L’Ispra dà il via alla mappatura delle coste italiane: fornirà informazioni preziose, e inedite, per conoscere e tutelare gli habitat.
- L’Ispra ha dato il via alla prima mappatura delle coste di tutt’Italia, attraverso una serie di tecnologie avanzate.
- Le informazioni raccolte consentiranno di proteggere meglio gli habitat e fare previsioni più accurate sull’erosione costiera e sugli eventi estremi.
- Questo è uno dei pilastri del progetto Mer (Marine ecosystem restoration), finanziato nell’ambito del Pnrr.
Per proteggere gli habitat, bisogna innanzitutto conoscerli. E questo non è così scontato, tanto più in un territorio complesso come quello italiano. Ecco perché l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha dato il via a una campagna di mappatura delle coste italiane, la prima in assoluto, che rientra nel più ampio e ambizioso progetto Mer (Marine ecosystem restoration), finanziato nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
La prima mappatura delle coste italiane
L’Ispra fa sapere tramite una nota di avere selezionato il consorzio che fornirà le tecnologie per la mappatura delle coste di tutt’Italia. I rilievi serviranno anche per identificare le praterie di Posidonia oceanica, pianta acquatica endemica che assorbe CO2 e rilascia ossigeno, e Cymodocea nodosa, una “specie pioniera” che crea le condizioni favorevoli per l’insediamento della Posidonia stessa.
Per quest’opera servirà un mix di tecnologie all’avanguardia. In primis i sensori Lidar che illuminano un oggetto con una luce laser, rilevandone così la distanza e restituendo informazioni in 3d sull’ambiente circostante. Ma anche i sensori ottici trasportati per via aerea, la gravimetria aerea (vale a dire sensori che misurano la gravità), i sensori satellitari multispettrali, una tecnologia multibeam (è la più diffusa per gli studi batimetrici e si basa sulla propagazione delle onde acustiche). Sarà messo in funzione anche un veicolo sottomarino autonomo, una specie di drone subacqueo, che osserverà direttamente circa 4mila chilometri di costa. In parallelo, ci sarà una mappatura della fascia costiera che parte dalla linea di costa e va verso l’interno, arrivando fino a 800 metri.
Informazioni preziose per proteggere le coste e gli habitat marini
“Grazie ai rilievi condotti su tutta la costa per un totale di 7.500 km, senza precedenti in Italia in termini di estensione ma anche di dettaglio, avremo informazioni estremamente preziose sia nell’ambito della scoperta di nuove specie e habitat che nell’ambito della conformazione dei fondali per la geotermia”, sottolinea il presidente di Ispra Stefano Laporta.
“Il sensore LiDAR ci consentirà di creare lo scrigno in cui custodiremo la biodiversità marina”, gli fa eco la direttrice generale Maria Siclari. “La mappatura degli habitat marini profondi si occuperà di censire anche più di 70 monti sottomarini, da 500 fino a 2mila metri di profondità, indagando aree che non sono mai state monitorate e sono quasi completamente sconosciute”. Le informazioni dettagliate sugli habitat marini costieri, sulla batimetria e sulla morfologia della costa, spiega, consentiranno di “effettuare previsioni affidabili sui fenomeni di erosione costiera e la vulnerabilità delle coste in caso di eventi estremi quali le mareggiate e le inondazioni costiere”.
Cos’è il progetto Mer, finanziato nell’ambito del Pnrr
La mappatura delle coste italiane è uno dei tasselli che compongono il progetto Mer, Marine ecosystem restoration, che ha ottenuto un finanziamento da 400 milioni di euro per il periodo 2022-2026 nell’ambito del Pnrr.
Tre le attività già avviate, c’è l’allevamento di un milione di larve di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) nell’Adriatico, per la precisione in Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. Questi “ingegneri ecosistemici” infatti sono preziosi perché costituiscono veri e propri reef calcarei, paragonabili alle barriere coralline. A livello globale, però, l’85 per cento dei banchi naturali di ostriche è andato perduto.
Un’altra area di intervento prevede di realizzare campi di ormeggio nelle aree protette, nei parchi nazionali e nelle zone speciali di conservazione, per evitare gli ancoraggi che danneggiano i fondali. Entro il 2026 ne verranno realizzati 91, per un totale di 1.769 ormeggi. Tra gli elementi di disturbo per la flora e la fauna ci sono anche le cosiddette reti fantasma, vale a dire le reti e gli attrezzi da pesca abbandonati, che costituiscono l’86,5 per cento dei rifiuti in mare. Come prima cosa, dunque, bisogna identificare le aree critiche grazie a squadre di subacquei e strumentazioni avanzate (rov, muiltibeam e side scan sonar). Dopodiché, bisogna rimuovere reti e attrezzi, raccoglierli, trasportarli e smaltirli.
A breve l’Ispra pubblicherà anche il bando di gara per la fornitura di una nuova nave da ricerca oceanografica che permetterà di esplorare le acque profonde, attraverso i Rov (veicoli pilotati da remoto) e gli Auv (robot subacquei autonomi che, al contrario dei Rov, non sono collegati via cavo a un pilota umano). Tutti i dati raccolti dal progetto Mer saranno resi pubblici attraverso una piattaforma online.
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