Una spedizione di ricercatori svedesi nel mar Baltico si è imbattuta in bolle di metano molto più in superficie del previsto. E potrebbero essercene altre.
L’avvistamento è avvenuto nell’abisso Landsort, in un’area di 20 chilometri quadrati vicino alla costa svedese.
Le bolle di metano sono state avvistate a 320 metri dal fondale, quando dovrebbero arrivare al massimo a 150-200.
I ricercatori hanno detto di non aver mai visto perdite simili e che potrebbero essercene altre nell’area.
Il Baltico nel 2022 è stato al centro del sabotaggio del gasdotto Nord stream.
Un gruppo di ricercatori della Svezia ha scovato una perdita di gas, nel dettaglio metano, nel mar Baltico. Gli scienziati durante una spedizione marittima si sono imbattuti in bolle di metano fino a 320 metri di altezza dal fondale marino, contro i 150-200 metri previsti. Un’anomalia nella presenza in mare nel gas serra, secondo solo all’anidride carbonica in termini di contributo al riscaldamento globale.
Di perdite di metano nel mar Baltico si era parlato parecchio nel 2022, con la rottura del gasdotto Nord stream, su cui ancora sono aperte le indagini.
Una nuova perdita di metano?
Durante una recente spedizione di ricerca nel mar Baltico, guidata da alcune università della Svezia, è stata rilevata una possibile perdita di gas. In un’area di circa 20 chilometri quadrati, distante una trentina di chilometri dalla costa svedese, i ricercatori si sono infatti imbattuti in bolle di metano provenienti dal fondale, che arrivavano fino a 320 metri di altezza, quando normalmente dovrebbero restare più basse di almeno la metà.
🚨New @UNEP analysis estimates a plausible range of 75 to 230 kilotons of methane emitted at an average rate of 580 to 1,900 tons/hour during the gas leak in the Nord Stream pipelines, in the Baltic Sea, in September 2022. 👇🧵 pic.twitter.com/CPMW56LO9Q
— International Methane Emissions Observatory (IMEO) (@MethaneData) February 20, 2023
L’avvistamento è avvenuto nell’abisso Landsort. “Non ho mai visto bolle così intense prima e sicuramente non da un’area così profonda”, ha sottolineato il ricercatore Christian Stranne, a bordo della spedizione universitaria. Stranne ha sottolineato che l’assenza di ossigeno nelle acque profonde del Mar Baltico potrebbe aver contribuito alla risalita delle bolle di metano intatte, ma di fronte a una fuga di gas simile sono necessari nuovi controlli e analisi, dal momento che ci potrebbero essere altre perdite altrove. E sarebbe un problema: dopo l’anidride carbonica, il metano è il principale gas serra responsabile del riscaldamento globale.
Il precedente del Nord stream
Il gas metano è formato da microrganismi che vivono negli strati sedimentari profondi del fondale marino e viene emesso nell’atmosfera da perdite negli impianti di combustibili fossili e da altre fonti causate dall’uomo come l’allevamento di bestiame e le discariche.
Nel caso del Mar Baltico, di perdite di metano si era parlato a fine settembre 2020 a proposito dei gasdotti Nord stream e Nord stream 2, utilizzati per portare in Europa il gas russo. In quel caso un presunto sabotaggio dei gasdotti, su cui ancora si sta indagando in un continuo rimpallo di responsabilità, aveva causato la più grande singola perdita di metano in mare mai registrata.
Circa 50 metri di gasdotto erano stati distrutti da possibili esplosioni, che avevano fatto salire il metano e arrivare le bolle di gas fino alla superficie del mare. Le perdite di metano erano poi rientrate nel giro di pochi giorni. Ora la scoperta di nuove perdite fa pensare che il gas serra continui a diffondersi nel mar Baltico.
I roghi che stanno devastando l’Artico, oltre a provocare una catastrofe climatica planetaria, stanno uccidendo migliaia di animali, costringendo le specie più grandi ad avvicinarsi ai centri abitati.