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Mapplethorpe in mostra a Torino, tra l’osceno e il sublime
Se una delle prerogative principali dell’arte consiste precisamente nell’esplorare le nostre più inconfessabili oscurità, pulsioni e fantasie, difficilmente troveremo, nell’arco dell’intero ventesimo secolo, e nello specifico ambito fotografico, qualcuno che abbia saputo conferire alla perversione e al voyeurismo sessuale estremo tutto il rigore estetico e l’eleganza formale che seppe esprimere in proposito l’inconfondibile Robert Mapplethorpe.
Se una delle prerogative principali dell’arte consiste precisamente nell’esplorare le nostre più inconfessabili oscurità, pulsioni e fantasie, difficilmente troveremo, nell’arco dell’intero ventesimo secolo, e nello specifico ambito fotografico, qualcuno che abbia saputo conferire alla perversione e al voyeurismo sessuale estremo tutto il rigore estetico e l’eleganza formale che seppe esprimere in proposito l’inconfondibile Robert Mapplethorpe.
Il lungometraggio biografico “Look at the pictures”, approdato pochi mesi fa nelle sale italiane, e la mostra fotografica allestita a Torino puntano i riflettori su uno dei protagonisti più sulfurei dell’arte novecentesca.
Trasgressioni di vita e arte
Incarnazione esemplare del binomio genio e sregolatezza, il fotografo newyorkese omosessuale (1946-1989) si contraddistinse innanzitutto per essere riuscito, al pari dell’amico Andy Warhol, a coniugare “underground” e “glamour”, ovvero la creatività alternativa dei sobborghi e i patinati ritrovi dell’alta società dello spettacolo, non senza destare scandali e tentativi di censura.
Le immagini di Mapplethorpe, che palesemente si richiamano alla rigorosa asciuttezza della scultura classica, appaiono spesso e volentieri popolate di grovigli di corpi, dettagli anatomici e genitali, pratiche sessuali esplicite o travestimenti transgender, sempre declinati attraverso un registro stilistico estremamente sofisticato e lineare.
Al tempo stesso le sue gallerie pullulano di ritratti di star hollywoodiane e celebrità contemporanee, a cominciare dall’amica di una vita, la cantante Patti Smith, i cui dischi poterono beneficiare di copertine curate dall’artista in persona.
Patti Smith, prima fidanzata e amica di una vita
Prima di essere annientato dall’AIDS (malattia per la quale l’omonima fondazione raccoglie tuttora fondi da destinare alla ricerca medica) Mapplethorpe approdò all’apice della gloria artistica, grazie anche ai buoni uffici dell’amante e mentore Sam Wagstaff: tra i numerosi riconoscimenti, la mostra del 2009 a Firenze, dove le sue opere furono affiancate ai capolavori di Michelangelo nella Galleria dell’Accademia.
Per la prima volta in Piazza Carignano
La galleria torinese Franco Noero accoglie fino all’11 febbraio un’ampia selezione di scatti di Mapplethorpe sapientemente collocati nelle sale settecentesche di Palazzo Carignano, nell’omonima piazza, dove il dialogo tra le immagini fotografiche e i motivi delle decorazioni floreali è intervallato dai pannelli in legno appositamente realizzati dal designer Martino Gamper.
L’allestimento della mostra in una delle sale di Palazzo CarignanoAncora una volta, scorgiamo una sessualità osservata con l’aplomb tipico di una natura morta, o la freddezza quasi chirurgica di un botanico che indaga i corpi come fossero fiori da classificare.
“Look at the pictures”: l’urlo scandalizzato di un senatore
Grazie all’impegno di Fenton Bailey e Randy Barbato, che hanno setacciato documenti inediti e fondi riservati dell’archivio personale di Mapplethorpe, la HBO è riuscita a produrre un lungometraggio biografico di 108 minuti (vietati ai minori di 14 anni) che tratteggiano la personalità enigmatica e discussa di un artista decisamente sui generis.
Basti pensare che il titolo dell’opera, approdata alla fine dello scorso ottobre in 40 sale italiane, ovvero “Look at the pictures” (il cui trailer è disponibile a questo link), ripropone la frase urlata da un senatore degli Stati Uniti, tal Jesse Helms, infervorato nel tentativo di convincere i propri colleghi a negare le sovvenzioni statali alla mostra dedicata al celebre fotografo pochi mesi dopo la sua morte.
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