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Chi era Marco Pannella, 86 anni di lotta per i diritti che hanno scritto la storia d’Italia
Marco Pannella, tra i più noti politici e attivisti italiani, fondatore del Partito dei radicali, è morto il 19 maggio a Roma. Aveva 86 anni.
“Il crimine più grave è stare con le mani in mano”. Questa frase pronunciata da Marco Pannella è forse tra quelle che meglio lo rappresentano. Pannella, infatti, è stato uno dei politici e attivisti italiani più famosi del Ventesimo secolo, protagonista della storia d’Italia fin dagli anni Cinquanta. È morto il 19 maggio in una clinica di Roma, dove era ricoverato dalla notte precedente. Pannella ha lottato per anni contro due tumori che non l’avevano fermato dal portare avanti le sue lotte politiche e per i diritti civili attraverso forme di protesta non violenta quali gli scioperi della fame e della sete. Dal divorzio all’obiezione di coscienza al servizio militare, passando per l’aborto e la legalizzazione delle droghe leggere.
Ciao @MarcoPannella pic.twitter.com/Zcmc4lpzet
— Radio Radicale (@RadioRadicale) 19 maggio 2016
Gli inizi della vita politica di Marco Pannella
Pannella, il cui vero nome è Giacinto, nasce a Teramo nel 1930 e già a 20 anni è tra gli esponenti universitari di punta del Partito liberale. Si laurea in giurisprudenza all’università di Urbino nel 1950 e cinque anni dopo fonda insieme a un gruppo di politici e intellettuali – tra questi c’è anche il giornalista Eugenio Scalfari – il Partito radicale definito, all’epoca, “un partito nuovo per una politica nuova”. Le attività del partito prendono piede un anno dopo, nel 1956, e Pannella ne diventa subito il motore. Nel 1960 va a Parigi, in Francia, come corrispondente del Giorno. È nella capitale francese che intreccia una serie di rapporti con la resistenza algerina mentre era in corso la guerra che ha poi portato all’indipendenza del paese nordafricano il 5 luglio 1962. Pannella conduce, con molta probabilità nel 1961, il primo digiuno in solidarietà del popolo d’Algeria.
Il primo digiuno gandhiano per la primavera di Praga
La prima lotta in Italia risale al 1968. Obiettivo: il ritiro dell’esercito dell’Unione Sovietica (Urss) dalla Cecoslovacchia e dalla città di Praga, attuale capitale della Repubblica Ceca. Pannella decide di portare avanti un digiuno gandhiano – dal nome del grande politico indiano che per la prima volta nella storia ha usato il digiuno come strumento di lotta politica – per cui si riserva solo 140 calorie al giorno per cercare di proseguire lo sciopero della fame senza rischiare danni cerebrali. Un digiuno lungo per affrontare un “nemico” del calibro del presidente sovietico Leonid Breznev che aveva fatto della pazienza una delle sue doti principali, visto il pieno clima di guerra fredda (tra Urss e Stati Uniti) in cui il mondo era immerso. Insieme a Pannella migliaia di attivisti da tutta Europa che cercavano di mantenere viva la primavera di Praga, ovvero il periodo di riforme e liberalizzazione prontamente represse dall’Urss con l’invio di migliaia di soldati e di carri armati.
La battaglia per il divorzio
La sua battaglia più importante, però, è quella per il divorzio. Nel 1965 lancia la campagna insieme a Loris Fortuna, politico e partigiano italiano, creando la Lega italiana per il divorzio. Una lotta, anche in questo caso, lunghissima e duplice. La legge Fortuna-Baslini (dai nomi dei primi firmatari del progetto in parlamento), la prima che introduce il divorzio in Italia, entra in vigore il primo gennaio 1970. Ma la parte di popolazione contraria, in particolare cattolica, indice un referendum abrogativo che si tiene nel 1974. Gli italiani, però, si dimostrano più progressisti di buona parte della loro classe politica e votano in massa per il no (59,26 per cento) per mantenere la legge in vigore. Sull’onda del successo, il Partito radicale comincia anche le campagne per l’aborto e per la legalizzazione delle droghe leggere.
Aborto e droghe leggere
Un iter simile a quello sul divorzio, è quello che ha portato alla legge sull’aborto, la legge 194. Il primo disegno di legge viene presentato da Fortuna nel 1973. In quel momento l’interruzione volontaria di gravidanza era reato. A questo progetto legislativo seguono iniziative di disobbedienza civile condotte dai radicali insieme a movimenti per i diritti delle donne. Adele Faccio, attivista che per prima ha puntato sull’autodeterminazione delle donne su tutte le materie riguardanti il proprio corpo, dà vita al Centro d’informazione sulla sterilizzazione e sull’aborto (Cisa) che, nel 1975, dopo un incontro con Pannella, entra in una federazione insieme al Partito radicale. La legge numero 194 viene adottata il 22 maggio 1978 dopo una serie di manifestazioni che hanno portato la questione in cima nell’agenda politica parlamentare italiana. Anche in questo caso un referendum, tenutosi nel 1981, ha tentato di abrogare – senza successo – la legge 194. Una delle battaglie trentennali di Pannella e dei radicali – considerato il partito antiproibizionista italiano per eccellenza – che ancora non ha avuto esito positivo è quella per la legalizzazione delle droghe leggere. Nel 1993, un referendum ha chiesto e raggiunto come risultato l’abrogazione delle pene per la detenzione ad uso personale di droghe leggere, ma la volontà degli italiani è stata rispettata solo in parte.
Le sette vite in parlamento
Marco Pannella è stato spesso criticato perché la sua presenza in parlamento è associata a diverse coalizioni che si sono formate nel corso dei decenni. Il Partito radicale ha attraversato legislature e tornate elettorali riuscendo a garantirsi diversi seggi nonostante le percentuali di voto per nulla invidiabili. Pannella viene eletto per la prima volta come deputato alla Camera nel 1976 e poi ancora nel 1979, 1983, 1987. I radicali riescono a entrare in parlamento grazie ad alleanze trasversali che vanno dai Verdi ai socialisti. Nel 1992 Pannella si presenta con una lista che porta il suo nome ma ottiene solo l’1,2 per cento dei voti e sette deputati. Nel 1994 forma una strana alleanza con Silvio Berlusconi e il nuovo partito di Forza Italia. Pannella ha fatto anche la storia del parlamento europeo ricoprendo diversi ruoli istituzionali. Nonostante questo, ciò che ha accomunato la carriera politica di Pannella e dei suoi colleghi di partito è la forza con cui hanno portato avanti le loro lotte in favore di un ampliamento dei diritti civili in Italia. Per questo è raro sentir parlare di trasformismo, un’attività comune tra i politici italiani, quando si parla di lui. Perché le sue alleanze non sono mai state legate a interessi personali o a una necessità di mantenere la poltrona in parlamento, non aveva bisogno dell’immunità da crimini commessi, non era avido di denaro o di potere, bensì era assetato di progresso. Perché “il crimine più grave – diceva – è stare con le mani in mano”.
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