Dal mischiglio della Basilicata alla zucca malon del Friuli al cappero di Selargius, in Sardegna: i presìdi Slow Food che valorizzano prodotti dimenticati, ma di fondamentale valore per la biodiversità, il territorio e le comunità.
Il mare è sgombro
Il Parlamento europeo ha votato il 5 febbraio il testo della riforma della politica comune della pesca. Il pacchetto, approvato con 502 voti favorevoli e 137 contrari, include misure per mettere fine a decenni di sovrasfruttamento degli stock ittici che hanno decimato i pesci dell’Atlantico e del Mediterraneo e per porre fine alla pratica dei rigetti, ovvero restituire al mare i
Il Parlamento europeo ha votato il 5 febbraio il testo della riforma della politica comune della pesca. Il pacchetto, approvato con 502 voti favorevoli e 137 contrari, include misure per mettere fine a decenni di sovrasfruttamento degli stock ittici che hanno decimato i pesci dell’Atlantico e del Mediterraneo e per porre fine alla pratica dei rigetti, ovvero restituire al mare i resti di ciò che si è catturato involontariamente e che, mediamente, rappresenta il 23 per cento del pescato totale.
Per la portavoce dei Verdi europei Isabella Lovin, si tratta di una “votazione storica che, finalmente, indirizza la politica comune della pesca verso un percorso di sostenibilità”, mentre secondo Europeche, l’associazione europea che riunisce l’industria ittica dei vari paesi, le riforme sarebbero state prese
frettolosamente e in modo radicale. Al contrario, secondo Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa), “l’unico modo per salvare il mare è una moratoria”.
Oggi il 75 per cento degli stock ittici sarebbe sovrasfruttato e per questo il pescato è calato del 40 per cento negli ultimi 15 anni. Dati che, negli ultimi mesi, hanno portato a un aumento della pressione da parte dell’opinione pubblica e dei mezzi d’informazione che ha spinto l’Unione europea a cambiare rotta per rispondere a questa esigenza.
Tra le specie più a rischio c’è il tonno rosso, attualmente il pesce più sovrasfruttato delle acque europee
insieme allo sgombro, all’aringa e allo spratto (un pesce simile alla sardina).
Il commissario europeo per la Pesca e gli Affari marittimi, Maria Damanali, dovrà ora negoziare
direttamente con i ministri competenti dei singoli stati per convincerli ad adottare lo schema approvato dall’assemblea. La riforma è stata presentata dalla parlamentare tedesca Ulrike Rodust. Queste alcune delle sue dichiarazioni rilasciate per il sito del Parlamento europeo:
Come pensa di proteggere gli stock ittici e mettere
fine alla pesca eccessiva?La mia proposta, sostenuta dalla maggioranza della Commissione sulla pesca, interrompe il rituale di dicembre in cui i ministri dei vari paesi devono negoziare fino alle 4 di mattina, ignorando i pareri scientifici e stabilendo quote sempre più elevate. Nel 2015 verrà applicato il principio di rendimento massimo sostenibile: non sarà possibile pescare più pesce di quanto lo stock sia capace di riprodurre. Il nostro obiettivo è di riportare il numero di pesci alla normalità entro il 2020. Uno dei problemi maggiori, però, è l’assenza di dati scientifici: dovremo creare dei programmi di ricerca e di raccolta dati.
Per 20 anni si è negoziata una riforma della politica comune della pesca. Questa proposta metterà fine ai problemi sul lungo termine?
La fine della pesca intensiva segna un cambiamento storico per la politica comune della
pesca in Europa. Oggi il settore soffre molto, non solo per le conseguenze del sovrasfruttamento, ma anche a causa delle importazioni a basso costo. In ogni caso molti giovani pescatori sostengono il nostro progetto. Abbiamo bisogno del loro appoggio.
La pesca avviene al largo delle coste e non possiamo semplicemente contare sui sistemi di controllo. Ecco perché in futuro i pescatori avranno un ruolo più importante e verranno
regolarmente consultati.
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