Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
I mari europei si stanno scaldando più velocemente del previsto, l’Europa chiama i paesi all’azione
Oceani e mari sono minacciati dai cambiamenti climatici; il Consiglio europeo chiede a Bruxelles di varare urgentemente una strategia di interventi.
I cambiamenti climatici rappresentano una minaccia diretta ed esistenziale alla vita negli oceani e nei mari a livello mondiale. Sono queste le conclusioni del Consiglio europeo che all’unanimità chiede sforzi ambiziosi per proteggere l’ecosistema blu.
Le richieste del Consiglio europeo
Il Consiglio chiede un’azione politica rafforzata a tutti i livelli di governo per proteggere gli ecosistemi marini e costieri e rileva con grande preoccupazione che i mari regionali europei si stanno riscaldando a un ritmo superiore alla media.
È necessaria “un’azione immediata contro le crescenti minacce che pesano sui nostri oceani, i nostri mari e le nostre zone costiere”, hanno sostenuto all’unanimità gli Stati membri e per questo il Consiglio nelle sue conclusioni ha invitato la Commissione Ue a presentare opzioni strategiche per rispondere ai risultati allarmanti della nuova relazione speciale del gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) in materia di oceani e criosfera nell’era dei cambiamenti climatici.
Priorità di azione per proteggere i mari
Otto le richieste di intervento da parte del Consiglio europeo che emergono nel documento conclusivo:
- un utilizzo sostenibile delle risorse marine
- un’economia blu sostenibile e il ruolo dei settori economici connessi agli oceani, ai mari e alle coste, compresi la pesca, il trasporto marittimo e le energie rinnovabili offshore
- un maggiore coordinamento in materia di sicurezza marittima, compresa la cooperazione circumpolare in campo meteorologico e oceanografico
- la protezione dell’Artico, delle regioni ultraperiferiche e dei paesi e territori d’oltremare, data la loro particolare vulnerabilità ai cambiamenti climatici
- la riduzione dei rifiuti marini, compresi i rifiuti di plastica e le microplastiche
- la garanzia di oceani sani e resilienti
- la protezione della biodiversità degli ecosistemi marini e costieri vulnerabili
- l’intensificazione della ricerca e delle scienze oceaniche
Come stanno gli oceani
Secondo l’ultimo rapporto dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc), pubblicato questo autunno, ad oggi, gli oceani hanno assorbito oltre il 90 per cento del calore in eccesso presente nel sistema climatico. Entro il 2100, gli oceani assorbiranno da 2 a 4 volte più calore che tra il 1970 e oggi se il riscaldamento globale si limiterà a un incremento delle temperature di 2°C, per arrivare a 5-7 volte di più se si supererà la soglia dei 2°C.
Le ondate di calore marine sono raddoppiate di frequenza dal 1982 e stanno aumentando di intensità, ma si prevede nei prossimi anni un ulteriore incremento della frequenza, della durata, dell’estensione e dell’intensità. Con l’innalzamento delle temperature di 2°C la loro frequenza sarà 20 volte superiore rispetto ai livelli preindustriali, per arrivare a 50 volte di più se le emissioni continueranno ad aumentare.
A partire dagli anni ’80, gli oceani hanno assorbito dal 20 al 30 per cento delle emissioni di anidride carbonica indotte dall’uomo provocando l’acidificazione degli oceani.
Il riscaldamento e l’acidificazione, la perdita di ossigeno e i cambiamenti nelle riserve di nutrienti stanno influendo negativamente sulla distribuzione e sull’abbondanza della vita marina nelle zone costiere, nell’oceano aperto e sui fondali marini con conseguenze pesanti sull’intero ecosistema.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le alluvioni in India e Bangladesh hanno colpito una delle aree più popolate al mondo. Le piogge torrenziali hanno fatto esondare i tanti fiumi di grande portata della zona. Si parla già di 3 milioni si persone colpite.
L’urgano Beryl è il più veloce ad aver raggiunto categoria 4 nella storia delle rilevazioni. Ha già colpito duramente molte isole caraibiche.
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.
Nel giorno del suo diploma Greta Thunberg ha partecipato al suo ultimo sciopero scolastico per il clima, là dove sono nati i Fridays for future.