La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
La mappa interattiva indica il numero di specie estinte, in via di estinzione e vulnerabili segnalate in ciascun paese.
In questo momento in tutto il pianeta centinaia di specie animali (non che quelle vegetali se la passino meglio, anzi) si stanno estinguendo sotto i nostri occhi, alcune delle quali senza neppure essere state classificate. Oltre 28mila specie, più di un quarto di quelle valutate, sono minacciate di estinzione. Questo angosciante fenomeno, ritenuto dagli scienziati la sesta estinzione di massa della storia della Terra, è provocato soprattutto dalle attività umane, come deforestazione, urbanizzazione, allevamento, agricoltura, pesca e bracconaggio. Per comprendere a fondo la reale entità di questa crisi globale, e cercare di prendere provvedimenti più mirati ed efficaci, è stata sviluppata una mappa interattiva che segnala il numero di specie estinte, in via di estinzione e vulnerabili in ciascun paese.
Stilata grazie ai dati raccolti dalla Iucn e dal Wwf, la Animal endangerment map offre uno sguardo dettagliato sulla fauna in pericolo di ogni nazione (perlomeno di quelle che dispongono di dati sufficienti), dividendo le specie per gruppo tassonomico ed evidenziando quelle più a rischio in ogni località. Le specie sono state inserite in cinque classificazioni, ovvero estinta, estinta in natura, in pericolo critico, in via di estinzione e vulnerabile, in base a due criteri: la dimensione delle popolazioni e il tasso di declino delle popolazioni negli ultimi dieci anni o tre generazioni. La mappa consente inoltre di fare un confronto tra dieci anni fa e l’attuale situazione, evidenziando, nella maggior parte dei casi l’esponenziale aumento delle specie minacciate, e in altri il successo delle politiche di conservazione.
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Gli Stati Uniti sono il paese con il maggior numero di specie in pericolo di estinzione, 1.283, e il numero continua ad aumentare. Questi animali, tra cui otto specie di calabrone, sono minacciati, tra le altre cose, dalla perdita di habitat, dall’espansione umana e dall’inquinamento ambientale. A rendere ancora meno protetta la fauna statunitense ci ha pensato recentemente il presidente Trump, che ha indebolito l’Endangered species act, rendendo le sue misure meno restrittive. La specie simbolo di questo declino è il furetto dai piedi neri (Mustela nigripes), la cui popolazione conta appena 370 individui.
Non solo Nord America, anche altre nazioni hanno registrato nell’ultimo decennio un aumento significativo del numero di specie estinte e in via di estinzione. La Polinesia francese ha perso per sempre 59 delle proprie specie, mentre Mauritius e Australia hanno registrato, rispettivamente, 44 e 40 estinzioni. Nel continente australiano, che ospita un grande numero di creature endemiche, sono state segnalate 932 specie a rischio.
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Solo quattro paesi, tra tutti quelli analizzati, sono riusciti ad invertire la tendenza e a rallentare l’emorragia di specie animali. Sono l’Uganda, dove il tasso di estinzione ha subito un decremento del 3 per cento, la Georgia del Sud e le Isole Sandwich Australi, territorio britannico d’oltremare situato nell’oceano Atlantico meridionale, le Isole Falkland e … Città del Vaticano, passata dalle due specie in pericolo di un decennio fa, ad una.
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Nel nostro Paese ci sono attualmente 313 specie a rischio, contro le 120 del 2008. La mappa riporta 2 specie estinte, 42 in pericolo critico, 95 in via di estinzione e 174 vulnerabili. Nonostante i numeri complessivamente scoraggianti, alcune specie, grazie a importanti progetti di conservazione e reintroduzione, sono tornate a popolare in buon numero la penisola, come il camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) e il grifone (Gyps fulvus).
L’intento che ha portato alla nascita della Animal endangerment map, è quello di fornire a ricercatori e governi informazioni utili per ottimizzare gli sforzi di conservazione e individuare le aree che necessitano di maggior tutela.
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