Brunori Sas è il protagonista della nuova puntata di Venticinque, il podcast di LifeGate e Rockit che racconta 25 anni di musica italiana.
Manuel Agnelli è protagonista della puntata di Venticinque sul 2022, l’anno del suo debutto solista
Manuel Agnelli è il protagonista della nuova puntata di Venticinque, il podcast di LifeGate e Rockit che racconta 25 anni di musica italiana.
“Perché avete scelto me per il 2022, che sono un dinosauro”? È così, con quel sarcasmo lapidario che l’ha fatto apprezzare anche al grande pubblico, che Manuel Agnelli accoglie a casa sua Dario Falcini, Giacomo De Poli e Marco Rip, rispettivamente direttore di Rockit, direttore artistico di LifeGate Radio e audiodocumentarista. È proprio Agnelli, da oltre tre decenni leader degli Afterhours e reduce da un fortunato debutto solista, il protagonista della nuova puntata del podcast Venticinque. 1997-2022: gli anni che hanno rivoluzionato la musica italiana, disponibile su tutte le piattaforme di streaming a partire da mercoledì 28 giugno.
L’impronta dagli Afterhours sul rock alternativo italiano
Il rock alternativo italiano deve moltissimo agli Afterhours. Fondati dallo stesso Manuel Agnelli nel 1986, per quasi un decennio cantano in lingua inglese facendosi notare soprattutto all’estero. Poi, con Germi (1995) e soprattutto con Hai paura del buio? (1997), propongono un mix di generi e linguaggi che ha un grande impatto, tanto sul pubblico quanto sulla scena musicale. Non è un caso se il 1997, l’anno in cui esce l’album che molti tuttora considerano il loro capolavoro, è anche l’anno in cui nasce Rockit e in cui inizia un cammino ascendente per la musica italiana. Quello raccontato da Venticinque, appunto.
“Essere una band è fantastico quando sei un ragazzo, stai formandoti un’identità, hai bisogno di punti di riferimento, di avvicinarti alla gente e condividere qualcosa con la gente”, racconta Manuel Agnelli. “Fai una band e trovi persone con cui un collante emotivo molto forte, anche se sono diversissime da te. Anche quando litighi, tendi a proteggere la tua squadra e sei protetto dall’esterno”. La scelta di dedicarsi alla carriera solista dunque non significa rinnegare ciò che c’è stato. Corrisponde, semplicemente, a un’altra fase del suo percorso artistico. Una fase in cui “sei quello che vuoi essere” e, in virtù di questo, la dimensione della band rischia di diventare una gabbia.
La carriera di Manuel Agnelli da solista
Ecco perché, a cinquantasei anni, Manuel Agnelli sceglie di debuttare di nuovo. Stavolta, da solista. Venticinque gli dedica la puntata sul 2022 perché è l’anno in cui viene pubblicato Ama il prossimo tuo come te stesso e Agnelli lo porta in tour “con uno spirito molto aggressivo e arrogante”, quasi come un ritorno alle origini, ma con una band e una maturità diversa. Un disco accolto molto positivamente dalla critica e anche dal pubblico. Lo sposo sulla torta, in cui Manuel Agnelli duetta con la figlia Emma, “è il singolo che ha funzionato di più in assoluto nella mia vita, che è una cosa incredibile”, fa notare.
Ma valutare la musica solo con i numeri è enormemente riduttivo. Peggio: è controproducente. Perché così facendo si perde “la libertà di fare le cose anche se non riescono”. Quella libertà che si prendono gli Afterhours nel 2009 a Sanremo, quando vengono eliminati immediatamente ma ne approfittano per pubblicare una rassegna di brani di musicisti indipendenti (Il paese è reale).
Se fosse stata giudicata soltanto con il metro del successo, un’iniziativa del genere forse non sarebbe mai nata. “La gente non le fa più le cose che non è sicura di portare a termine. Tu fai San Siro e hai senso, non fai San Siro e non hai senso. Perché? Perché non ho più le basi per giudicare che musica fai”. Come uscirne? “Ci vogliono anni di punto di vista culturale diverso”, risponde Manuel Agnelli. “Tornare ad avere degli spazi di errore. Anzi, dove l’errore – come nel punk e nel post punk – diventa personalità. Diventa un tuo tratto distintivo e unico”.
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