Nel capoluogo lombardo esistevano già norme contro le sigarette ma ora si inaspriranno. Sono previste sanzioni per i trasgressori dai 40 ai 240 euro.
Marco Granelli, assessore alla mobilità. Milano punta su ciclabili e bus elettrici
Intervista a Marco Granelli, assessore del comune di Milano: “Presto 50 chilometri di nuove ciclabili, dal 2021 stop al fumo di sigaretta all’aperto”.
Dalle nuove ciclabili al sogno di un trasporto pubblico al 100 per cento elettrico, dagli effetti dello smart working alla scelta di puntare con decisione su biciclette e monopattini in sharing. Marco Granelli, assessore alla mobilità e ai lavori pubblici del comune di Milano, spiega a Lifegate come la città sta affrontando la nuova fase di emergenza. Ma soprattutto come si sta preparando alle sfide del futuro, che passano attraverso la diversificazione degli orari di spostamento e dei mezzi utilizzati. E persino dalla lotta al fumo di sigaretta all’aperto.
Lo scorso aprile, con l’obiettivo di ridurre il numero di auto circolanti nella fase 2, avete annunciato il piano “Strade aperte” per trasformare 35 chilometri di percorsi carrabili in piste ciclabili e spazi dedicati alla pedonalità. Come si è evoluto il progetto?
Abbiamo raggiunto il traguardo dei 35 chilometri di nuovi percorsi e stiamo lavorando per arrivare a 50 chilometri entro la fine dell’anno. Abbiamo completato la ciclabile, lunga oltre sei chilometri, sull’asse corso Venezia, corso Buenos Aires e viale Monza; abbiamo realizzato la cerchia dei Navigli e stiamo intervenendo sul collegamento tra Amendola, Buonarroti e Lotto, con il primo tratto che è già fruibile. Per raggiungere l’obiettivo dei 50 chilometri lavoreremo inoltre su alcune radiali, in particolare a sud e a ovest su via Novara verso Settimo Milanese.
A Milano, negli ultimi giorni, la percentuale di passeggeri trasportata sui mezzi pubblici è scesa del 60% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò si è tradotto anche in un ritorno massiccio all’uso dei mezzi privati?
Stiamo vivendo una fase molto difficile. La Lombardia è una zona rossa e quindi la situazione è simile ai mesi del lockdown: la domanda di trasporto sui mezzi pubblici è scesa drasticamente per effetto dello smart working e della didattica a distanza. In questo quadro in cui la mobilità è ridotta al minimo, è importante evidenziare che, oltre all’auto, i milanesi hanno deciso di utilizzare molto la bicicletta: i numeri sono raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2019.
Negli ultimi mesi avete rafforzato i servizi di bike sharing e di monopattini elettrici in condivisione. Avete calcolato anche i possibili impatti del bonus bici, che prevedeva uno stanziamento di 215 milioni di euro andati esauriti in 24 ore?
Sicuramente il bonus mobilità è stato di grande aiuto. Il dato positivo sull’incremento dell’uso della bicicletta è legato soprattutto a due fattori: la messa in sicurezza dei percorsi ciclabili e i bonus governativi. Anche noi, con l’ultima variazione di bilancio, abbiamo stanziato altri 7 milioni e mezzo per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita e scooter elettrici. Ad oggi abbiamo 3.000 cittadini che hanno deciso di muoversi su mezzi sostenibili, con segnali positivi non solo sul fronte dello sharing ma anche dell’acquisto. Per quanto riguarda lo sharing, al momento abbiamo in strada 3.500 biciclette a pedalata assistita e oltre 4.000 monopattini.
A proposito dei monopattini in sharing, non mancano le voci contrarie rispetto ai temi della sicurezza e del decoro urbano. Qual è la sua impressione?
Crediamo che i monopattini rappresentino, insieme alle bici, una grande opportunità per le citta. Si tratta di mezzi che consentono di muoversi in maniera sostenibile occupando al contempo meno spazio pubblico, e che vengono percepiti come sicuri dai cittadini perché permettono di mantenere il distanziamento sociale e di stare all’aperto. Ciò detto, noi continueremo a chiedere la massima attenzione e ad esigere con rigidità il rispetto delle regole, soprattutto per quanto riguarda i limiti di velocità e il parcheggio in aree dedicate. Ma la verità è che non esiste un mezzo più pericoloso degli altri, tutto sta alla responsabilità individuale.
Lo smart working che abbiamo sperimentato in questi mesi, potrà rappresentare una soluzione valida per decongestionare il traffico nelle città anche quando sarà finita l’emergenza?
In parte sì, perché può contribuire a ridurre la mobilità e ad aumentare la sicurezza, a patto però di utilizzarlo in maniera intelligente. Un eccessivo ricorso allo smart working finisce per minare le relazioni sociali ed economiche di una città. È una soluzione che funziona solo se abbinata alla diversificazione degli orari di spostamento e dei mezzi utilizzati.
Dal primo gennaio Milano bandirà il fumo di sigaretta all’aperto, alle fermate di tram e bus, nei parchi e nelle strutture sportive. Che tipo di ricadute positive vi aspettate?
Dai dati dell’Arpa emerge come il fumo di sigaretta ha un’incidenza del sette per cento nella produzione di particolato: bandirlo nelle aree all’aperto rappresenterà un utile contributo alla riduzione delle polveri sottili. Al contempo è una misura che punta a salvaguardare la salute delle persone, in una fase storica in cui la pandemia ci ha mostrato quanto siamo fragili e quanto possano incidere positivamente i nostri comportamenti individuali.
I fumatori non saranno contenti…
Gli italiani hanno dimostrato che, quando le misure adottate si motivano con chiarezza, sono capaci di cambiare in meglio le proprie abitudini. Sono certo che avverrà anche stavolta.
Dal prossimo mese la flotta Atm si arricchirà di 100 nuovi autobus elettrici. Per una metropoli come Milano, quello di un trasporto pubblico completamente green è un sogno o un obiettivo raggiungibile?
Stiamo dimostrando con i fatti che si tratta di un obiettivo raggiungibile. Oggi a Milano ci sono percorsi lungo i quali gli autobus elettrici sono una realtà che viene utilizzata quotidianamente dai cittadini. Senza dimenticare che lo scooter sharing è già solo elettrico. Dobbiamo quindi insistere su questa strada anche se per arrivare al 100 per cento serviranno tempo, incentivi e misure incisive da parte del governo.
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