
Questo stilista è un sognatore, è un ricchissimo signore della moda, ed è anche uno scopritore di artigiani, dato che nei suoi decenni trascorsi a Milano ha potuto e dovuto appoggiarsi alla sapienza degli artigiani lombardi di cui si è sempre servito. Produce tuttora a Parabiago, in provincia di Milano.
Gli elementi alchemici di Manolo Blahnik
“Una calzatura di Manolo Blahnik, di primo acchito, è una creazione che ritrae senza una cornice temporale in modo sublime e armonioso la declinazione cromatica per volumi e per forma — spiega Cristina Carrillo de Albornoz, curatrice della mostra — e, in secondo acchito, rivela tutta la sua artigianalità, qualità e bellezza. Dato che sono anche, spesso, confortevoli, il rapporto tra forma e funzione sfocia in un equilibrio perfetto. Quando si entra nell’universo di Manolo Blahnik, in questo affascinante labirinto, ci si accorge che il suo lavoro diviene arte”.
Dalle teche brillano oggetti del desiderio in forma di suole e frange, tacchi a stiletto e allacciature alla schiava. Le stoffe acquistano nuove finalità, i decori citano il ’700 ma restano moderni, anche se pensati per il film Marie Antoinette. Stesso oggetto, materiali simili, forme abissalmente diverse.
Molte linee ardite e slanciate, alcuni sandali, nessuna zeppa (le odia). Questi sono gli elementi dell’alchimia che fanno di questa mostra un appuntamento fiabesco, raro e prezioso.
“Il passato e il presente possono convivere, abbellirsi a vicenda, spiegarsi a vicenda — racconta Chiara Bassi — le scarpe di Manolo Blahnik hanno una caratteristica che non tutte le scarpe hanno. È quella di bilanciare i vuoti e i pieni, i materiali e i colori in modo tale da creare una sintonia, un ritmo. Che è il segreto della poesia, della musica e di tutto ciò che ci rende felici”.
Le forme e i materiali del lusso
Diversamente dalle produzioni in serie, gran parte dei modelli esposti non è fatto di pelli e pellami. Certo, da ciò non è possibile inferire una precisa preoccupazione etica, ma si deve notare che, a parte qualche modello di pelle, o addirittura di cavallino, di vitello non trattato (con i peli) e uno solo di coccodrillo, la gran parte dei materiali usati è tessuto, raso, sete pregiate, taffetà, satin, velluto. E poi argento, paillettes, fibbie di strass, incrostazioni di luce.
Manolo Blahnik ama le scarpe esagerate, piene di gioielli, di bijoux: sono un esercizio di creatività, ma da tempo è passato ai tacchi bassi, sia perché ama cambiare, sia perché sono un modo più difficile per trasmettere la femminilità.
Tra colori ipnotici, trame da sogno, forme sinuose, testure inaspettate, una cosa che, volutamente, manca, sono le indossatrici. Non v’è nemmeno un’immagine di piede femminile, né fotografie di scarpe indossate.
Questa mostra, in cui le calzature vengono staccate dalla loro funzione, riesce davvero a offrire la possibilità di capire quanto i manufatti di Manolo Blahnik siano oggetti d’arte.
Manolo Blahnik. The art of shoes, a Palazzo Morando, Milano, via Sant’Andrea 6, fino al 9 aprile 2017. Il biglietto si acquista alla libreria all’ingresso, poi la mostra occupa tutte le sale al primo piano. Il bel catalogo Skira è acquistabile al bookshop.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’anno speciale di Parma è iniziato: durante tutto il 2020 tanti gli appuntamenti per scoprire e imparare ad amare il piccolo gioiello dell’Emilia Romagna.
Il Forte di Bard è un gioiello architettonico d’altri tempi che oggi rivive grazie ad arte e cultura. Una location suggestiva per grandi mostre in un paesaggio unico.
La mostra Natura al Muba, il museo dei bambini di Milano, è un percorso in cui l’ordinario viene svelato ai più piccoli (e non solo) in tutta la sua straordinarietà. Per insegnargli ad amare la natura e prendersene cura.
Vienna stupisce tra la magnificenza del suo passato e la modernità dei servizi. Un tour tra le bellezze di una città amica dell’ambiente e dove la qualità della vita si piazza in cima alle classifiche.
Dal 19 ottobre al 15 dicembre l’Università di Milano-Bicocca ospita una mostra dedicata alle meduse per far conoscere, soprattutto ai ragazzi delle scuole, l’importanza di questi incredibili animali.
I posti da visitare in inverno in Italia, anche caldi, sono molti. Dalle terme, alle città, alle mete enogastronomiche, i weekend invernali sono l’occasione perfetta per rilassarsi o semplicemente partire senza pensarci troppo.
L’attesa di un passeggero in procinto di imbarcarsi su un volo è ormai fin troppo infarcita di opzioni e proposte commerciali talvolta ai limiti della bizzarria. Inevitabile, dunque, che prima o poi a qualcuno venisse in mente di ottimizzare in chiave culturalmente significativa quel lasso di tempo più o meno ozioso che siamo costretti a
Donne dedicate ai graffiti in un mondo dominato dagli uomini: questo racconta ‘Girl Power’, con le storie di molte autrici di graffiti femminili registrate in un lungo e intrigante viaggio. La regista di questo film, Sany, lei stessa graffitara di Praga, ha speso otto anni per offrirci questo nuovo punto di vista su un fenomeno